Torino, muore donna incinta respinta dal confine di Bardonecchia
Un gruppo di migranti in marcia nella neve verso il confine francese
Ricoverata al Sant'Anna ha dato alla luce un bimbo di 700 grammi. I soccorritori: "Le autorità francesi sembrano aver dimenticato l'umanità"
Da Repubblica - 23 Marzo 2018
Incinta di poche settimane e con un grave linfoma, è stata respinta alla frontiera di Bardonecchia dalle autorità francesi e, dopo il parto cesareo, è morta all'ospedale Sant'Anna di
Torino. B.S., nigeriana di 31 anni, era stata soccorsa dai volontari di Rainbow4Africa. "Le autorità francesi sembrano avere dimenticato l'umanità", dice all'Ansa Paolo Narcisi, presidente dell'associazione che da dicembre ha aiutato un migliaio di migranti. La nascita del bimbo, 700 grammi, è un miracolo ed è gara solidarietà per aiutarlo.
Torino. B.S., nigeriana di 31 anni, era stata soccorsa dai volontari di Rainbow4Africa. "Le autorità francesi sembrano avere dimenticato l'umanità", dice all'Ansa Paolo Narcisi, presidente dell'associazione che da dicembre ha aiutato un migliaio di migranti. La nascita del bimbo, 700 grammi, è un miracolo ed è gara solidarietà per aiutarlo.
"I corrieri trattano meglio i loro pacchi", rincara la dose Narcisi, secondo cui respingere alla frontiera una donna incinta e malata "è un atto grave - dice ai microfoni del Tg3 - che va contro tutte le convenzioni internazionali e al buon senso, proprio come criminalizzare chi soccorre". E' dei giorni scorsi la notizia di una guida alpina francese che rischia una condanna fino a cinque per avere soccorso un'altra migrante incinta.
"Tutto questo è indice di una paura strisciante, ma non bisogna avere paura", aggiunge il presidente di Rainbow4Africa, che ha lanciato la campagna Facebook 'soccorrere non è un crimine'. "Un giorno potremmo esserci noi al loro posto...".
La nigeriana è stata ricoverata un mese al Sant'Anna di Torino, seguita dall'Ostetricia e Ginecologia diretta dalla professoressa Tullia Todros e dall'ematologia ospedaliera delle Molinette diretta dal dottor Umberto Vitolo. E' stata tenuta in vita il più possibile, per consentirle di portare avanti la gravidanza. Il neonato è ora ricoverato nella Terapia Neonatale del Sant'Anna, diretta dalla professoressa Enrica Bertino, assistito dal padre, anche lui respinto alla frontiera.
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