L'anniversario dell'uccisione di Marco Biagi è stata logicamente commemorata dalla borghesia e in particolare dal giornale, il Sole 24 Ore, su cui Biagi scriveva.
I lavoratori, le lavoratrici, i nuovi precari non hanno da "ricordare", le conseguenze del lavoro di Biagi per il capitale, sintetizzato nella "Legge Biagi", le portano ben impresse sulla "propria pelle"., nella propria vita e tanti anche nella distruzione e perdita della propria vita. E' la legge Biagi che aprì la strada criminale della estrema precarizzazione, flessibilità al servizio della massima produttività, dell'uso della forza-lavoro usa e getta, dei licenziamenti appena i lavoratori non servivano più, e del taglio dei costi del capitale, tra cui in primis i costi della sicurezza.
Noi abbiamo tanti, troppi anniversari dei "nostri" morti, uccisi dal "mandante" Biagi.
La sua legge è stata l'anticamera del jobs act come del recente "patto di fabbrica". E non è un caso che la principale sostenitrice del patto di fabbrica, Furlan/Cisl, su Sole 24 Ore di oggi dedica questo commento agli uomini del capitale (da Biagi, a D'Antone, a Tarantelli): "...La loro "utopia" è oggi la stessa sfida del "patto di fabbrica" siglato dai sindacati con la Confindustria per modernizzare il sistema produttivo. Un accordo davvero innovativo che è figlio e anzi attualizza molte delle idee di Biagi e Tarantelli...".
Nessun commento poteva essere più appropriato...
Qual'è stata l'opera di questo servo del capitale la riproponiamo, pubblicando la premessa all'analisi della Legge Biagi, che facemmo all'epoca - Chi vuole il dossier integrale, lo può richiedere a: pcro.red@gmail.com.
"Il significato della Legge Biagi è di tale portata e conseguenze che va oltre la questione economica. Essa, infatti, nel rideterminare il rapporto capitalista/lavoratore, diviene un'operazione complessiva politico-ideologica. Questa legge, dietro un insieme "arido" di articoli trasuda tutta la fatica,lo sfruttamento, il disprezzo dei diritti dei lavoratori, degli stessi lavoratori come persone, tutta la rapacità del capitalismo di spremere il massimo profitto col
minimo dei costi. Si può dire che dietro una legge come questa appare senza orpelli la realtà nuda e cruda, ineliminabile dell'antagonismo di classe, da un lato la classe dei padroni con le loro leggi, le loro istituzioni, che per lo "sviluppo" di un pugno di persone sta portando ad un moderno schiavismo gli operai, i lavoratori; dall'altra la classe dei proletari che per difendere un lavoro e un salario minimamente decente, per salvaguardare una vita dignitosa per sè e per le generazioni future non ha altra strada che liberarsi delle catene dei padroni e del loro sistema.
Davanti al capitalista oggi si apre un grande mercato in cui, al posto delle merci, vi è la merce particolare di cui parlava Marx, la forza-lavoro, i lavoratori; il capitalista va e può scegliere quale "acquisto" fare che più gli aggrada, che è più funzionale a realizzare il massimo profitto con il minimo dei costi; c'è solo l'imbarazzo della scelta: dal lavoro a chiamata a quello ripartito, ai contratti di inserimento, ecc. ecc.; il comitato d'affari della borghesia, il governo attraverso i suoi uomini più attenti alle esigenze capitaliste, ha studiato e cercato di dare le risposte ad ogni esigenza di sfruttamento della forza-lavoro.
Così è dentro la classe operaia, dentro i "garantiti" che avviene oggi quello che sempre Marx descriveva: l'uso dei disoccupati per ricattare e abbassare il salario operaio, per poter licenziare appena quella forza-lavoro non è più conveniente e sostituirla con quelli che bussano alle porte della fabbrica. Oggi la Legge Biagi mostra che questo processo di ricatto, pressione avviene all'interno stesso dei lavoratori; il capitale sviluppa la concorrenza tra gli stessi lavoratori, usa una parte dei lavoratori contro un'altra per abbassare il salario prima dei "garantiti", poi in generale.
Il capitale sta portando al limite più basso il salario operaio, allargando la parte di tempo di lavoro in cui l'operaio lavora gratis per il profitto del capitalista.
Questo avviene anche attraverso l'azzeramento di garanzie nei contratti di lavoro che i lavoratori si erano conquistati negli anni, portando all'estremo limite la precarizzazione e la frammentazione del lavoro dipendente, anticamera del "contratto individuale" padrone-operaio, che accelererà ulteriormente il fenomeno, già sotto i nostri occhi, del crollo del valore dei salari e della diffusione dei cosiddetti "working poor", gli operai ridotti alla fame, i nuovi poveri della società imperialista, dagli Usa all'Italia, che non sono più quelli che non trovano lavoro, che non hanno un salario, ma quelli che lavorano, che portano a casa un salario ogni mese, questi oggi devono rinunciare anche al necessario per vivere.
La Legge Biagi nel legalizzare questo processo, mostra in modo esemplare, la vecchia ma sempre confermata "banalità", lo Stato, il governo, il parlamento sono al servizio dei padroni".
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