martedì 20 marzo 2018

pc 20 marzo - Operai in lotta alla Raffineria Eni di Gela

Per una ventina di giorni gli operai dell’indotto hanno bloccato gli ingressi dello stabilimento mettendo in ginocchio la multinazionale della raffinazione del petrolio e adesso sono tornati in presidio permanente
Nella città che è stata nelle mani del Movimento 5 Stelle (il sindaco Messinese si è sganciato dal Movimento e adesso è un ex; la sua giunta non avendo più una maggioranza è appesa ad un filo) e che in queste elezioni ha di nuovo fatto il pieno di voti, i problemi degli operai (e quelli della città) non possono certo essere risolti, come è stato dimostrato, anzi si approfondiscono sempre più. Uno di questi riguarda gli operai dell’Eni, appunto, e di quelli del suo indotto. In circa un centinaio, facendo presidi permanenti, per circa 20 giorni hanno bloccato gli ingressi perché in 36 sono stati licenziati dalla Turco Costruzioni dopo aver chiesto che venissero loro pagati gli stipendi che non percepivano da diversi mesi.
blocco ai tornelli dell'ingresso Eni

Le pressioni perché si togliessero i presidi sono state tante e da ogni parte, dalla Direzione dell’Eni
naturalmente che ha minacciato di bloccare ogni ammodernamento degli impianti e mandare tutti gli operai a casa, richiesta rilanciata dal quotidiano di Confindustria, Sole 24 Ore, che fa parlare il presidente di Sicindustria Caltanissetta, Rosario Amarù, e Leonardi Li Causi di Legacoop, e che hanno chiesto perfino l’intervento della Regione affinché mettesse in atto l’Accordo di programma, mentre la ditta Turco ha provato ad aggirare l’ostacolo usando il vecchio trucco di far entrare in fabbrica di nascosto altri operai provenienti da Siracusa!
Alla fine gli operai sono stati convinti a togliere i blocchi dopo un incontro in Prefettura tra tutti i sindacati e le controparti. Ne è venuto fuori un accordo che prevedeva per tutti i lavoratori il saldo del mese di novembre, una parte di cassa edile e la certezza del versamento dei contributi Inps ai fini pensionistici, come dicono alcuni sindacalisti. E in più la promessa che gli operai licenziati saranno ricollocati.
Ma subito dopo l’accordo, gli operai sono stati costretti a tornare a presidiare di nuovo l’ingresso Eni, “nonostante i sindacati di Cgil, Cisl, Uil e Ugl stiano monitorando l’intera vicenda, insieme agli imprenditori di Sicindustria e Legacoop” come dice il Quotidiano di Gela, insomma perché nonostante tutte queste rassicurazioni la situazione non si è ancora sbloccata! “Fidarsi è bene, non fidarsi è meglio” dice un vecchio proverbio. Questi operai stanno sperimentando ancora una volta quanto questo sia vero riguardo a chi in nome loro fa accordi con il padrone! Se gli operai vogliono la garanzia che i loro diritti vengano difesi fino in fondo, non possono continuare a dipendere dai sindacati confederali innanzi tutto, che hanno dimostrato fino all’inverosimile di essere legati agli interessi dei padroni, e sono costretti, quindi, a fare il passo necessario dell’autorganizzazione.

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