Nella città che è stata nelle mani del
Movimento 5 Stelle (il sindaco Messinese si è sganciato dal Movimento e adesso
è un ex; la sua giunta non avendo più una maggioranza è appesa ad un filo) e
che in queste elezioni ha di nuovo fatto il pieno di voti, i problemi degli operai (e quelli della città) non possono certo essere risolti, come è stato dimostrato, anzi si approfondiscono sempre più. Uno di
questi riguarda gli operai dell’Eni, appunto, e di quelli del suo indotto. In
circa un centinaio, facendo presidi permanenti, per circa 20 giorni hanno
bloccato gli ingressi perché in 36 sono stati licenziati dalla Turco
Costruzioni dopo aver chiesto che venissero loro pagati gli stipendi che non
percepivano da diversi mesi.
blocco ai tornelli dell'ingresso Eni
Le pressioni perché si togliessero i presidi sono state
tante e da ogni parte, dalla Direzione dell’Eni
naturalmente che ha minacciato di bloccare ogni ammodernamento degli impianti e mandare tutti gli operai a casa, richiesta rilanciata dal quotidiano di Confindustria, Sole 24 Ore, che fa parlare il presidente di Sicindustria Caltanissetta, Rosario Amarù, e Leonardi Li Causi di Legacoop, e che hanno chiesto perfino l’intervento della Regione affinché mettesse in atto l’Accordo di programma, mentre la ditta Turco ha provato ad aggirare l’ostacolo usando il vecchio trucco di far entrare in fabbrica di nascosto altri operai provenienti da Siracusa!
naturalmente che ha minacciato di bloccare ogni ammodernamento degli impianti e mandare tutti gli operai a casa, richiesta rilanciata dal quotidiano di Confindustria, Sole 24 Ore, che fa parlare il presidente di Sicindustria Caltanissetta, Rosario Amarù, e Leonardi Li Causi di Legacoop, e che hanno chiesto perfino l’intervento della Regione affinché mettesse in atto l’Accordo di programma, mentre la ditta Turco ha provato ad aggirare l’ostacolo usando il vecchio trucco di far entrare in fabbrica di nascosto altri operai provenienti da Siracusa!
Alla fine gli operai sono stati convinti a togliere i
blocchi dopo un incontro in Prefettura tra tutti i sindacati e le controparti. Ne
è venuto fuori un accordo che prevedeva per tutti i lavoratori il
saldo del mese di novembre, una parte di cassa edile e la certezza del
versamento dei contributi Inps ai fini pensionistici, come dicono alcuni
sindacalisti. E in più la promessa che gli operai licenziati saranno ricollocati.
Ma subito dopo l’accordo, gli operai
sono stati costretti a tornare a presidiare di nuovo l’ingresso Eni, “nonostante
i sindacati di Cgil, Cisl, Uil e Ugl stiano monitorando l’intera vicenda,
insieme agli imprenditori di Sicindustria e Legacoop” come dice il Quotidiano di Gela, insomma
perché nonostante tutte queste rassicurazioni la situazione non si è ancora
sbloccata! “Fidarsi è bene, non fidarsi è meglio” dice un vecchio proverbio. Questi
operai stanno sperimentando ancora una volta quanto questo sia vero riguardo a chi
in nome loro fa accordi con il padrone! Se gli operai vogliono la garanzia che
i loro diritti vengano difesi fino in fondo, non possono continuare a dipendere
dai sindacati confederali innanzi tutto, che hanno dimostrato fino all’inverosimile
di essere legati agli interessi dei padroni, e sono costretti, quindi, a fare il
passo necessario dell’autorganizzazione.
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