venerdì 23 marzo 2018

pc 23 marzo - Cagliari. Sit in alla Rai per la libertà di espressione e di parola - proletari comunisti aderisce e sottoscrive l'appello


Il Coordinamento Antifascista di Cagliari, il Cagliari Social Forum, I Cobas Scuola e l’ USB, con le altre associazioni, gruppi e persone, promuovono questa iniziativa pubblica per dare seguito a quanto concordato durante l’ Assemblea cittadina del 9 marzo: Sit in da tenere oggi a partire dalle ore 17.00 davanti alla sede RAI in Viale Bonaria a Cagliari
Per dire che non saranno le larvate e melliflue intimidazioni ugielline e di altre sigle sindacali a farci arretrare nel denunciare le varie forme di repressione, che gli apparati dello stato mettono in atto, a farci retrocedere dal denunciarle quando esse si verificano, mentre la stampa, tutta la stampa che conta, continua il linciaggio mediatico nei confronti di chi osa dissentire.
Per affermare il diritto alla libertà di espressione e di parola che le organizzazioni fascio leghiste hanno preso d’assalto snaturandone completamente il significato: libertà di
espressione non significa veicolare discorsi fondati sull’odio razziale, sull’indicazione delle categorie sociali più deboli come capro espiatorio della crisi, sul sessismo e sulla fobia del diverso. Libertà d’espressione significa ribaltare il destino delle vittime create dai discorsi xenofobi – razzisti – sessisti e riaffermare l’illegittimità di tali discorsi. Che sia la Costituzione a vietarli è la conseguenza di un processo storico che non va dimenticato e che ha fatto toccare con mano il baratro del nazifascismo, fondato sulla discriminazione per razza, sangue, genere, nazionalità.
Sono molti anni che organizzazioni neofasciste vengono incoraggiate e allevate da poteri collocati in alto, le si vede manifestare in piazza circondate da cordoni di forza pubblica piazzati in loro difesa. Il discorso fascista viene contrabbandato come diritto di espressione, mentre è la negazione del diritto all’espressione, in quanto fondato sulla discriminazione. Discriminazione che ha già portato paura, odio e sangue, come ci hanno mostrato i fatti di cronaca, creando vittime intorno alle quali non c’è stata la necessaria indignazione del potere politico, e su cui la giustizia si è mossa come fossero delitti di ordinaria amministrazione. Chi ha ammazzato uno straniero senza altro motivo che l’odio razziale, non è stato considerato un terrorista, pur avendo compiuto un crimine che intende chiaramente incutere paura su chi è più indifeso, e stravolgere il comune senso di umanità.
Ora in questo clima di sovvertimento e negazione dei valori della società aperta, coloro che gridano l’allarme e si dichiarano antifascisti vengono visti come scalmanati pericolosi, da circondare di polizia in tenuta antisommossa, mentre un perverso perbenismo delle forze politiche, magistratura, istituzioni, stampa, si affretta a garantire campo libero a organizzazioni neofasciste: casapound, forza nuova e partiti e formazioni politiche espressamente razziste, xenofobe e giustizialiste.
A pagare le conseguenze di questo sono le antifasciste e gli antifascisti, che manifestano per affermare i principi costituzionali, ma che proprio per questo vengono visti come sovversivi, in ambienti che a quei principi hanno voltato le spalle e che sono sempre più intrisi di parole d’ordine di destra profonda.
Così contro i/le manifestanti antifascisti si scatenano campagne mediatiche tese a criminalizzarne e volgarizzarne i contenuti, alla caccia di episodi subito classificati come violenti e antidemocratici, spesso sulla base di dispacci di agenzia , di veline o di informazioni raccolte in rete.
Il caso di Lavinia Flavia Cassaro è stato amplificato e si è accesa la volontà di indagare sulla sua vita, soprattutto tramite i social, per cercare qualsiasi dettaglio che confermasse il marchio svalutativo che le è stato impresso. Un trattamento del genere è in agguato dietro l’angolo contro ogni manifestante antifascista e rappresenta una violazione radicale della privacy e della presunzione di innocenza. Ben diversa riguardo si riserva ai fascisti. Anche il nuovo CCNL del pubblico impiego e della scuola accentua la perdita di diritto alla privacy per andare verso un condizione in cui si deve subire l’umiliazione di dover eventualmente riferire al proprio superiore gerarchico di aver subito una querela o un denuncia e per quali motivi.
Qualunque manifestante antifascista avrebbe potuto subire un trattamento del genere.
Le forze dell’ordine si scatenano a protezione dei fascisti e dei razzisti con apparati repressivi degni dei peggiori regimi autoritari, bloccando i manifestanti , limitando i loro percorsi , caricando in tenuta antisommossa, spesso con lacrimogeni e con idranti, sempre con i manganelli.
A ciò fanno seguito procedimenti giudiziari quanto mai variegati e creativi, quali i decreti penali di condanna, sanzioni amministrative, fogli di via, arresti e processi tesi a scoraggiare le iniziative e colpire i singoli.
Ne pagano le conseguenze le lavoratrici e i lavoratori, pubblici e privati, i precari, gli studenti e tutti coloro che denunciano i diritti cancellati, l’annientamento dello stato sociale e l’impoverimento materiale e culturale.
Le loro manifestazioni non trovano spazio nell’informazione dei mass media, pensiamo alle manifestazioni e agli scioperi della sanità, del pubblico impiego, della scuola, delle innumerevoli forme di precariato, delle fabbriche dismesse o delocalizzate ecc. Anche in questo caso cariche violente della polizia e licenziamenti spesso derubricate dalla cronaca.
In Sardegna in particolare ne pagano le conseguenze i giovani , soprattutto loro, che manifestano contro le esercitazioni militari, le basi, le fabbriche di bombe.
Le loro manifestazioni sono un crescendo di limitazioni e repressione.
Ciò che è accaduto a Lavinia Flavia Cassaro non deve più ripetersi.
Ciascuno di noi ha il diritto di manifestare per affermare e difendere dei principi umani e costituzionali.
Ha il diritto a una vita che non sia solo quella lavorativa. Non devono essere ammesse inferenze fra il ruolo nel luogo di lavoro e la vita extralavorativa.
Ci chiediamo come mai non siano licenziate o sospese tutte quelle persone che invece, nell’ambito del loro ruolo istituzionale, istigano all’odio razziale, al fascismo,
al giustizialismo; tutte le persone nel loro ruolo di rappresentanti delle forze dell’ordine che si sono macchiati di crimini e abusi; tutti le persone che dal loro ruolo pubblico e istituzionale promuovono e attivano iniziative parafasciste, finanziano tali iniziative, ne fanno propaganda.
Coordinamento Antifascista Cagliari
Cobas Scuola Sardegna
Cagliari Social Forum
Unione Sindacale di Base

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