Poste. La rabbia che cova tra i postini
Il giorno 8 febbraio 2018 è stata firmata un’ipotesi di accordo tra
Poste Italiane e sei organizzazioni sindacali di categoria che prevede
il recapito a giorni alterni su tutto il territorio nazionale.
Il progetto, già partito in alcune località dopo un accordo del 2015,si è rivelato fallimentare ed ha sollevato varie proteste sia tra le realtà a difesa dei consumatori, sia delle amministrazioni ecc..
Nell’ambito del già previsto taglio di 9000 posti di lavoro nel recapito, certo non licenziamenti reali ma un notevole dimagrimento del settore ricorrendo a prepensionamenti e ricollocazione in altri settori dell’azienda, con questa riorganizzazione saranno tagliate oltre 4000 zone di recapito.
Al peggioramento del servizio offerto corrisponderà il peggioramento delle condizioni di lavoro per gli addetti al recapito con aumento dei carichi di lavoro ed orari peggiorativi.
I lavoratori del settore che saranno coinvolti da questa riorganizzazione non sono stati assolutamente coinvolti e numerose sono le proteste ed i segnali di aperto dissenso verso quanto i sindacati hanno ratificato. Per esempio a Firenze/Empoli oltre 150 portalettere hanno firmato un appello rivolto alle rsu affinchè non appongano la propria firma a tale accordo; a Torino e provincia alcuni delegati rsu cgil hanno pubblicamente espressa la propria contrarietà; numerosi sono i portalettere, in tutta Italia, che stanno facendo la disdetta della propria iscrizione dalle organizzazioni sindacali.; sempre a Firenze il consigliere comunale, Tommaso Grassi, ha fatto un’interrogazione comunale al riguardo ed il giorno 26 febbraio, in occasione del consiglio comunale si è svolto un presidio di protesta.
Può sembrare paradossale, ma non lo è affatto, ed il comportamento tenuto dalle organizzazioni sindacali in Poste è quanto avviene, spesso, in altre aziende, siano esse pubbliche o private, che l’azienda decida un piano di riorganizzazione, il settimo in 10 anni, che le organizzazioni sindacali firmino senza batter ciglio, e il tutto avvenga escludendo completamente i diretti interessati, cioè i lavoratori del recapito. Ci troviamo di fronte ad un vero e proprio furto di democrazia.
Siamo di fronte ad una vera e propria asimmetria, ad una falsificazione vera e propria della realtà: da una parte gli interessi aziendali, sostenuti dalle organizzazioni sindacali.; dall’altra i lavoratori che, nonostante le difficoltà conseguenti al non essere una categoria abituata a mobilitarsi ed al fatto di trovarsi contro non solo l’azienda ma anche le sei organizzazioni sindacali, si oppongono.
Quanta ipocrisia nelle parole ed in quanto sostengono i sindacalisti nello spacciare per soluzioni a problemi reali, quanto è fallito nei precedenti piani e sul fatto che non vi sono ricadute occupazionali.
Per cui la ferma e decisa contrarietà dei portalettere è sia sul merito dell’accordo che sul metodo portato avanti dalle organizzazioni sindacali.
* RSU Poste Italiane
Il progetto, già partito in alcune località dopo un accordo del 2015,si è rivelato fallimentare ed ha sollevato varie proteste sia tra le realtà a difesa dei consumatori, sia delle amministrazioni ecc..
Nell’ambito del già previsto taglio di 9000 posti di lavoro nel recapito, certo non licenziamenti reali ma un notevole dimagrimento del settore ricorrendo a prepensionamenti e ricollocazione in altri settori dell’azienda, con questa riorganizzazione saranno tagliate oltre 4000 zone di recapito.
Al peggioramento del servizio offerto corrisponderà il peggioramento delle condizioni di lavoro per gli addetti al recapito con aumento dei carichi di lavoro ed orari peggiorativi.
I lavoratori del settore che saranno coinvolti da questa riorganizzazione non sono stati assolutamente coinvolti e numerose sono le proteste ed i segnali di aperto dissenso verso quanto i sindacati hanno ratificato. Per esempio a Firenze/Empoli oltre 150 portalettere hanno firmato un appello rivolto alle rsu affinchè non appongano la propria firma a tale accordo; a Torino e provincia alcuni delegati rsu cgil hanno pubblicamente espressa la propria contrarietà; numerosi sono i portalettere, in tutta Italia, che stanno facendo la disdetta della propria iscrizione dalle organizzazioni sindacali.; sempre a Firenze il consigliere comunale, Tommaso Grassi, ha fatto un’interrogazione comunale al riguardo ed il giorno 26 febbraio, in occasione del consiglio comunale si è svolto un presidio di protesta.
Può sembrare paradossale, ma non lo è affatto, ed il comportamento tenuto dalle organizzazioni sindacali in Poste è quanto avviene, spesso, in altre aziende, siano esse pubbliche o private, che l’azienda decida un piano di riorganizzazione, il settimo in 10 anni, che le organizzazioni sindacali firmino senza batter ciglio, e il tutto avvenga escludendo completamente i diretti interessati, cioè i lavoratori del recapito. Ci troviamo di fronte ad un vero e proprio furto di democrazia.
Siamo di fronte ad una vera e propria asimmetria, ad una falsificazione vera e propria della realtà: da una parte gli interessi aziendali, sostenuti dalle organizzazioni sindacali.; dall’altra i lavoratori che, nonostante le difficoltà conseguenti al non essere una categoria abituata a mobilitarsi ed al fatto di trovarsi contro non solo l’azienda ma anche le sei organizzazioni sindacali, si oppongono.
Quanta ipocrisia nelle parole ed in quanto sostengono i sindacalisti nello spacciare per soluzioni a problemi reali, quanto è fallito nei precedenti piani e sul fatto che non vi sono ricadute occupazionali.
Per cui la ferma e decisa contrarietà dei portalettere è sia sul merito dell’accordo che sul metodo portato avanti dalle organizzazioni sindacali.
* RSU Poste Italiane
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