giovedì 30 marzo 2017

pc 30 marzo - Nuove violenze poliziesche e squadrismo padronale contro gli operai in lotta alla Coca Cola di Nogara

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Continua in modo sempre più aggressivo l’offensiva padronale nello stabilimento della Coca Cola di Nogara. Le guardie private usano pistole elettriche contro i lavoratori in lotta, le loro mogli, le loro madri, i loro figli.
Da settimane, a seguito dell’ennesimo cambio d’appalto del settore logistico, è in corso una mobilitazione dei lavoratori. In un sistema contorto di appalti e subappalti, l’ultimo subentrante consorzio ha privato i lavoratori dei diritti acquisiti, ha imposto il contratto a tutele crescenti e il licenziamento di quattordici lavoratori dichiarati in “esubero”, dodici dei quali, come recita il comunicato di Adl Cobas,“casualmente sono iscritti ad Adl Cobas e due di questi sono delegati sindacali”.
Quello di Nogara è lo stabilimento Coca Cola più grande d’Europa e la decisione da parte
del nuovo gestore in subappalto di assumere settantasette lavoratori stagionali non fa certo pensare a una situazione di difficoltà dell’azienda.
Nel frattempo, anche trenta dei settantasette nuovi assunti, avendo solidarizzato con i quattordici “proscritti” e non avendo accettato il ricatto imposto da consorzi e cooperative facenti parte del macchinoso sistema che favorisce la politica del ricatto e con essa delle peggiori misure antisindacali, hanno perso il lavoro. Così dal 28 marzo è ricominciato un presidio duro dei lavoratori, le cui attese di risposte da parte dell’azienda sono state disattese. Assieme alle loro famiglie, i lavoratori in lotta hanno occupato il piazzale interno dello stabilimento, mentre altri sono saliti sul tetto.
Oggi, 29 marzo, durante il presidio, donne e bambini presenti nel piazzale al fianco dei padri, dei figli e dei mariti in lotta, sono stati selvaggiamente picchiati dagli sgherri del capitale, armati di taser. Dalle testimonianze raccolte emerge la brutalità dell’aggressione in tutta la sua violenta dimensione: donne con le braccia bruciate dalla pistola elettrica; una bambina di tredici anni strappata dalle braccia della madre e svenuta perché colpita dal taser; una donna, al quarto mese di gravidanza, picchiata; lavoratori e sindacalisti contusi.
Quello che è accaduto oggi a Nogara è gravissimo: uno scenario di guerra di classe dall’alto che va ben oltre l’aggressione dei diritti sindacali dei lavoratori. D’altronde è fin troppo chiara la posta in gioco per i padroni. Rompere anche un solo anello della catena dello sfruttamento è troppo rischioso. Colpire duro i lavoratori e fare male: così si ricicla il capitale. Se la logistica rappresenta il punto nevralgico della distribuzione globalizzata, è qui che bisogna invece intensificare e sostenere la lotta, cercando di spezzare anche un solo anello nella filiera di subappalti, utili ai padroni per dividere il fronte dei lavoratori.

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