Trasferire CittàStudi nel sito
Expo? No grazie! – Aula piena per l’assemblea a Fisica
Venerdì ore 17, biciclettata da Piazza Leonardo Da Vinci a
Palazzo Marino per dire no al trasferimento di Città Studi.
“Non vedevo
quest’aula così piena da…”.
Questa la
frase che, invariabilmente, quasi tutte le persone ripetevano entrando
nell’Aula A del Dipartimento di Fisica ieri pomeriggio.
Poi ognuno
pescava nella sua memoria.
Qualcuno non
la vedeva così piena dai tempi dell’Onda…altri, più grandicelli, andavano
indietro addirittura ai ruggenti anni ‘70.
Che
l’assemblea contro lo spostamento di Città Studi nell’ex-sito Expo
sarebbe stata molto partecipata, in questo caldo mercoledì di fine Marzo, lo si
percepiva già nei minuti precedenti alle 14,30 quando gruppi di studenti e
lavoratori iniziavano a sedersi nella grande aula di Fisica.
La geometria
dell’assemblea andava poi costituendosi con gruppetti e singoli che si
spostavano in
continuazione nei capannelli tipici che precedono i momenti collettivi. Nella prima parte dell’assemblea, che ha visto la presenza di almeno duecentocinquanta persone tra cittadini e universitari, numerosi interventi studenti e ricercatori e di alcuni professori hanno evidenziato le criticità del progetto del trasferimento ad Expo. Un progetto che nasce esclusivamente dalla necessità di Governo e Comune di coprire il vergognoso buco di Arexpo, le cui aste sono andate sempre deserte e che non dà nessuna risposta alle esigenze dell’università e del quartiere. Non si può pesare di spostare un’università e 17.000 persone in mezzo a tre tangenziali solo perché c’è un luogo vuoto da riempire a Rho.
continuazione nei capannelli tipici che precedono i momenti collettivi. Nella prima parte dell’assemblea, che ha visto la presenza di almeno duecentocinquanta persone tra cittadini e universitari, numerosi interventi studenti e ricercatori e di alcuni professori hanno evidenziato le criticità del progetto del trasferimento ad Expo. Un progetto che nasce esclusivamente dalla necessità di Governo e Comune di coprire il vergognoso buco di Arexpo, le cui aste sono andate sempre deserte e che non dà nessuna risposta alle esigenze dell’università e del quartiere. Non si può pesare di spostare un’università e 17.000 persone in mezzo a tre tangenziali solo perché c’è un luogo vuoto da riempire a Rho.
Numerosi
interventi hanno rimarcato la necessità di un’espansione delle facoltà
scientifiche della Statale a Milano. E’ necessario che vengano stanziati
fondi per rilanciare l’Università a Città Studi e nei luoghi limitrofi nei
quali potrebbe espandersi come la zona Rubattino: caserma, scali ferroviari, ex
Innocenti. Non si può fare l’errore di pensare che chi si sta
organizzando per opporsi a questo folle trasferimento sia contrario a nuovi
poli di ricerca all’avanguardia, ma in tanti hanno evidenziato come l’interazione
tra l’università e il quartiere e tra l’Università e il Politecnico degli Studi
siano un elemento indispensabile per immaginare il futuro delle facoltà
scientifiche della Statale. Inoltre la partecipazione dell’Università a
Human Tecnopole, che sarebbe gestore del 75% degli spazi dell’Arexpo contro il
25% della Statale, pone l’istruzione pubblica universitaria e la ricerca in una
condizione di totale sudditanza rispetto a multinazionali e privati. Nella
seconda parte dell’Assemblea sono intervenute tutte le anime del quartiere
contrarie al trasferimento: dall’associazione ‘Che ne sarà di Cittastudi’, al
‘Progetto Lambrate’, al comitato Salviamo Cittàstudi fino all’ANPI Cittàstudi.
Probabilmente
non è stato un caso se il Corriere della Sera, da sempre impegnato in prima
fila nella promozione della nuova città vetrina, proprio ieri presentava un
gigantesco “spot pubblicitario” a favore del trasferimento di Città Studi in
cui il Rettore Vago sostiene che lo spostamento è “un’opportunità irripetibie”,
che “non esistono piani B”, che “l’ateneo non può indebitarsi”…e via di questo
passo. Quando però si parla concretamente di cosa dovrebbe arrivare in Città
Studi al posto delle facoltà trasferite…beh…le certezze del Magnifico si fanno
meno granitiche…subentrano mille condizionali…e il tutto si fa più…vago…
Riassumendo
quindi gli interventi di ieri il trasferimento a Rho risulta assolutamente
inutile e come ha sostenuto uno studente è stato “deciso da pochi,
imposto a tutti e utile per nessuno”. Assolutamente possibile invece un
piano B di investimenti per migliorare la qualità dei servizi e degli spazi
in una zona, quella di Milano Est, ancora piena di aree dismesse. Il
trasferimento nelle ex-aree di Expo, significherebbe una doppia speculazione:
la prima dove sorgeva l’Esposizione Universale e la seconda dove sorgeva Città
Studi. La proposta uscita dall’assemblea è quella di formare un unico
comitato che unisca le istanze di residenti a quelle degli studenti e che si
organizzerà per presentare un progetto alternativo allo spostamento a Rho.
Il primo appuntamento in cui il fronte della protesta si muoverà compatto sarà
la biciclettata di venerdì che partirà alle 17 da piazza Leonardo Da Vinci per
raggiungere Palazzo Marino dove si terrà la seconda seduta della commissione
(dopo il clima frizzante di settimana scorsa) per discutere di Città Studi.
NO ALLO
SPOSTAMENTO DI CITTASTUDI
PERCHE’ NO?
Questa
vicenda comincia con le aste sui terreni di Expo andate deserte e con la
necessità del governo di coprire il buco di Expo. Nonostante le critiche e le
pressioni ricevute dai cittadini, ad oggi non esiste nessun piano su cosa
diventerà Città Studi dopo lo spostamento. Anche per quanto riguarda l’area di
Rho emergono tante contraddizioni: non è chiaro in che modo potranno interagire
università, aziende e IIT che si spartiranno la zona, non esiste un progetto
per le persone che lavorano e studiano in università. Trasferire la Statale non
è solo questione di spazi! Le principali motivazioni che ci portano a dire di
no:
– Mancato
coinvolgimento: Quella che inizialmente era una proposta è diventata decisione inamovibile
senza nessun tipo di coinvolgimento di studenti, lavoratori dell’università e
abitanti del quartiere.
– Assenza di
visione: Dopo mesi che se ne parla non sono ancora uscite proposte credibili e
concrete che tengono in conto le esigenze dell’università. – Soldi sottratti
alla ricerca: La Statale riceverà un decimo dei fondi rispetto all’IIT. Parte
di questi soldi verranno sottratti dal fondo per la ricerca e utilizzati per
edilizia.
– Manca
spazio: Lo spazio dedicato alla Statale a Rho conta 100000 mq a fronte dei
250000 mq presenti a Città Studi. Già è stato anticipato che i laboratori
andranno condivisi fra i diversi gruppi di ricerca.
– Governo
dei privati: Una sola cosa è certa: grandi multinazionali del farmaco e
biomediche sono protagoniste. Ci aspettiamo che tutta la ricerca che non ha
direttamente a che fare con gli interessi di queste grandi aziende sarà
fortemente penalizzata considerando il fatto che Unimi si dovrà indebitare per
lo spostamento.
–
Desertificazione: La presenza dei poli universitari nella città genera
dinamismo nei quartieri, con lo sposamento delle facoltà scientifiche della
statale verrà desertificato uno dei quartieri più giovani e vitali.
LE NOSTRE
PROPOSTE
–
CittàStudi: Annullare il progetto di Human Technopole e spostare tutti gli
investimenti per rinnovare CittàStudi per trasformarla in un polo scientifico
d’avanguardia. Non vogliamo solo che si ristrutturino gli edifici e i
laboratori, ma un piano di rilancio dei dipartimenti scientifici che pongano la
didattica e la ricerca in Unimi al centro.
– Città e
quartiere: Sogniamo un campus aperto che interagisce con la città e le dà vita.
Ci proponiamo di costruire un progetto su CittàStudi che non coinvolga soltanto
gli studenti e i lavoratori dell’università, ma che sia rivolto a tutto il
quartiere di Lambrate-CittàStudi.
– Diritti:
Nessuna riqualificazione e rinnovamento dell’università può prescindere dal
garantire una serie di diritti a partire dall’accessibilità del polo (mobilità
per i pendolari e diritto allo studio), passando dalla calmierazione degli
affitti per gli studenti, fino al diritto a non spendere le proprie giornate
sotto la tangenziale Ovest nei terreni di Expo.
– Apertura
serale dell’università: E’ inconcepibile che uno dei poli universitari più
grandi d’Europa rimanga chiuso alla sera. L’università dovrebbe aprirsi sia a
chi ha necessità di spazi per studiare sia per ospitare eventi culturali che
interessano anche alla cittadinanza. Ovviamente ciò non sarebbe possibile a
Rho.
– Lavoro:
Per rilanciare i dipartimenti di Unimi servono nuove assunzioni di ricercatori
e borse di dottorato e postdoc. In questo modo si riuscirebbe anche a sfruttare
meglio i fondi europei per la ricerca. Tutto ciò lo possiamo riassumere nel
diritto all’università. Costruiamo fin da subito un fronte comune per
rilanciare CittàStudi e costruire un’università diversa!
iLight
Nessun commento:
Posta un commento