Decreto Minniti. La politica della Paura e della Sicurezza
In questi
giorni è in approvazione al Parlamento il decreto firmato dal nuovo Ministro
della Sicurezza e della Paura del Governo italiano, Marco Minniti. Il decreto
d’urgenza, l’ennesimo sul tema della sicurezza e dell’ordine, per stessa
ammissione degli estensori risponde alla tremenda percezione di insicurezza che
attanaglia il popolo italiano. Tale percezione, nonostante la diminuzione di
oltre il 10% dei reati specifici in Italia nel 2016, anima e coinvolge partiti e
giornalacci, comitatini antidegrado e gruppuscoli fascisti, tutti pronti a
gridare all’emergenza ed alla paura per qualunque cosa, tanto da far pensare che
vi sia, forse, un pochino di strumentalità in questo gridare. Emergenza
immigrazione, emergenza terrorismo, black bloc e centri sociali, ma anche
emergenza morbillo,
emergenza meningite, emergenza buche in terra, emergenza
bullismo ed emergenza droghe, e potremmo continuare a lungo. Si sta affermando,
nei fatti, la società dell’emergenza, della paura e, quindi, della sicurezza, di
cui anche questo ennesimo decreto si fa strumento. Lo stato ed il settore
pubblico, messe da parte qualsiasi possibilità di intervento sociale, occupano
gli spazi dell'azione penale. Per governare le contraddizioni che l'attacco alle
condizioni di vita popolari generano, si rafforza l'azione repressiva. Lo Stato
Sociale si trasforma in Stato Penale.
Questo decreto, da una parte dà il via
a disposizioni legislative razziste e classiste, dall’altro dà una
risposta ed
un indirizzo di carattere ideologico e culturale, certificando quindi lo “stato
di emergenza” permanente, di fronte al quale tutti dobbiamo chinare la testa ed
ubbidire. Il decreto introduce alcuni pericolosi dispositivi: uno è sicuramente
legato ai poteri ed al ruolo dei sindaci e dei rappresentati pubblici in
generale; anche il sindaco diventa tutore dell’ordine, compiendo ancora un passo
nella direzione già intrapresa in questo come in altri settori: i comitati per
l’ordine, il preside sceriffo, i dipendenti di cooperative come guardie per gli
immigrati o vigili urbani e controllori degli autobus usati come forze
repressive. Quindi, sindaci privati da anni di poteri reali sulle loro comunità
cui vengono tagliati fondi su fondi dalle scuole alle strade, diventano
improvvisamente tutori dell’ordine, ritrovando un ruolo nella repressione e
nell’esercizio delle azioni penali. Non dovrebbe sfuggire a nessuno la
pericolosità di tale impostazione ideologica, lasciando a rappresentanti del
popolo la gestione della giustizia.
Altro elemento che viene introdotto è
il cosiddetto DASPO. Potremmo dire, mutuando dagli stadi, PIU’ DASPI PER TUTTI.
Daspi cittadini, di quartiere, di piazza, daspi dallo stadio per chi manifesta e
dalle manifestazioni per chi va allo stadio, si ribadisce la possibilità di
allontanare gli indesiderati, i non conformi, dando vita ad ulteriori processi
di marginalizzazione. Daspi ai pericolosi barboni ed agli immigrati molesti, e
poi basta con questi spacciatori nelle scuole. Anche in questo caso si rafforza
un meccanismo ormai già in atto, che rappresenta un forte elemento
discriminatorio e completamente discrezionale, dando il potere ad alcuni di
vietare strade o città solo in base ad uno stile di vita o….ad un orientamento
ideologico. Lo stesso orientamento di cui ha parlato il questore di Roma,
motivando il fermo di oltre 120 persone il 25 marzo, impedite di recarsi al
corteo, fogli di via per decine, controlli repressivi, proprio per la loro
appartenenza ideologica.
Quello che riteniamo sia elemento centrale di
questo ennesimo decreto è proprio il suo carattere populista, ideologico e di
valenza simbolica, rappresentata politicamente dal Partito Democratico, il
partito che più di ogni altro ha agito nei fatti nelle limitazioni costanti
delle libertà politiche e sociali da 20 anni a questa parte. Un partito cui
tocca rispondere allo stesso clima di emergenza che contribuisce a creare, in un
circolo vizioso che alimenta razzismo e odio sociale. Ne è degno esempio, oltre
a Minniti, anche il nostro mediocre sindaco Nardella, tra i fautori del decreto,
che ha fatto della demagogia il suo metro di comportamento, inneggiando ai nuovi
superpoteri che vengono concessi ai superuomini come lui. Il sindaco di Firenze,
parvenu di Renzi, nella città che doveva esserne la vetrina, si distingue per le
sue sparate populiste e razziste, come quella sulle case popolari da non dare ai
(troppi, a detta sua..) immigrati, o per le sue foto mentre sposta le transenne
dalle strade.
Come detto questo decreto è solo l’ultimo della serie: da
anni il daspo viene applicato negli stadi con la più totale discrezionalità, i
cani nelle scuole alla caccia di studenti sono quotidiani, i divieti di
organizzare assemblea in scuole ed università anche, che ormai piene di
vigilantes, telecamere e tornelli somigliano più a caserme che a luoghi pubblici
di crescita a formazioni, le manifestazioni sono vietate o allontanate dai
centri storici, e diventano momenti buoni per schedature di massa ormai
legittimate, come la delazione durante i cortei, le nostre strade e piazze sono
invase da militari con mitra a tracolla (che tutto fanno tranne che far stare
sereni), non abbiamo più spazi e possibilità di azione politica, e tra poco ci
arriveranno anche i DASPO dai nostri stessi spazi.
Di fronte a questo, ed
all’ennesimo attacco ideologico, stare zitti e non rispondere rappresenta un
ulteriore passo indietro. Non lamentiamo una demcrazia che non c'è mai stata,
non facciamo la tirata sui diritti ma crediamo che come compagni/e, come
movimento, come centri sociali e militanti antagonisti, sia necessario
ricostruire anche sull'impegno contro la repressione un piano di informazione
indipendente e di iniziativa comune che possa rappresentare una risposta
politica ed un riferimento culturale, che provi a incidere davvero per bloccare
i piccoli e grandi ingranaggi della società della paura, del controllo e della
repressione.
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