Partecipate e fate girare.
GIOVEDI 6 APRILE ORE 21,00
redazione
di Proletari comunisti
Edizioni
“La città del sole”
presso la
LIBRERIA COMUNARDI
via BOGINO 2/b
TORINO
Intervengono i curatori del
libro
In occasione della presentazione del
libro ricorderemo l'editore Sergio Manes de “La citta del sole” che ci ha
lasciato la settimana scorsa e parleremo delle iniziative unitarie editoriali e
pubbliche per il centenario della rivoluzione di ottobre. Tutti gli interessati
sono invitati a partecipare.
Gli autori del libro
INTRODUZIONE
Il 50° della Rivoluzione culturale proletaria in Cina offre
l'opportunità per il movimento operaio e comunista di riflettere sul significato
storico e sugli splendori e limiti di questa grande esperienza che ha
caratterizzato la fase finale della vita del grande dirigente del movimento
comunista internazionale, Mao Tse Tung e della fase socialista della
Cina.
La Rivoluzione culturale proletaria (RCP) è stato il tentativo
delle masse giovanili, proletarie e contadine e di larga parte dei quadri del
Partito Comunista Cinese di rivitalizzare il
socialismo e cercare di impedire che la Cina procedesse lungo la strada della restaurazione capitalistica già avvenuta nell'Unione sovietica come effetto lungo del XX congresso – di cui ricorre anche il 60° anniversario.
socialismo e cercare di impedire che la Cina procedesse lungo la strada della restaurazione capitalistica già avvenuta nell'Unione sovietica come effetto lungo del XX congresso – di cui ricorre anche il 60° anniversario.
La RCP cinese rappresenta il nuovo tentativo di assalto al cielo
prodotto dalle masse nella fase del socialismo e il primo organico tentativo di
un'uscita a sinistra dalla crisi del socialismo dopo l'affermarsi del
revisionismo in Russia.
Riparlarne a cinquant'anni di distanza ci sembra essenziale per
tutti coloro che mantengono ferma e chiara la prospettiva storica del socialismo
come società di transizione verso il comunismo, realizzabile solo su scala
mondiale.
La RCP è l'esperienza storica di milioni di giovani che affermano
uno slogan in sintonia con l'intera ribellione della gioventù degli anni '60.
“E' giusto ribellarsi”, dalle Guardie rosse dilaga in tutto il mondo e in
particolare nei paesi occidentali, fondendosi con l'opposizione alla guerra del
Vietnam, al maggio francese, al biennio rosso italiano del 68/69,
ecc.
La Comune di Shanghai afferma il principio che nel socialismo
fondamentale è che la classe operaia deve dirigere tutto. Così come si afferma
in quegli anni la linea di sviluppare la produzione e continuare la rivoluzione,
con una rinnovata critica per imporre il primato degli interessi popolari e il
controllo effettivo di contenuti e metodi nella produzione per il
socialismo.
Centrale in questa esperienza è però il problema del potere
socialista.
La necessità di ridare vita ad organismi di potere dal basso, a
comitati rivoluzionari, la necessità che il proletariato e le masse popolari si
impadroniscano in maniera sempre più concreta e creativa della sfera della
sovrastruttura (cultura, arte, scuola, educazione, mezzi di comunicazione di
massa, indagine scientifica); la necessità che nelle fabbriche venga attaccata
la divisione del lavoro, il dominio dei tecnici sui meccanismi di produzione e
che la classe operaia anche nel campo della produzione metta la politica e i
suoi interessi strategici come punti di riferimento; la necessità che il Partito
comunista abbia un ruolo dirigente nello Stato di dittatura del proletariato e
nella transizione comunista e che questo è possibile solo se riesce a portare
avanti una lotta continuata e senza quartiere agli elementi della burocrazia, ai
privilegi dei nuovi 'mandarini' o della nuova 'borghesia rossa', che trovano
fondamento nella continuità dell'esistenza delle classi e strati nella società
socialista che portano a deviazioni e degenerazioni che mettono a rischio la
costruzione del socialismo.
Straordinario fu l'impatto della RCP nello sviluppo del nuovo
internazionalismo.
Il 50° è l'opportunità per tornare a riflettere su tutti questi
temi, nelle fabbriche, nelle università, nei centri di aggregazione del
movimento di lotta e tra gli intellettuali che restino tuttora sul terreno della
scienza rivoluzionaria e della critica radicale all'odierna società
imperialista.
E' per tornare a discutere di questo che serviva un primo libro
agile che riassume, usando testi cinesi, i punti caratterizzanti degli anni
iniziali della RCP, dal 1966 al 1968, principalmente.
Compatibilmente con le esigenze editoriali e gli interessi
che possono suscitare, pensiamo ad ulteriori volumi e opuscoli che permettano di
comprendere gli anni precedenti la Rivoluzione Culturale: il grande dibattito e
la grande polemica che attraversò il movimento comunista internazionale negli
anni che vanno dal '56 al '66; un approccio documentario e critico sulle
esperienze concrete della Rivoluzione Culturale Proletaria in materia di
fabbriche, scuole, campagne; una riflessione sulle vicende legate alla Comune di
Shanghai; e, infine, una analisi critica a più voci su limiti ed errori di
questa esperienza che possano servire a sintetizzarla come bilancio e patrimonio
dell'intero movimento comunista internazionale.Il 50° della Rivoluzione
culturale proletaria in Cina offre l'opportunità per il movimento operaio e
comunista di riflettere sul significato storico e sugli splendori e limiti di
questa grande esperienza che ha caratterizzato la fase finale della vita del
grande dirigente del movimento comunista internazionale, di Mao Tse Tung e della
fase socialista della Cina.
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