Il ministro del Petrolio «rassicura». Ma stringe la mano a Eni e Edison
30 mar 2017
Al Molla da Ravenna annuncia una visita della Procura di Roma al Cairo i primi di aprile, mentre al-Sisi incontra di nuovo Descalzi. Per le aziende energetiche italiane, il paese nordafricano è una miniera d’oro
di Chiara Cruciati – Il Manifesto
Roma, 30 marzo 2017, Nena News – «Faremo ciò che serve. [L’Egitto] non mollerà finché il caso non sarà risolto». Parola del ministro egiziano del Petrolio Tarek al Molla. Dell’omicidio di Giulio Regeni, il ministro ha parlato ieri a Ravenna, a margine della conferenza Offshore Mediterranean.
«L’attenzione del governo sul caso Regeni è al livello massimo – ha continuato – Sono stati fatti grandi progressi con la collaborazione tra la procura italiana e l’Egitto. È prevista una visita in Egitto a inizio aprile da parte italiana per finalizzare la consegna dei documenti richiesti». Ovvero i verbali di dieci funzionari
di vario livello della National Security, chiesti da piazzale Clodio con una rogatoria a metà marzo.
Nulla di nuovo sotto il sole delle dichiarazioni governative. Stavolta però a parlare è il rappresentante degli interessi egiziani in campo energetico, l’uomo che tiene i contatti con i colossi internazionali.
A partire dall’Eni, primo produttore in Egitto il cui ruolo si è arricchito ulteriormente a seguito della scoperta del super giacimento sottomarino di Zohr. Ed infatti al Molla tiene a precisare che i rapporti con il cane a sei zampe non subiranno alcun danno a causa del caso Regeni. Dissipa dubbi che non esistevano: nonostante il ritrovamento del corpo martoriato di Giulio e i palesi depistaggi di Stato, i rapporti commerciali tra Italia e Egitto non sono stati scalfiti. Soprattutto in campo energetico.
A Ravenna al Molla ha incontrato Marc Benayoun, l’ad dell’italiana Edison che sta esplorando i giacimenti offshore di Abu Qir, sul Delta del Nilo, e costruendo una nuova centrale elettrica che sfrutterà il gas del bacino, che ha una capacità produttiva di 13 milioni di metri cubi di gas al giorno. Un investimento da 100 milioni di euro a cui si aggiunge lo sfruttamento del 60% del giacimento di West Waidi el Rayan, il 20% di quello di Rosetta e il più recente (con un accordo siglato a gennaio) per l’esplorazione di Notheast Habi, per altri 86 miliardi di dollari.
Martedì il presidente al-Sisi ha invece incontrato al Cairo gli amministratori delegati dei Eni, Bp e Rosneft, le tre aziende partner del giacimento Zohr. Meeting, quelli con Descalzi, sempre più frequenti e che vanno a cementare un rapporto di interesse che il caso di Giulio non metterà in discussione.
Durante l’ultimo incontro Descalzi, riporta Agenzia Nova, ha confermato che le attività di perforazione sono in corso e che la produzione comincerà entro la fine del 2017. Una produzione che l’Eni stima in 850 miliardi di metri cubi di gas e che sono parte di ricchezze tanto grandi da fare dell’Egitto l’ago della bilancia energetica nella regione e nel Mediterraneo.
Lo sa bene il ministro del Petrolio che, a nome del governo golpista al-Sisi, stringe mani e accordi che radicano l’impunità di un paese che ha messo in piedi un regime ancora più brutale della precedente dittatura: «L’Egitto ha le chiavi del futuro del gas nel Mediterraneo orientale», ha detto al Molla ricordando il ruolo di snodo rivestito dall’Egitto per il commercio via mare dal Golfo, via Suez, oltre all’esistenza di infrastrutture («Impianti di petrolio e gas, raffinerie, unità di rigassificazione e stoccaggio») che ne fanno un naturale hub energetico regionale.
Una miniera d’oro per le aziende già presenti con svariate ramificazioni, a partire proprio dalle italiane Eni e Edison: nel 2016 il cane a sei zampe ha investito nel paese nordafricano 2,7 miliardi di dollari e ha siglato a fine dicembre altri due accordi per i giacimenti offshore di North el Hammad e North Ras el Esh, confermandosi primo produttore in Egitto con 230mila barili al giorno e 14 miliardi di dollari di investimento totale.
A un anno e due mesi dalla scomparsa di Giulio, senza alcuna verità, risuonano le parole che l’allora premier Renzi dedicò al presidente al-Sisi in occasione della prima visita ufficiale del generale in un paese Ue: l’Egitto è «un’area straordinaria di opportunità». Un business tanto esplosivo da oscurare le condizioni di vita del popolo egiziano, soffocato da fame e repressione.
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