#3Dic, in corteo a Roma: fermiamo il Jobs Act!
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Oggi con il voto di fiducia al Senato si conclude l'iter di approvazione del Jobs Act, che sancirà definitivamente lo smantellamento di ogni forma di tutela o diritto sul lavoro, spianando la strada a precarietà selvaggia e sfruttamento per fette sempre più ampie di lavoratori.
Da questa mattina a Roma studenti, precari, movimenti per il diritto all'abitare si stanno mobilitando per raggiungere il Senato e femare l'approvazione del Jobs Act. Un corteo si è mosso dal Colosseo risalendo da via dei Fori Imperiali e raggiungere Sant'Andrea della Valle dove si trova il Senato. Cortei spontanei sono partiti anche dalle diverse scuole superiori che in questi giorni sono state occupate contro "la buona scuola" e il Jobs Act.
Intorno alle 13 la manifestazione ha raggiunto il Senato, che è stato bersagliato con un lancio di uova. Poco dopo la polizia, che da questa mattina sta militarizzando la capitale, ha bloccato e chiuso il corteo su largo Argentina. I manifestanti hanno tentato di forzare il blocco, ricevendo una carica della polizia.
(da contropiano)
Oggi in Senato il governo chiede di votare la fiducia – praticamente una delega in bianco – al Jobs Act. Si tratta della destrutturazione più profonda delle tutele sul lavoro che un governo abbia realizzato negli ultimi venti anni. Ci avevano provato i governi della destra senza riuscirci, ci avevano provato i governi di centro-sinistra ma fino ad un certo punto, ci avevano provato i governi “tecnici” imposti dagli apparanti dirigenti di Bruxelles e Francoforte e adesso vogliono tutto.
Approvare questo provvedimento rade a zero le tutele minime di chi ancora ha un lavoro contrattualizzato a livello nazionale e spiana la strada per l’abbassamento generale dei diritti di tutti i lavoratori, precari o stabili che siano, giovani o vecchi. Ma soprattutto spiana la strada alla fine dei contratti nazionali per separare i lavoratori ognuno nella propria azienda senza più elementi comuni che li rendono più forti sul piano collettivo. Tutto questo era scritto nero su bianco nella lettera del 5 agosto 2011 vergata dai governatori della Banca Centrale Europea, Trichet e Draghi, e che si è configurata come il diktat intorno al quale si sono conformate le misure adottate dai governi Berlusconi, Monti, Letta ed infine Renzi.
Oggi in Senato il governo chiede di votare la fiducia – praticamente una delega in bianco – al Jobs Act. Si tratta della destrutturazione più profonda delle tutele sul lavoro che un governo abbia realizzato negli ultimi venti anni. Ci avevano provato i governi della destra senza riuscirci, ci avevano provato i governi di centro-sinistra ma fino ad un certo punto, ci avevano provato i governi “tecnici” imposti dagli apparanti dirigenti di Bruxelles e Francoforte e adesso vogliono tutto.
Approvare questo provvedimento rade a zero le tutele minime di chi ancora ha un lavoro contrattualizzato a livello nazionale e spiana la strada per l’abbassamento generale dei diritti di tutti i lavoratori, precari o stabili che siano, giovani o vecchi. Ma soprattutto spiana la strada alla fine dei contratti nazionali per separare i lavoratori ognuno nella propria azienda senza più elementi comuni che li rendono più forti sul piano collettivo. Tutto questo era scritto nero su bianco nella lettera del 5 agosto 2011 vergata dai governatori della Banca Centrale Europea, Trichet e Draghi, e che si è configurata come il diktat intorno al quale si sono conformate le misure adottate dai governi Berlusconi, Monti, Letta ed infine Renzi.
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