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editoriale
Sulla frenesia di Modi e su un anniversario
Modi ha fama di essere un maniaco del
lavoro. Lo ha dimostrato, e anche qualcosa di più. Non c’è mai
stata un’apertura del paese all’imperialismo tanto sistematica,
rapida e ampia come quella che si è vista nei pochi mesi da quando è
in carica. Difesa, assicurazione, risorse naturali - tutto è in
vendita. Il nostro uomo ha fretta. Questa svendita all’ingrosso è
spacciata come la via per fare dell’India un paese forte.
Si potrebbe supporre che ciò richieda
lo sviluppo delle capacità del suo popolo, l’uso delle proprie
risorse per diventare autosufficienti. Modi e i suoi mentori del RSS
hanno un’idea completamente diversa. Per loro, ‘fare l’India’
è ‘fare in India’, è l’invito, a tutti gli imperialisti e a
chiunque abbia capitale, a venire in India, sfruttarne la manodopera
e saccheggiarne le risorse. Niente potrebbe mostrare il carattere
compradore del Sangh Parivar, la vacuità del suo nazionalismo,
meglio di questo slogan. Sarebbero lieti di vendere al miglior
offerente anche il loro Bharat Mata.
Il loro aggressivo fascismo braminico
hindu serve a questo scopo. Propaga uno sconcio sciovinismo per
nascondere la realtà della dipendenza, dividere il popolo e
attaccare tutti quelli che resistono.
Se l’estremismo del Sangh Parivar
sono peculiari di questa forma, la dipendenza dall’imperialismo e
il privilegio dell’induismo brahminico sono tratti comuni a tutti i
settori delle classi dominanti indiane. La risoluzione della
situazione del paese si trova e va ricercata al di fuori del loro
sistema.
È qui che entra in gioco la seconda
parte del nostro titolo, l’anniversario. Si riferisce al 10°
anniversario del PCI (Maoista). È un’occasione importante. Segna
un decennio dalla formazione di un centro dirigente unico della
rivoluzione indiana, attraverso la fusione delle sue due principali
correnti.
La rivoluzione di nuova democrazia
diretta da questo partito, portata avanti attraverso la guerra
popolare di lunga durata condotta dal People’s Liberation Guerrilla
Army (PLGA), è l’unica via d’uscita per l’India.
Il futuro a cui mira si va già
concretizzando nella nuova società e nel nuovo stato in costruzione
nelle basi guerrigliere dell’India centrale e orientale.
Un futuro in cui il popolo è padrone
del proprio destino, di tutto ciò che lo circonda e delle ricche
risorse della sua terra. È qualcosa che si può realmente dire che
si sta realizzando in India, grazie al sangue e alle lacrime della
suo popolo.
Non c’è da stupirsi, quindi, se
questa rivoluzione diventa la più grande minaccia per le classi
dirigenti indiani e gli imperialisti. Modi comincia da dove la
“guerra al popolo” di Manmohan Singh era arrivata, oggi con più
brutalità, accompagnata dal fascismo del Sangh Parivar. Le sue vere
intenzioni sono oggi più palesi - 27 battaglioni di para-militari
vengono inviati nel solo Chhattisgarh, per distruggere il potere
popolare e il PLGA, per assicurarsi che tutti gli ostacoli al
saccheggio delle risorse vengano rimossi.
Dobbiamo difendere e rafforzare questa
rivoluzione, dobbiamo difendere e rafforzare il partito che la
dirige.
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