Reportage sulla lotta delle lavoratrici nella fabbrica della Jay Ushin Ltd a Manesar
Nel numero di ottobre di Majdoor Samachar c’è un rche dal 12 a al 24 settembre hanno fermato la produzione nella fabbrica della Jay Ushin.
Nella fabbrica della Jay Ushin Ltd, nel Plot 4, Settore 3, della zona industriale di Manesar, lavorano 390 lavoratrici nel reparto set di blocco, 350 nel reparto interruttori, 50 nel reparto blocchi a quattro ruote, e 25 nello stampaggio. Oltre alle 815 lavoratrici ci sono anche 300 lavoratori. Tra il 12 e il 23 settembre, la direzione, intimorita e agitata, è riuscita a fare entrare in fabbrica solo 170 lavoratrici. Solo dopo aver fatto tutte le concessioni richieste, il 24 settembre l’azienda ha ottenuto che tutti i lavoratori, donne e uomini, che per 12 giorni avevano presidiato l’ingresso dell’impianto, riprendessero la produzione.
Naturalmente, mentre erano ancora fuori, le due parti si sono trovate spesso faccia a faccia. Anche dopo il ritorno in fabbrica, le due parti sono rimaste ben distinte, anche se 3 di quelli che all’inizio erano alla testa della lotta si sono ritirati. Un dirigente gira in fabbrica con la pistola. Per fermare i lavoratori che vanno in bagno, hanno messo un supervisore all’ingresso. Un po’ prima della fine del turno, un capo arriva e sorveglia gli spogliatoi. Ai 170 rimasti in fabbrica durante lo sciopero è stato vietato di parlare con chi è rimasto fuori. Il 22 settembre, durante il turno 14.00 -22.00, un lavoratore quando è stato informato della malattia della madre. Dopo aver avvisato il direttore, ha lasciato la fabbrica alle 16:00. Il giorno dopo non è stata preso al lavoro. Per ottenerne il reintegro, il 29 settembre i lavoratori sono andati in gruppo all’ufficio del personale ma gli è stato detto che il direttore rifiutava. I lavoratori sono ritornati il 30 settembre, il primo e il 2 ottobre, ma ancora la direzione non ne ha voluto sapere. I capi hanno detto: se volete, potete andare via anche voi … …
Il 27 settembre, quando gli operai hanno preteso il pagamento del lavoro straordinario fatto durante tra l1 e l’11 settembre, i capi hanno detto: prima gridate slogan contro, ora lo pretendete. I lavoratori si sono ancora riuniti e sono andati altre 4 o 5 volte in massa dal padrone prima di ottenere il pagamento degli straordinari. Alle lavoratrici sono stati pagati al doppio della paga normale, ai lavoratori un po’ di meno, rispettivamente 55 e 40-46 rupie all’ora.
Il 7 ottobre ancora non erano stati pagati i salari di settembre. Il 10 ottobre I lavoratori sono andati in massa all’ufficio personale. I capi hanno risposto sprezzanti che, prima o poi, gli avrebbero dato la paga. A che i lavoratori hanno risposto, e solo allora avrete il lavoro fatto da noi. I capi allora si sono spaventati, hanno chiamato i titolari il giorno dopo è iniziato il pagamento del salario.
Un capo ha intimato a una lavoratrice di non tenere riunioni, ché avrebbe potuto essere licenziata in qualsiasi momento. La lavoratrice allora lo ha sfidato a licenziarla, a che il capo l’ha portata all’ufficio personale per un richiamo, perché parlava troppo. Chiedendo “Perché?”, la lavoratrice ha detto che la bocca è fatta per parlare, per parlare contro ciò che è sbagliato. “Lavora in silenzio o vattene” le hanno detto minacciosi. In risposta la lavoratrice ha detto: “non lavoreremo mai più sotto minaccia”. Questo ha impressionato i capi. La lavoratrice è stata spostata dal suo reparto.
La fabbrica funziona da 10 anni, nei quali l’azienda non ha mai pagato i premi come da contratto. Un altro dei risultati della fermata del lavoro a settembre è stato che tutti i lavoratori hanno ricevuto il loro bonus prima della festa del Diwali.
Il 19 ottobre, domenica, si è lavorato, in cambio di una giornata libera il 22. Era stato che il 21 ottobre alle 3 del pomeriggio ci sarebbe stata una cerimonia aziendale, con musica, danze, rinfresco, e distribuzione di regali. Era stato detto anche di indossare in fabbrica il salwar kamiz (l’abito della festa, ndt) ma il 21 molte indossavano un semplice sari (il vestito di tutti i giorni, ndt). Fin dal mattino si è lavorato solo a parole, e alle 13 la fabbrica era completamente ferma. Tra capi e lavoratori sono volate parole grosse e alle 14 l’azienda ha esposto l’avviso che il 22 ottobre sarebbe stata una normale giornata di lavoro. I lavoratori hanno strappato l’avviso e sono andati in massa all’ufficio personale, reclamando i regali promessi. I capi, innervositi, hanno detto che i regali non erano arrivati, che sarebbero arrivati l’indomani, “lavorate fino alle 13 del 22 e vi sarà pagato lo straordinario per l’intera giornata”. Non c’è stata nessuna cerimonia aziendale, anche il 22 ottobre sono andate in fabbrica in sari, hanno preso i regali e sono uscite.
Dopo le vacanze per il Diwali, la fabbrica ha riaperto il 27 ottobre. Tutto è andato come al solito per l’intera giornata. Poco prima della fine del turno, è arrivato il capo e ha iniziato a rimproverare le lavoratrici che erano già andate negli spogliatoi. Le lavoratrici hanno protestato. Il giorno dopo, 28 ottobre, a 3 lavoratrici non è stato permesso di rientrare in fabbrica. Avete causato una perdita di 60 milioni di rupie, hanno detto, non potete più lavorare qui dentro. Per protesta, i lavoratori hanno fermato la produzione fino alle 11. Il 29 ottobre, per una di queste 3 operaie il bus aziendale non si è fermato a Rewari, la seconda è stata fatta scendere a Kosli, e la terza è stata fatta scendere a Pataudi Chowk. Da quando alle tre operaie è stato impedito di entrare in fabbrica, tutti i giorni i lavoratori vanno in gruppo all’ufficio personale. Da 28ottobre al 1 ° novembre i lavoratori si sono riuniti e sono andati in massa dai capi della fabbrica. I capi: “non riprenderemo quelle tre, se volete, potete andarvene anche voi... addirittura, per impedire ai lavoratori di parlare tra loro coi telefoni cellulari, l’azienda ha installato in fabbrica un disturbatore di frequenza.
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Dall'appello degli operai della Maruti-Suzuki
......portare avanti la nostra lotta ed esigere giustizia per tutti i 147 arrestati
Facciamo appello a tutte le forze e individui che stanno
dalla parte dei lavoratori a dare forza e portare avanti la lotta per ottenere
giustizia e mettere fine al regime di sfruttamento e di repressione contro
lavoratori e quelli che ci difendono.
Comitato di lavoro provvisorio Maruti Suzuki Workers Union
IMT Manesar, Gurgaon
info slaicobasta@gmail.com
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