Questo testo nasce a commento di due degli interventi fatti al Convegno dell'11 ottobre a
Roma delle donne curde, di Havin Guneser, giornalista e portavoce
dell’Iniziativa Internazionale ‘Libertà per Abdullah Öcalan –
Pace in Kurdistan’ e di Dilar Dirik (Ricercatrice Università di
Cambridge).
Sono interventi importanti che spiegano
bene quali analisi, quale politica, quali principi vi siano dietro il
ruolo, l'organizzazione molto avanzata delle donne e combattenti
curde facenti riferimento al PKK. Il primo intervento, in
particolare, è una sorta di “manifesto” del pensiero che ispira
la lotta delle donne curde, espressione delle teorie di Ocalan del
PKK.
Diciamo subito che noi consideriamo
queste teorie di Ocalan anti mlm, democratico-libertarie.
Pertanto, il rispetto profondo che
abbiamo nei confronti della battaglia che il PKK sta portando avanti
e del ruolo fondamentale in questa battaglia delle donne a tutti i
livelli: militare, politico, ideologico, di realizzazione sul campo
di una nuova società (Rojava) che pone al centro non solo idealmente
ma praticamente con concrete misure la questione della liberazione
delle donne; proprio questo rispetto e solidarietà non ci può
esimere dall'esprimere chiaramente le nostre divergenze profonde,
strategiche rispetto alle analisi e teorie di Ocalan e delle
rappresentanti delle combattenti curde che ad esse si rifanno.
Chiaramente possiamo anche capire - e qui sarebbero
soprattutto i nostri partiti fratelli turchi/curdi maoisti che
possono aiutarci nel comprendere bene - le ragioni storiche, legate
alla realtà del kurdistan, alla condizione coloniale/feudale in cui
il popolo e le donne in particolare sono tenute, a come nei decenni
si è manifestato lo scontro per la liberazione del popolo curdo, di
queste teorie di Ocalan.
Chiaramente si tratta di tesi non banali, che
possono sicuramente affascinare, soprattutto i movimenti femministi,
ecologisti, libertari, ecc., e che, quindi, non vanno criticate con
superficialità.
Nello stesso tempo sembra che la pratica, la
battaglia che stanno portando avanti eroicamente a Kobane in questa
fase, così come la realizzazione di una nuovo ordine sociale a
Rojava con l'applicazione del principio della libertà, con misure
concrete per affermare il ruolo discriminate e dirigente delle donne
in tutti gli aspetti economico, politici, ideologico, siano molto
meglio e sono nella pratica anche diverse dalle teorie di Ocalan.
Questo è un aspetto importante.
Ma, ripetiamo, i comunisti mlm non si nascondono,
dicono chiaramente ciò su cui sono d'accordo e ciò su cui non sono
d'accordo. Noi, poi, siamo leninisti e con Lenin sappiamo quanto sia
importante la lotta/critica verso altre tendenze, e che
l'affermazione in teoria e in pratica del mlm è sempre in stretto
legame con un lavoro di distinzione dalle altre teorie.
Infine, voglio sottolineare positivamente il legame
organico, molto evidenziato dalle compagne curde, tra
movimento/organizzazione delle donne e Partito, in cui
l'organizzazione delle donne è frutto dell'applicazione della linea,
strategia, concezione del partito di cui le compagne sono parte
determinante. Questo “metodo”, nel senso non banale ma leninista
del termine, che è, questo sì, il metodo del mlm, e del nostro
partito in particolare, della nostra concezione e pratica di partito
comunista di tipo nuovo, e che noi portiamo coerentemente in Italia e
a livello internazionale, deve essere da noi valorizzato nel
movimento delle donne, femminista in Italia per combattere, criticare
le concezioni anti partito fortemente presenti.
In questa sede, ci limitiamo a tracciare brevemente
alcune questioni – sicuramente da approfondire.
*****
DAGLI STRALCI DEGLI INTERVENTI (in
corsivo):
Curde:
“Le aspirazioni di libertà del popolo curdo, ma
specialmente quelle delle donne curde... aprirono la strada al fatto
le donne avessero un ruolo enorme. Quindi nonostante il fatto che
all’inizio la lotta delle donne all’interno del PKK non
trascendesse i confini della vecchia sinistra, non poteva neanche
essere contenuta in essi. Qui il ruolo di Öcalan è importante sia
come stratega, che come leader politico del movimento curdo. Non
ignorava la schiavitù delle donne, né il loro desiderio di lotta
per la libertà. Lui, nonostante le reazioni negative di alcuni
componenti maschi dell’organizzazione, aprì spazi politici,
sociali, culturali, ideologici e organizzativi per le donne. Lo fece
con grande convinzione...”
PC:
Questo chiaramente è un grande merito di Ocalan, soprattutto se si
tiene conto di una condizione di forti presenze feudali, che avevano
e hanno nella donna la loro manifestazione più brutale.
Curde:
“(ma) già si incontrava il primo problema.
Arrivare e unirsi a un movimento rivoluzionario, non bastava a
superare le caratteristiche consolidate derivanti dalle strutture
colonialiste e feudali. Iniziarono a emergere problemi, in
particolare nell’approccio nei confronti delle donne c’era un
tentativo di riprodurre ruoli tradizionali nelle forze di guerriglia
e nelle strutture di partito. C’erano donne che accettavano la
riproduzione di questi ruoli e c’erano anche donne che la
rifiutavano...”
PC:
Per noi, per i partiti mlm – che chiamiamo di tipo
nuovo – per le comuniste rivoluzionarie maoiste, questa realtà non
è nuova. L'abbiamo vista agente in Perù, in Nepal, oggi in India
nelle guerre popolari. E i maoisti hanno affrontato da tempo questa
realtà, in pratica e in teoria.
Mao Tse Tung teorizza, con Chang Ching,
la “rivoluzione nella rivoluzione”, che soprattutto le donne
nella Rivoluzione Culturale hanno impugnato, per portare la
rivoluzione nel campo della sovrastruttura e all'interno del partito
e nella società. E' la Cina della Repubblica popolare che porta le
donne con i “piedi fasciati” ad essere l'altra metà del cielo in
tutto. E' durante la rivoluzione culturale proletaria che si
affrontano in termini ultramoderni, anche per l'oggi, i problemi
della violenza e oppressione nelle famiglie, degli stupri,
dell'aborto, ecc.
In Perù prima e in Nepal durante la
guerra popolare si è praticata questa lotta e si è teorizzata. Il
nostro partito nello “scoprire” il “movimento femminista
proletario rivoluzionario” si è ispirato molto alle teorie e
all'azione del Pcp come del PCNm. La ex comunista Parvati aveva ben
analizzato nei suoi scritti e spiegato il perchè dei “ruoli
tradizionali nelle forze di guerriglia e nelle strutture di partito”,
come l'accettazione anche da
parte di compagne di ruoli subordinati nel partito, nell'esercito
popolare, nella guerra popolare, e non si era limitata a questo ma ne
aveva fatto una lotta che aveva portato a trasformazioni profonde.
Quindi, è l'arma
teorica e pratica del marxismo-leninismo-maoismo e la sua
impugnazione creativa alla realtà odierna che, sulla base anche di
un bilancio delle esperienze precedenti, permette di porre,
dall'India (dove molto più che il 50% delle donne dirige la guerra
popolare, l'EPL, ecc.) al nostro partito in Italia, in termini nuovi
e alti la questione del ruolo delle donne e della centralità in seno
al partito e nella lotta rivoluzionaria di questa lotta ideologica,
politica, pratica per un partito comunista di tipo nuovo e per
l'affermazione agente della “rivoluzione nella rivoluzione”
Curde:
“Öcalan iniziò a parlare di un nuovo concetto:
uccidere il maschio dominante. Da quel momento la lotta di
liberazione delle donne diventò più radicale. Iniziarono a parlare
di staccarsi dalla mentalità dominante della modernità,
psicologicamente e culturalmente. Ma parlavano anche di un progetto
in parallelo per trasformare i maschi. A questo scopo la formazione
degli uomini era fatta dalle donne...”.
PC:
Ma Ocalan, in questa
battaglia, si stacca dal materialismo storico dialettico e si
avvicina all'idealismo. La questione non è il sistema sociale, di
classe dominante, ma il “maschio dominante”, facendo
un'operazione di rovesciamento tra struttura e sovrastruttura;
sostituendo la lotta contro il sistema che produce la mentalità
dominante, alla lotta alla mentalità dominante.
Curde:
“L’uomo è un sistema. L’uomo è diventato
Stato e ha trasformato questo nella cultura dominante. Oppressione di
classe e di genere si sviluppano insieme; la mascolinità ha prodotto
il genere che comanda, la classe che comanda e lo stato che comanda.
Se il maschio viene analizzato in questo contesto, è chiaro che la
mascolinità deve essere uccisa. In effetti, uccidere il maschio
dominante è il principio fondamentale del socialismo”.
PC:
Noi parliamo di
intreccio tra oppressione di classe e di genere. Ma Ocalan pur
dicendo che vanno insieme, poi si “scorda” dell'oppressione di
classe. Anzi, fa di peggio: l'ideologia (la mascolinità)
ha prodotto il “genere che comanda”
e lo Stato. Quindi l'uomo non la classe è diventata Stato.
Da qui la conclusione è
inevitabile: non bisogna rovesciare lo Stato e il sistema capitalista
dominante, ma “uccidere il maschio dominante”...
e questo viene spacciato per “il principio fondamentale
del socialismo”. Ma di quale
socialismo?
Curde:
“Nonostante il fatto che il PKK non fosse più la
vecchia sinistra, era incapace di trovare una soluzione che rompesse
completamente con il socialismo reale e quindi con la modernità
capitalista. Si può definire il periodo tra il 1993 e il 2003 il
periodo di transizione per costruire un’alternativa alla modernità
capitalista. Il materiale teorico disponibile, esperienze passate di
vari altri movimenti, il femminismo e l’esperienza dello stesso PKK
portarono il movimento a concludere che la schiavitù delle donne
costituiva la vera base di ogni successiva riduzione in schiavitù,
così come di tutti i problemi sociali...”
PC:
La netta impressione
è che qui Ocalan chiami in realtà “socialismo reale” il potere
ripreso e restaurato dalla borghesia sconfitta attraverso una
controrivoluzione che rovescia il socialismo, pur usando per molto
tempo ancora la definizione di paese “socialista” (vedi in
Russia, in parte nei paesi dell'Est, in Cina). L'unica alternativa
alla “modernità capitalista” (termine questo non corretto, che
oggettivamente pone la lotta su un terreno sovrastrutturale, di
costume, quasi religioso) è il socialismo e, nei paesi oppressi
dall'imperialismo, la Nuova Democrazia come tappa per il socialismo.
Certo, nelle esperienze del movimento comunista, vi sono stati
profondi errori, sconfitte, ma proprio queste sconfitte hanno portato
in Cina a non fermarsi, a dare l'assalto al cielo con la rivoluzione
culturale nel campo della sovrastruttura, delle idee di oppressione
che permangono, di cui la punta di iceberg sono le concezioni di
sottomissione verso le donne.
Ma il bilancio
anche doloroso di queste esperienze storiche che deve portare a
trovare anche nuove strade nulla ha a che fare con le analisi di
Ocalan, che portano inevitabilmente nelle braccia dei dissacratori
del socialismo.
Andando
avanti. E' pregno di idealismo affermare che “la
schiavitù delle donne costituiva la vera base di ogni successiva
riduzione in schiavitù, così come di tutti i problemi sociali...”,
se questo:
a) non lo si
inquadra nel processo storico dell'umanità descritto da Engels ne
“L'origine della famiglia, della proprietà privata e dello Stato”
che spiega come il primo soggetto oppresso è la donna, e che la
prima divisione del lavoro è stata verso le donne; b) oscura la vera
causa dei problemi sociali: la proprietà privata, lo sfruttamento,
il rapporto capitale-lavoro, il dominio dell'imperialismo..
Curde:
“Così iniziò a distinguersi dai
marxisti-leninisti classici. Si distingueva nel modo in cui iniziava
a vedere l’apparato statale, uno strumento di potere e di
sfruttamento che non è necessario per la continuazione della vita
umana e naturale”.
PC:
Ocalan in effetti si allontana dal marxismo-leninismo e abbraccia
teorie democratico-libertarie.
Viene denunciato lo “Stato” tout
court, quindi non solo lo Stato borghese, dei regimi servi
dell'imperialismo, ma ogni Stato, quindi anche lo Stato socialista,
assolutamente necessario per un determinato periodo - fino al
comunismo in cui non ci sarà più bisogno dello Stato - come ci
spiegano Marx, Lenin (in 'Stato e rivoluzione') per organizzare le
strutture popolari del nuovo potere, per difendere il nuovo potere
proletario e impedire la restaurazione da parte della classe
sconfitta, per avviare il percorso di eliminazione delle classi,
delle divisioni in classi e ogni forma residua di oppressione
sociale, cultura, ideologica, in primis il “maschilismo” verso le
donne, che permane per molto tempo anche dopo la rivoluzione e che
necessita di una lotta organizzata e di misure concrete che solo uno
Stato socialista può fare.
Marx dice: “A me non
appartiene né il merito di aver scoperto l'esistenza delle classi
nella società moderna né quello di aver scoperto la lotta tra di
esse. [...] Quel che io ho fatto di nuovo è stato di dimostrare: 1.
che l'esistenza delle classi
è soltanto legata a determinate fasi di
sviluppo storico della produzione; 2. che la
lotta di classe necessariamente conduce alla
dittatura del proletariato; 3. che questa
dittatura stessa costituisce soltanto il passaggio alla soppressione
di tutte le classi e a una società
senza classi.”.
Negare
lo Stato socialista, è negare la dittatura del proletariato e quindi
la possibilità del passaggio al comunismo, la "società senza
classi".
E'
la dittatura del proletariato con la ricchezza dell'esperienza
avanzata della rivoluzione culturale proletaria che può "esaltare"
il nuovo ruolo delle donne, dare "potere" e porre anche
misure nuove per sconfiggere i forti residui di maschilismo che
restano (in Italia negli anni '70, la più importante tendenza
maoista – il PcmlI – ha ad un certo punto teorizzato un periodo
di "dittatura al femminile").
Detto
questo, chiediamo: quanto succede a Rojava, le misure, i
provvedimenti organizzativi, pratici che vigono e che permettono un
ruolo paritario delle donne, non sono frutto di un'organizzazione
della società, che chiamiamo Stato, chiaramente totalmente opposto
allo Stato borghese o dei regimi feudali/semifeudali, perchè basato
sugli organismi popolari, su norme e criteri di funzionamento che
esaltano la partecipazione organizzata dei proletari e delle masse
popolari?
Curde:
“In terzo luogo cambiò anche la sua percezione
della violenza rivoluzionaria e alla fine venne formulata come
autodifesa”.
PC:
Questo è
effettivamente anti mlm. Sia Marx, che Lenin, che Mao hanno si può
dire fatto “l'elogio” della violenza rivoluzionaria; perchè essa
è necessaria per opporsi e vincere sulla violenza reazionaria
dell'imperialismo e degli Stati oppressori; in questo senso la
violenza rivoluzionaria è l'unico modo per produrre una società
senza violenza. Marx
nel 1° libro de Il Capitale scrive: "La violenza è la
levatrice di ogni società antica, gravida di una nuova società".
Mao Tze Tung dice: "il potere proviene dalla canna del fucile"
e "la guerra può essere abolita solo mediante la guerra".
Nei
fatti, e per fortuna, le combattenti e i combattenti kurdi a kobane
stanno esercitando la “violenza rivoluzionaria”; ma se
malauguratamente venisse concepita solo come “autodifesa”
porterebbe prima o poi alla sconfitta.
Marx
ed Engels dissero che la Comune di Parigi era stata sconfitta perchè
non aveva saputo usare fino in fondo la violenza rivoluzionaria.
Curde:
“Öcalan stabilì che la schiavitù delle donne
era stata perpetuata su tre livelli nel corso di cinquemila anni: per
prima c’è la costruzione della schiavitù ideologica; poi la
questione dell’uso della forza; infine c’è l’esclusione
dall’economia...”.
PC:
Anche qui
nell'analisi storica Ocalan usa l'idealismo e non il materialismo
storico, attraverso un vero e proprio rovesciamento della stessa
storia, che mostra invece che prima vi è stata l'esclusione delle
donne dall'economia relegandole all'”economia della casa”, quindi
l'uso della forza e la schiavitù ideologica. Senza la divisione del
lavoro e la proprietà privata non ci sarebbero state le basi per la
schiavitù ideologica.
Curde:
“Senza capire come la mascolinità è stata
formata socialmente, non si può analizzare l’istituzione dello
stato e quindi non si è in grado di definire in modo accurato la
cultura della guerra e del potere connesse all’essere uno stato.
Questo è qualcosa che dobbiamo sottolineare perché questo è quello
che ha aperto la strada al femminicidio e alla colonizzazione e allo
sfruttamento dei popoli.... Il capitalismo e lo stato-nazione sono
analizzati per rappresentare il maschio dominante nella sua forma più
istituzionalizzata... Per dirlo succintamente, il capitalismo e lo
stato-nazione sono il monopolio del maschio tirannico e
sfruttatore...”.
PC:
Ancora
un rovesciamento. Sarebbe la “mascolinità”, la “cultura della
guerra e del potere” che determinano lo Stato come dittatura della
borghesia e non esattamente l'inverso. Quindi se lo Stato è il
“maschio dominante” non c'è bisogno di abbattere lo Stato
borghese, basta “uccidere il maschio dominante”; così, se il
capitalismo è il “monopolio del maschio tirannico e sfruttatore”,
non c'è bisogno di rovesciare il capitalismo, la proprietà
privata... (Basta mettere le donne a capo del capitalismo?...
permettete la battuta).
Siamo, purtroppo, nel pieno dell'idealismo: sarebbe la “mascolinità”,
cioè l'ideologia che porta alla colonizzazione, allo sfruttamento
dei popoli, al femminicidio, non il sistema capitalista, imperialista
che sfrutta, colonizza, rapina, opprime e crea un humus sempre più
barbaro che fa considerare normale il “femminicidio”. In questo
modo, se tanto mi dà tanto, non c'è molta differenza tra le teorie
di Ocalan e quelle di settori “democratici” della borghesia che
dicono che l'origine, il problema, lì dove si deve soprattutto
intervenire è nel campo culturale...
Noi pensiamo invece che la lotta contro il femminicidio e ogni
aspetto di oppressione delle donne deve andare e combattere le
ragioni sistemiche e strutturali di essi, affinando
contemporaneamente la lotta ad ogni aspetto dell'ideologia
borghese/feudal maschilista; questo spiega l'irresolvibilità
dell'oppressione delle donne in questo sistema, ma nello stesso tempo
la possibilità di mandare nel cimiero della storia queste ideologie
mortali una volta che la lotta rivoluzionaria, la continuazione della
rivoluzione in ogni campo demolisce le basi economiche, politiche su
cui si reggono tali ideologie.
Curde:
“Questo dipende dal fatto che la forma economica
e sociale capitalista non è una necessità storica, è una
costruzione forgiata attraverso un processo complesso. Religione e
filosofia sono state trasformate in nazionalismo, la divinità dello
stato-nazione. L’obiettivo principale di questa guerra ideologica è
di garantire il suo monopolio sul pensiero. Le sue armi principali
per raggiungerlo sono il religionismo, la discriminazione di genere e
lo scientismo come religione positivista”.
PC:
Ocalan abbandona
l'analisi storica e si affida alle “favole”. La “forma
economica e sociale capitalista” è stata una necessità storica.
Marx si rigirerebbe nella tomba a sentire le affermazioni di Ocalan.
Anzi, Marx ha definito la società borghese progressiva rispetto alla
società feudale e alla società schiavista, ecc, Perchè il
comunismo, diceva, non può essere il comunismo della distribuzione
egualitaria della miseria, ma della ricchezza sociale, dello sviluppo
delle forze produttive che solo il capitalismo poteva permettere –
fino, chiaramente ad un certo punto poi è il capitalismo stesso che
ha costruito le catene dello sviluppo delle forze produttive e che le
distrugge; ma nello stesso tempo è il capitalismo che ha costruito
il suo “becchino”, senza questo becchino, senza la lotta del
proletariato unita alla lotta dei popoli oppressi contro il
capitalismo e l'imperialismo, non vi sarebbe il socialismo.
Tutto
il resto che afferma Ocalan è vero, sempre chè non ci si allontana
totalmente dal sistema materiale economico che mantiene o partorisce
religione, filosofia, ecc.; e sempre chè finisca la frase
“L'obiettivo principale di questa guerra ideologica è di
garantire il suo monopolio sul pensiero”
dicendo che lo scopo di questo “monopolio sul pensiero”
è la difesa, perpetuazione
della sistema sociale, economico capitalista.
Curde:
“Senza egemonia ideologica, con la sola
oppressione politica e militare, sarebbe impossibile mantenere la
modernità...”
PC:
Questo da un lato è
vero - fermo restando che non è affatto scientifico parlare di
“modernità” - dall'altro sarebbe un'illusione pensare che la
lotta debba avvenire soprattutto sul piano dell'egemonia ideologica.
Curde:
“Per essere in grado di fermare la perpetuazione
del capitale e l’accumulazione di potere, così come la
riproduzione della gerarchia, c’è la necessità di creare
strutture per una società democratica, ecologica, basata sulla
liberazione di genere. Raggiungere questo smantellamento del potere e
della gerarchia è una necessità assoluta. Questo sistema sociale
della modernità democratica è il Confederalismo Democratico e
l’Autonomia Democratica. Questo sistema non è una formazione
alternativa dello stato, ma un’alternativa allo stato...”.
“Il PKK nonostante
venga definito “organizzazione separatista”, da tempo è andato
oltre i concetti di stato e nazionalismo e ora sostiene un progetto
di liberazione alternativo in forma di autonomia regionale e
autogoverno, il “confederalismo democratico”, basato su parità
di genere, ecologia e democrazia dal basso, messo in pratica
attraverso i consigli popolari...”
PC:
Noi parliamo di Stato di “nuova democrazia”, come
tappa verso il socialismo. Ma anche accettando il sistema sociale
indicato da Ocalan, ancora una volta ciò che è sbagliato è dire
che esso è un'alternativa allo Stato in sé, è un contro-Stato.
Diremmo, di buone speranze ma di sicuro schiacciamento da parte
dell'imperialismo e dei suoi regimi.
Lo Stato di “Nuova democrazia” nei
paesi oppressi dall'imperialismo, lo Stato “socialista” nei paesi
capitalisti e imperialisti, non è un “concetto” (come non
è un “concetto” lo Stato borghese), ma una necessità
storica, ampiamente dimostrata. Esso, certo, che si basa sulle
strutture popolari, ma costruisce una struttura nazionale, altrimenti
la restaurazione è sempre in agguato.
Curde:
“Il PKK sfida il patriarcato e pratica la
co-presidenza, che divide l’amministrazione in modo paritario tra
una donna e un uomo, dalla presidenza dei partiti fino ai consigli di
quartiere e ha quote di genere 50-50 a tutti i livelli delle
amministrazioni. Queste politiche sono meccanismi per garantire la
rappresentanza delle donne in tutti gli ambiti della vita, consigli,
accademie, partiti e cooperative, oltre alla decostruzione
patriarcato a livello teorico, mirano a dare significato a questa
rappresentanza... Le sue leggi mirano a democratizzare la famiglia e
a eliminare la discriminazione di genere. Uomini che usano violenza
contro le donne non possono far parte dell’amministrazione. Uno dei
primi atti di governo è stato di mettere fuori legge matrimoni
forzati, violenza domestica, delitto d’onore, poligamia, matrimoni
con bambine, prezzo della sposa e scambio di spose. Le
amministrazioni dei partiti, dei comuni, i consigli e comitati sono
gestiti da una donna e un uomo, co-presidenti che condividono
l’incarico...”.
PC:
Come dicevamo prima,
la realtà è meglio delle “teorie”. Quanto succede a Rojava
(giustissimo, ma non nuovo, basta conoscere quanto accadeva durante
la rivoluzione culturale in Cina, ma andando a tempi più recenti,
vedere quello che accadeva nelle Basi rosse del Nepal, prima del
tradimento della guerra popolare da parte di Prachanda; o quello che
accade nelle zone sotto il controllo della guerra popolare in
India...) è frutto di un'organizzazione che puoi anche non chiamarla
statale, ma è statale, c'è il potere politico del governo che fa le
leggi; c'è una struttura di amministrazione; c'è un esercito
popolare...
MC
proletari comunisti - PCm Italia
30 novembre 2014
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