mercoledì 3 dicembre 2014

pc 3 dicembre - ILVA, RENZI: ME LA RIPRENDO, L'AGGIUSTO E LA RIDO' AI PRIVATI - CHE SUCCEDE PER GLI OPERAI?

Dopo l'intervista a Renzi che ha detto: “L'Ilva tornerà allo Stato, la salviamo e poi vendiamo”

tutte le forze sindacali si vanno schierando con lui - Fiom in prima fila, entusiasta, Uilm, Fim più scettica e l'Usb anche se chiamano le parole di Renzi con nomi diversi, quelli per cui ognuno può dire: "avevo ragione io".
MA LA SOSTANZA NON CAMBIA. L'Ilva passerebbe allo Stato con un trucco contabile, per eludere la Comunità europea e le stesse leggi. Con l'amministrazione straordinaria, una sorta di fallimento pilotato, vi sarebbero tagli ai posti di lavoro, l'ambientalizzazione non si fa né si farà, i lavoratori “salvati” perderanno i diritti, per non parlare delle ditte dell'appalto o legate all'Ilva che rischiano di entrare nella trafile di “creditori del fallimento” e dove sono e sarebbero in gioco migliaia di posti di lavoro.
"Rimettere in sesto l'azienda" altro non vorrà dire che creazione di una "good company" a cui destinare solo la parte che dà profitto ai padroni (italiani o indiani che siano) e di una "bad company" in cui lasciare a morire debiti, problematiche ambientali, risarcimenti, operai in esubero. Il risanamento della fabbrica verrebbe fatto con i soldi pubblici e quindi totalmente alla mercè delle politiche di un governo Renzi che oggi spara promesse di fondi, domani viene fuori che non ci sono coperture...; quindi non un vero risanamento ma solo quello che basta a far marciare la fabbrica e a dare profitto ai padroni. Per non parlare dell'inquinamento dei quartieri per cui già stiamo vedendo che significa: fondi pochi e tempi infiniti.

In realtà, che significa amministrazione straordinaria?
L'amministrazione straordinaria è un tentativo di salvare il salvabile di una società sull'orlo del fallimento, tant'è che l'amministrazione straordinaria può essere sempre convertita nella procedura fallimentare.
Una delle condizioni per l'amministrazione straordinaria è la possibilità di risanare l'impresa – MA o attraverso un programma di cessione/dismissione di parti dell'azienda o un piano di ristrutturazione.
VALE A DIRE SEMPRE UN PROGRAMMA DI TAGLI, TAGLI E TAGLI!
Soprattutto di posti di lavoro!
Infatti, in caso di
cessione di parti dell'azienda l’acquirente ha solo l’obbligo del mantenimento dei livelli occupazionali al massimo per 2 anni per chi passa; per gli altri lavoratori la prospettiva è o un periodo di CIGS o licenziamento

QUESTA E' LA VERITA' - CHE HANNO BEN SPERIMENTATO BUONE PARTE DEI LAVORATORI DELL'ALITALIA


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Ma da dove prende i soldi, Renzi?

Le banche italiane, dopo l'ultima trance del "prestito ponte" vogliono chiudere i cordoni della borsa;
la Cassa Depositi e Prestiti, per Statuto, non può investire direttamente in una società in crisi;
i possibili acquirenti vogliono uno stabilimento a prezzi stracciati e già ArcelorMittal "ha fatto sapere di non riconoscere un'AIA che che supera gli standard europei attuali", d'altra parte il gruppo franco-indiano vuole acquisire l'Ilva soprattutto per tener lontano altri concorrenti, attuando poi un ridimensionamento dello stabilimento di Taranto, quindi non è affatto disposto a mettere molti soldi;
le casse - queste sì ancora piene - dei Riva non sono messe in conto dal governo... e l'utilizzo del 1,2miliardi sequestrati è bloccato dal ricorso degli stessi Riva. 
A questo punto?

Renzi pensa di battere cassa presso la Banca Europea degli Investimenti (BEI),per 2,33 miliardi, per il "finanziamento di lavori strutturali e per l'efficienza energetica, con rifacimento delle cokerie" (facendo credere che questi soldi andrebbero utilizzati solo per operazioni di natura ambientale, altrimenti la UE metterebbe il veto, perchè gli aiuti di Stato sarebbero una concorrenza sleale verso le altre siderurgie europee).
Ma anche qui c'è un grosso problema:di solito la Bei finanzia le imprese non i governi, e sicuramente neanche le imprese in crisi. E Renzi non può pensare di fare il "furbetto" per aggirare le norme europee - (gli altri padroni non sono mica fessi...)

Ma ammesso e non concesso che il governo Renzi trovi i soldi, di che operazione si parla?
(da Il Fatto Quotidiano) - "IL PROGETTO POTREBBE RIGUARDARE SOLTANTO LA PARTE DECOTTA DELL’AZIENDA MENTRE QUELLA BUONA RESTA AI PRIVATI.
Quello di Renzi rischia di nascondere il trucco. Quello di un nuovo “spezzatino” modello Alitalia, con la creazione di una “bad company” che mette i debiti e i guai sotto il tappeto lasciando il futuro a una nuova società fresca di capitali. 
La procedura di amministrazione straordinaria, istituita dopo il crac Parmalat, affida a un commissario straordinario, un programma di ristrutturazione.... Una bad company potrebbe essere realizzata semplicemente affidando alla “vecchia” società tutti i contenziosi legali oppure affidandole anche il piano di risanamento ambientale"



Renzi fa i conti senza l'oste

"Ci stanno privando di un bene privato - dicono i Riva (con l'appoggio della Federacciai) - quando leggeremo il testo annunciato da Renzi, ricorsi in tutte le sedi...".
A tuttora i Riva sono proprietari dell'Ilva con il 90% delle azioni e il resto è degli Amenduni (sempre ramo dell'impero Riva).

Già... "piccolo problema" in un sistema capitalista che nessuno - nè Renzi, nè il Pd, nè i sindacati confederali, neanche la Magistratura - chiaramente vuol mettere in discussione.
Renzi il veloce, ha trovato - dice - la "soluzione" per l'Ilva, ma non può risolvere il "piccolo problema" del "bene privato"...
Anzi, dal mondo degli industriali (vedi il loro giornale Sole 24 Ore del 2 dic.) cominciano a levarsi voci scandalizzate: "il commissariamento... si è trasformato nei fatti in una cancellazione sostanziale dei diritti di proprietà... molti principi del diritto liberale e del funzionamento dell'economia di mercato sono stati poco alla volta compromessi... adesso lo Stato ha deciso di venderla come fosse una impresa sua e non di imprenditori privati... i Riva, peraltro, non solo non hanno subito una condanna, ma nemmeno sono stati rinviati ancora a giudizio. Dunque, non appare corretto che passi il principio di uno spossessamento attuato da uno Stato... ... Serve... equilibrio..."

E Renzi ha il "piccolo problema" di rispondere e servire i suoi padroni...
Quindi, non si entusiasmassero tanto i fautori della "nazionalizzazione", dalla Fiom all'Usb.


Landini/Camusso si legano mani a piedi al governo Renzi

(da Repubblica) - "E' importante che si pensi a un intervento pubblico per l'Ilva", ma "è indispensabile mettere in campo un'operazione strategica che non può portare a una riedizione del modello Alitalia". E' quanto ha affermato il segretario generale della Fiom-Cgil, Maurizio Landini, in un'intervista a Repubblica.

Landini, cosa pensa dell’ipotesi affacciata dal presidente Renzi?
«Ritengo che Renzi dica una cosa giusta. Siamo di fronte alla necessità di salvare un pezzo decisivo del sistema industriale italiano. Ed è importante che si pensi a un intervento pubblico. Che deve voler dire responsabilità diretta nella gestione da parte del governo; che vuol dire aver un management all’altezza della gravità della situazione; che vuol dire aver le risorse per gli investimenti necessari per attuare il piano di risanamento ambientale; che vuol dire tutela dell’occupazione e garanzie di lavoro anche per le aziende del territorio».

Landini e Camusso si suicidano da soli. Sono legati a cosa fa Renzi e quindi non possono avere alcun ruolo se non quello di premere perchè l'intervento pubblico del governo si realizzi. D'altra parte c'è da dire che Renzi non pensa affatto di attuare un vero risanamento ambientale, nè alla tutela di tutti i posti di lavoro e dei lavoratori dell'appalto e delle aziende collegate all'Ilva. Quello che ha in programma è, invece, proprio un nuovo modello Alitalia, con la creazione di una "bad company" in cui buttarci i problemi ambientali e migliaia di operai "esuberi". 

Lei esclude un futuro privato per l’Ilva?
«Non escludo nulla, ma dico che ora è indispensabile mettere in campo un’operazione strategica che non può portare — sia chiaro — a una riedizione del “modello Alitalia”».

In realtà il governo sembrerebbe ispirarsi proprio al caso Alitalia. Perché lei dice di no?
«Perché questa volta serve un’operazione vera di politica industriale. Non si può pensare di scaricare ancora i debiti di una società su tutta la collettività per regalare agli stranieri di turno un’impresa
strategica».

Landini bleffa, Ed è una mascalzonata far passare verso gli operai l'operazione truffaldina di Renzi per quello che non è.

Il governo dove può trovare i soldi per un’operazione del genere?
«C’è il Fondo strategico, c’è la Cassa depositi e prestiti».

Landini nasconde che la Cassa Depositi e Prestiti, per suo Statuto, non può intervenire in questo caso, per un'azienda che ha forti problemi di liquidità e di indebitamento.

Dunque, Renzi promosso?
«Noi abbiamo sempre giudicato il governo per quello che fa. Se finalmente ha capito che per uscire dalla crisi dell’Ilva serve un intervento pubblico, noi non possiamo che concordare. Certo ci si muove in una logica opposta alla teoria secondo cui per attirare gli investimenti bisogna rendere più facili i licenziamenti e tagliare un po’ di tasse alle imprese ».

Ma Landini ci fa o è? Non si può dire che "ci si muove in una logica opposta" a chi vara il Jobs act e l'attacco all'art. 18 rendendo più facili i licenziamenti e regalando soldi alle imprese e poi riabbracciare Renzi che anche nell'operazione Ilva è proprio questo che farà: tagliere posti di lavoro, dismissione di parti dell'azienda per svendere/regalare l'azienda a nuovi compratori...

L’intervento del governo non rischia di scontrarsi con le regole europee che vietano esplicitamente gli aiuti di Stato?
«Senta, l’industria pubblica esiste in Francia come in Germania. Qui si tratta di salvare un’industria strategica...»...

Landini parla come Renzi. Salviamo l'impresa... poi succeda quel che succede...

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