Dopo
l'intervista a Renzi che ha detto: “L'Ilva tornerà allo Stato, la
salviamo e poi vendiamo”
tutte
le forze sindacali si vanno schierando con lui - Fiom in prima fila, entusiasta, Uilm, Fim più scettica e l'Usb anche se chiamano le
parole di Renzi con nomi diversi, quelli per cui ognuno può dire: "avevo ragione io".
MA
LA SOSTANZA NON CAMBIA. L'Ilva passerebbe
allo Stato con un trucco contabile, per eludere la Comunità europea
e le stesse leggi. Con
l'amministrazione straordinaria, una sorta di fallimento pilotato, vi
sarebbero tagli ai posti di lavoro, l'ambientalizzazione non si fa né
si farà, i lavoratori “salvati” perderanno i diritti, per non
parlare delle ditte dell'appalto
o legate all'Ilva che rischiano di entrare nella trafile di
“creditori del fallimento” e dove sono e sarebbero in gioco
migliaia di posti di lavoro.
"Rimettere
in sesto l'azienda" altro non vorrà dire che creazione di una
"good
company"
a cui destinare solo la parte che dà profitto ai padroni (italiani o
indiani che siano) e di una "bad
company"
in cui lasciare a morire debiti, problematiche ambientali,
risarcimenti, operai in esubero. Il risanamento della fabbrica
verrebbe fatto con i soldi pubblici e quindi totalmente alla mercè
delle politiche di un governo Renzi che oggi spara promesse di fondi,
domani viene fuori che non ci sono coperture...; quindi non un vero
risanamento ma solo quello che basta a far marciare la fabbrica e a
dare profitto ai padroni. Per non parlare dell'inquinamento dei
quartieri per cui già stiamo vedendo che significa: fondi pochi e
tempi infiniti.In realtà, che significa amministrazione straordinaria?
L'amministrazione straordinaria è un tentativo di salvare il salvabile di una società sull'orlo del fallimento, tant'è che l'amministrazione straordinaria può essere sempre convertita nella procedura fallimentare.
Una delle condizioni per l'amministrazione straordinaria è la possibilità di risanare l'impresa – MA o attraverso un programma di cessione/dismissione di parti dell'azienda o un piano di ristrutturazione.
VALE A DIRE SEMPRE UN PROGRAMMA DI TAGLI, TAGLI E TAGLI!
Soprattutto di posti di lavoro!
Infatti, in caso di cessione di parti dell'azienda l’acquirente ha solo l’obbligo del mantenimento dei livelli occupazionali al massimo per 2 anni per chi passa; per gli altri lavoratori la prospettiva è o un periodo di CIGS o licenziamento
QUESTA E' LA VERITA' - CHE HANNO BEN SPERIMENTATO BUONE PARTE DEI LAVORATORI DELL'ALITALIA
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Le
banche italiane, dopo l'ultima trance del "prestito ponte"
vogliono chiudere i cordoni della borsa;
la
Cassa Depositi e Prestiti, per Statuto, non può investire
direttamente in una società in crisi;
i
possibili acquirenti vogliono uno stabilimento a prezzi stracciati e
già ArcelorMittal "ha fatto sapere di non riconoscere un'AIA
che che supera gli standard europei attuali", d'altra parte il
gruppo franco-indiano vuole acquisire l'Ilva soprattutto per tener
lontano altri concorrenti, attuando poi un ridimensionamento dello
stabilimento di Taranto, quindi non è affatto disposto a mettere
molti soldi;
le
casse - queste sì ancora piene - dei Riva non sono messe in conto
dal governo... e l'utilizzo del 1,2miliardi sequestrati è bloccato
dal ricorso degli stessi Riva.
A
questo punto?
Renzi
pensa di battere cassa presso la Banca Europea degli Investimenti
(BEI),per 2,33 miliardi, per il "finanziamento di lavori
strutturali e per l'efficienza energetica, con rifacimento delle
cokerie" (facendo credere che questi soldi andrebbero utilizzati
solo per operazioni di natura ambientale, altrimenti la UE metterebbe
il veto, perchè gli aiuti di Stato sarebbero una concorrenza sleale
verso le altre siderurgie europee).
Ma
anche qui c'è un grosso problema:di solito la Bei finanzia le
imprese non i governi, e sicuramente neanche le imprese in crisi. E
Renzi non può pensare di fare il "furbetto" per aggirare
le norme europee - (gli altri padroni non sono mica fessi...)
Ma ammesso e non concesso che il governo Renzi trovi i soldi, di che operazione si parla?
(da
Il Fatto Quotidiano) - "IL
PROGETTO POTREBBE RIGUARDARE SOLTANTO LA PARTE DECOTTA DELL’AZIENDA
MENTRE QUELLA BUONA RESTA AI PRIVATI.
Quello
di Renzi rischia di nascondere il trucco. Quello di un nuovo
“spezzatino” modello Alitalia, con la creazione di una “bad
company” che mette i debiti e i guai sotto il tappeto lasciando il
futuro a una nuova società fresca di capitali.
La
procedura di amministrazione straordinaria, istituita dopo il crac
Parmalat, affida a un commissario straordinario, un programma di
ristrutturazione.... Una bad company potrebbe essere realizzata
semplicemente affidando alla “vecchia” società tutti i
contenziosi legali oppure affidandole anche il piano di risanamento
ambientale"
Renzi fa i conti senza l'oste
"Ci stanno privando di un bene privato - dicono i Riva (con l'appoggio della Federacciai) - quando leggeremo il testo annunciato da Renzi, ricorsi in tutte le sedi...".
A
tuttora i Riva sono proprietari dell'Ilva con il 90% delle azioni e
il resto è degli Amenduni (sempre ramo dell'impero Riva).
Già...
"piccolo problema" in un sistema capitalista che nessuno -
nè Renzi, nè il Pd, nè i sindacati confederali, neanche la
Magistratura - chiaramente vuol mettere in discussione.
Renzi
il veloce, ha trovato - dice - la "soluzione" per l'Ilva,
ma non può risolvere il "piccolo problema" del "bene
privato"...
Anzi,
dal mondo degli industriali (vedi il loro giornale Sole 24 Ore del 2
dic.) cominciano a levarsi voci scandalizzate: "il
commissariamento... si è trasformato nei fatti in una cancellazione
sostanziale dei diritti di proprietà... molti principi del diritto
liberale e del funzionamento dell'economia di mercato sono stati poco
alla volta compromessi... adesso lo Stato ha deciso di venderla come
fosse una impresa sua e non di imprenditori privati... i Riva,
peraltro, non solo non hanno subito una condanna, ma nemmeno sono
stati rinviati ancora a giudizio. Dunque, non appare corretto che
passi il principio di uno spossessamento attuato da uno Stato... ...
Serve... equilibrio..."
E Renzi ha il "piccolo problema" di rispondere e servire i suoi padroni...
Quindi,
non si entusiasmassero tanto i fautori della "nazionalizzazione",
dalla Fiom all'Usb.
Landini/Camusso
si legano mani a piedi al governo Renzi
(da
Repubblica) - "E' importante che si pensi a un intervento
pubblico per l'Ilva", ma "è indispensabile mettere in
campo un'operazione strategica che non può portare a una riedizione
del modello Alitalia". E' quanto ha affermato il segretario
generale della Fiom-Cgil, Maurizio Landini, in un'intervista a
Repubblica.
Landini,
cosa pensa dell’ipotesi affacciata dal presidente Renzi?
«Ritengo
che Renzi dica una cosa giusta. Siamo di fronte alla necessità di
salvare un pezzo decisivo del sistema industriale italiano. Ed è
importante che si pensi a un intervento pubblico. Che deve voler dire
responsabilità diretta nella gestione da parte del governo; che vuol
dire aver un management all’altezza della gravità della
situazione; che vuol dire aver le risorse per gli investimenti
necessari per attuare il piano di risanamento ambientale; che vuol
dire tutela dell’occupazione e garanzie di lavoro anche per le
aziende del territorio».
Landini
e Camusso si suicidano da soli. Sono legati a cosa fa Renzi e quindi
non possono avere alcun ruolo se non quello di premere perchè
l'intervento pubblico del governo si realizzi. D'altra parte c'è da
dire che Renzi non pensa affatto di attuare un vero risanamento
ambientale, nè alla tutela di tutti i posti di lavoro e dei
lavoratori dell'appalto e delle aziende collegate all'Ilva. Quello
che ha in programma è, invece, proprio un nuovo modello Alitalia,
con la creazione di una "bad company" in cui buttarci i
problemi ambientali e migliaia di operai "esuberi".
Lei
esclude un futuro privato per l’Ilva?
«Non
escludo nulla, ma dico che ora è indispensabile mettere in campo
un’operazione strategica che non può portare — sia chiaro — a
una riedizione del “modello Alitalia”».
In
realtà il governo sembrerebbe ispirarsi proprio al caso Alitalia.
Perché lei dice di no?
«Perché
questa volta serve un’operazione vera di politica industriale. Non
si può pensare di scaricare ancora i debiti di una società su tutta
la collettività per regalare agli stranieri di turno un’impresa
strategica».
Landini
bleffa, Ed è una mascalzonata far passare verso gli operai
l'operazione truffaldina di Renzi per quello che non è.
Il
governo dove può trovare i soldi per un’operazione del genere?
«C’è
il Fondo strategico, c’è la Cassa depositi e prestiti».
Landini
nasconde che la Cassa Depositi e Prestiti, per suo Statuto, non può
intervenire in questo caso, per un'azienda che ha forti problemi di
liquidità e di indebitamento.
Dunque,
Renzi promosso?
«Noi
abbiamo sempre giudicato il governo per quello che fa. Se finalmente
ha capito che per uscire dalla crisi dell’Ilva serve un intervento
pubblico, noi non possiamo che concordare. Certo ci si muove in una
logica opposta alla teoria secondo cui per attirare gli investimenti
bisogna rendere più facili i licenziamenti e tagliare un po’ di
tasse alle imprese ».
Ma
Landini ci fa o è? Non si può dire che "ci si muove in una
logica opposta" a chi vara il Jobs act e l'attacco all'art. 18
rendendo più facili i licenziamenti e regalando soldi alle imprese e
poi riabbracciare Renzi che anche nell'operazione Ilva è proprio
questo che farà: tagliere posti di lavoro, dismissione di parti
dell'azienda per svendere/regalare l'azienda a nuovi compratori...
L’intervento
del governo non rischia di scontrarsi con le regole europee che
vietano esplicitamente gli aiuti di Stato?
«Senta,
l’industria pubblica esiste in Francia come in Germania. Qui si
tratta di salvare un’industria strategica...»...
Landini
parla come Renzi. Salviamo l'impresa... poi succeda quel che
succede...
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