Nei numeri di Settembre
1992 e Settembre 1993 di NUOVA UNITA’ un certo Giorgio Bergonzoni
pubblicava 3 articoli e rispettivamente:
- Le pretese post-moderne
del capitalismo brianzolo Un caso lombardo
-Tanto tuonò che piovve
-Sindacato
unico-Sindacato di Classe
Giorgio Bergonzoni è lo
pseudonimo del sottoscritto (mi scuso seppur tardivamente con
l’eventuale possessore del nome) per celare la mia vera identità
alle due realtà nelle quali allora operavo:
1-la MOLTENI SPA di
Giussano in prov. di Monza
2-il sindacato CISL di
Como.
Dunque mi presento: sono
Fiorenzo Maghini e oggi a 60 anni e con quasi 40 di lavoro (e di
lotte sindacali) grazie a Lady Fornero come tanti altri lavoratori
non posso andare in pensione.
Nel maggio del 1992 fui
chiamato alla CISL di COMO in qualità di distaccato a tempo pieno ex
l.300/70 (Statuto dei Lavoratori ). Da allora e per 15 anni fino al
ritorno in fabbrica nel maggio 2007 sono stato completamente immerso
nell’attività e nel lavoro sindacale. Per dirla alla GIACOMO
LEOPARDI sono stati 15 anni di lavoro “matto e disperatissimo”,
ma appassionante e totalizzante, con la Stella Polare dell’interesse
e della difesa dei lavoratori che mi ha guidato, trascurando invece
le logiche burocratiche, di bottega o verticistiche, DA COMUNISTA.
Si dirà ( me lo sono chiesto tante volte anch’io ): cosa ci fa un Comunista in una Organizzazione Sindacale filopadronale e filogovernativa come la Cisl (ma Cgil e Uil non sono da meno). La risposta è contenuta nel capoverso precedente: nell’impegno quotidiano, l’interesse della classe operaia.
Non mi sono mai fatto
coinvolgere in beghe, in personalismi, in lotte intestine o per una
poltrona. Le logiche all’interno degli apparati sindacali però
sono spietate, chi non si adegua viene eliminato o marginalizzato. E’
successo così che dopo otto anni di lavoro in categoria nella FILCA
CISL (Edili-Legno), all’ennesimo dissidio con i vertici Regionali
e Nazionali sono stato “Dimissionato” dalla Segreteria
Provinciale e “dirottato” all’Ufficio Vertenze alla fine del
1999. Con un altro “dissidente” invece gli stessi vertici sono
stati più sbrigativi: hanno chiuso il distacco sindacale e lo hanno
rispedito in fabbrica. Questi sono i metodi, per non parlare poi
dello sfruttamento al quale sono sottoposti i lavoratori dipendenti
delle varie strutture sindacali ( Caf- Uffici Vertenze- Patronati
ecc.) veri avamposti del Sindacato. Chi all’interno contesta questo
stato di cose viene emarginato come del resto avviene nelle aziende
private.
Durante o a fine carriera
invece il “Sindacalista Perfetto” va a rimpolpare qualche
struttura di partito o diventa Sottosegretario o va a dirigere
qualche “Cimitero degli elefanti“ – Enti, Fondi Previdenziali
e quant’altro- come Premio Fedeltà. Un Sindacato così
burocratizzato che è rimasto immobile anche di fronte alla barbarie
del Governo Monti-Fornero che ha prodotto solo devastazione sociale e
povertà. Alla faccia dell’autonomia del Sindacato dalla Politica.
Ma torniamo a noi.
Con rinnovato impegno e
spirito di abnegazione mi immergo nel nuovo e ancor più
appassionante lavoro di vertenziere per altri sette anni. In un
Ufficio Vertenze la mole di lavoro è enorme perché ci sono da
gestire tutte le “disperazioni “ del territorio - fallimenti,
licenziamenti, mobbing, lavoratori senza permesso di soggiorno non
pagati, campanari, perpetue o commesse di sexy shop in nero - tutti
lavoratori da tutelare senza nessuna distinzione. Ebbene in 15 anni,
nel mio ufficio, mai nessuno di quei tali che dissertano di
umanizzare il Capitalismo, si è fatto vedere, ma se ne sono guardati
bene anche quasi tutti i Dirigenti Sindacali.
Eppure nonostante questa
mole di lavoro la struttura che vi opera è sempre in “forza
minima“ e sottopagata (il lavoro straordinario non è retribuito) perché la “Nomenklatura “ considera l’Ufficio Vertenze una
sorta di ramo secco in quanto per sua natura non rende
economicamente, non fa come si suol dire “BUSINESS", cosicchè il
lavoro va avanti comunque al meglio grazie alla volontà e al massimo
impegno di chi vi opera, fino a esaurimento.
All’interno del
Sindacato tuttavia vi sono categorie con molte risorse economiche sia
in capitali che patrimoniali (la Cisl e l’ FNP-Pensionati
possiedono considerevoli proprietà immobiliari su tutto il
Territorio Nazionale), ma la Solidarietà tra categorie è
impensabile così le “Categorie Povere“ tali rimangono
operando sempre con l’acqua alla gola e in condizioni estreme.
Dopo circa sette anni di
lavoro “a esaurimento” e dopo gli ultimi “scazzi “ con i
dirigenti decido io, a 53 anni di chiudere il distacco e tornare in
fabbrica. E qui viene il bello: il giusto coronamento del percorso
umano e politico del sottoscritto. Trovo una realtà sindacalmente
devastata dove qualche anno fa è stata inventata una
ristrutturazione aziendale che ha prodotto l’espulsione di 12
lavoratori attraverso una procedura di mobilità fasulla con la
complicità di Fillea-Filca-Feneal (sindacati di categoria di
Cgil-Cisl-Uil ). La crisi aziendale non è mai esistita in quanto la
Società è una se non la più solida del settore e non c’era
bisogno di nessuna ristrutturazione, tant’è che i lavoratori
licenziati sono stati sostituiti da altri lavoratori assunti con
contratti più “moderni”- interinali- a termine-ecc.- quindi più
ricattabili.
In questa realtà
pertanto i lavoratori iscritti al Sindacato Fillea-Filca-Feneal che
detiene anche il monopolio RSU sono una minima parte. In questo
contesto anche il sottoscritto in questi ultimi 7 anni è rimasto
sostanzialmente un non iscritto. Solo ultimamente ho aderito –
unico in una realtà di circa 300 dipendenti - alla Confederazione
Unitaria di Base (CUB ).
In questi ultimi 7 anni
di fabbrica infine pur senza un impegno diretto nella RSU i
lavoratori mi hanno conosciuto e riconosciuto per l’impegno a
favore dei più deboli ed esposti alle offese, alle minacce e al
mobbing subendoli a mia volta come conseguenza e ritorsione.
L’apoteosi è stato un
ridicolo licenziamento disciplinare intimatomi il 9 luglio u.s., che
ho già impugnato. Ma questa è un’altra storia che riprenderò
quando si sarà concluso l’iter giudiziario. Posso solo dire che
licenziamenti così se ne fanno solo in Brianza o dove manca un
controllo operaio e il “Verbo” e la prepotenza del “Padrone”
dilagano. Eppure la Brianza è geograficamente contigua a Sesto San
Giovanni: la “Stalingrado d’Italia”, l’eroica roccaforte
operaia che tanto ha dato durante e dopo la seconda guerra mondiale.
Ma non ne ha recepito neanche lontanamente i bagliori, attraversando
la Storia nella sua campana di vetro. Ora che anche qui il
Capitalismo ha prodotto macerie forse potrebbe risvegliarsi dal
torpore ma rimane in attesa dell’arrivo “messianico” di EXPO’
2015, illudendosi di rivivere una nuova stagione aurea di “ danèe
e laurà (soldi e lavoro).
CONCLUSIONE
Nonostante il percorso a
ritroso che mi ha e ci ha portato complessivamente più indietro
rispetto a quando siamo partiti; percorso illustrato in questa
estrema sintesi; la considerazione finale che se ne può trarre è
che non ci si trova poi così male stare 40 anni... dalla
stessa parte.
E LA LOTTA CONTINUA
10 Settembre 2014
FIORENZO MAGHINI LENTATE
sul SEVESO MB
IND.
Di POSTA ELETTRONICA tifima@alice.it
Cell. 3333228610
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