Proletari comunisti l'aveva detto...
Dall'editoriale di proletari comunisti, giornale del Partito Comunista maoista - Italia.
"La lotta per la caduta del governo Renzi":
"... Camusso nel suo intervento dal palco
romano si era limitata a contrattaccare gli argomenti di Renzi sul
jobs act e precari e a rilanciare l'eterna piattaforma degli ultimi
anni; era mancata qualsiasi analisi e giudizi reali della crisi del
capitale, così come nulla aveva detto del ruolo attivo che il suo
sindacato ha avuto nel collaborare con i governi e i padroni in
questi anni e nel preparare il terreno alla scesa di Renzi e
all'attuale stadio dell'attacco frontale; così come aveva ripetuto
la solita prassi di arrivo allo sciopero generale che lo diluisce e
lo finisce per rendere, può darsi partecipato, ma rituale e
impotente e che finisce per domandare alla fine solo e più
semplicemente un ritorno concertativo.
Nei giorni successivi per effetto dei
deliranti attacchi di Renzi ai manifestanti, al sindacato, con i
pretoriani pronti agli insulti degni della peggiore destra, è stata
costretta ad essere molto più chiara e netta sia nel denunciare il
nesso tra questo attacchi e le cariche poliziesche contro gli operai
dell'acciaieria di terni, sia nel ridicolizzare l'azione di Renzi e
dei suoi uomini come “sostenitori del dialogo sociale”. Questa
posizione dà oggettivamente forza alla continuità della lotta e
all'affermarsi dello sciopero generale.
Differente invece il ruolo che va
svolgendo Landini. Arrivato a Roma come oppositore non solo dei
padroni, come sostenitore delle ragioni dei lavoratori contro gli
attacchi dello stesso governo, ma anche come critico
dell'atteggiamento della Cgil della Camusso, già sul palco di Roma
ha teso ad assumere un'azione più conciliante verso la stessa
Camusso, annacquando le ragioni giuste e condivise da molta parte
della classe operaia e dei lavoratori della critiche della Fiom alla
Cgil, che pur non essendo la soluzione aprono una dialettica che
coinvolge il mondo delle fabbriche – solo la componente il
“sindacato è un'altra cosa” è stato coerente su questo nella
manifestazione di Roma.
Ma francamente ambiguo è apparso il
ruolo di Landini immediatamente dopo le cariche poliziesche agli
operai di terni, in cui agli alti strilli “inaudito, inaccettabile”
è seguito una ricerca dell'accordo col governo, con tanto di
conferenza stampa con Del Rio, di patto perchè “questo non avvenga
più”, ecc. che è la cosa davvero inaccettabile. Invece di chiedere le dimissioni, come
minimo del Questore e dell'ignobile Ministro degli Interni Alfano, è
tornato immediatamente il 'Landini di Torino' di qualche giorno
prima, che, a fronte di un'altra carica della polizia contro i
precari, disoccupati, movimenti, che raggiungevano la piazza dove era
in corso il comizio della Fiom, attaccava i manifestanti e si
limitava ad una critica di “esagerazione” verso le violenze della
polizia. Gli accordi di Landini col governo perchè “questo non
succeda più” sono una copertura e un aiuto alla repressione
poliziesca.
Questo vuol dire che il “partito
della conciliazione” rappresentato dalle direzioni sindacali, anche
nella radicalizzazione del conflitto sociale e nella dinamica
innestata da Roma e dopo Roma, resta pienamente in azione, e nessuna
tregua deve essere posta nella valutazione seria e oggettiva delle
dinamiche in corso alla critica a queste posizioni.
La “pentola che è stata scoperta”
non va certo data per rinchiusa. Tocca a noi comunisti, al movimento
classista, rivoluzionario e antagonista parlare e soprattutto agire
perchè lo sciopero generale “che è cominciato” abbia una
continuità e sviluppo quantitativo e qualitativo, come lotta di
classe e di massa e incida realmente nel panorama politico attuale...".
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