(da Tavolo 4) - "...Oggi come contributo alla manifestazione contro la violenza
alle donne vogliamo raccontarvi una storia di reazione collettiva a una
violenza sessuale perpetrata da uno dei tanti stupratori che agganciano
le donne nei bar…
A
metà ottobre una nostra amica ci ha raccontato quello che le era
successo. Lei stava già male per la violenza a cui era sopravvissuta, ma
la cosa che la faceva più stare male era il silenzio che l’avevano
invitata a seguire le persone coinvolte nella vicenda, perché dicevano
che lei sembrava consenziente … Quasi sicuramente lo stupratore aveva
usato una droga da stupro, come le hanno confermato vari centri
antiviolenza, che sentono ogni giorno racconti del genere; le esperte di
questi centri le sconsigliavano di sporgere denuncia perché sarebbe
stato molto difficile ottenere giustizia, anzi avrebbe rischiato di
essere messa lei stessa sotto processo..
Stava
succedendo quello che succede quasi sempre quando si sopravvive a uno
stupro avvenuto durante una sbronza o quando sei fuori da sola … Ci si
sente in colpa, perché sembra che ce la siamo cercata, nella morale
comune se una donna beve o è sola al bar è “disponibile” …
La
donna era disperata, finché non ha deciso di chiederci supporto per
poter denunciare pubblicamente lo stupratore, in modo che non
continuasse a violentare impunemente altre donne con lo stesso metodo.
Le compagne si sono informate su di lui, Ricardo Piana, un quarantenne
alternativo che passa il tempo a fare a gara con gli amici di twitter a
chi si “scopa” più donne ubriache..
Non
è stato facile organizzare in 10 giorni una camminata di donne in una
via come il Pratello, frequentata da Piana e dai suoi amichetti di
merende, non è stato facile affrontare tutti i dubbi, le critiche di
tante a cui abbiamo chiesto solidarietà, ma alla fine ce l’abbiamo
fatta.
Vogliamo
ringraziare quel centinaio di donne che è sceso in piazza con noi, che
ha accettato di fare una camminata silenziosa in quella via piena di
molestatori da bar, che ad altre camminate ci avevano aggredito anche
fisicamente..
Abbiamo
distribuito il fumetto che ha disegnato la donna sopravvissuta, abbiamo
riempito la strada di contenuti femministi e lesbici contro la violenza
e per la prima volta non siamo state attaccate. Era un silenzio di
donne organizzate, determinate a comunicare alle altre donne e a non
raccogliere provocazioni.
Perché
il nostro obiettivo era quello di arrivare tutte, sane e salve, sotto
casa dello stupratore, a denunciarlo alle altre donne, ad avvertire i
vicini di casa. Ora è lui a non uscire di casa, a vergognarsi, ora che
le sue vicine di casa sono scese in strada con noi, che si sono
affacciate alle finestre per informarsi. E così dovrebbe essere per
tutti, dai molestatori da bar ai fidanzati violenti, solo loro si
meritano la riprovazione pubblica, sono loro a doversi nascondere, sono
loro a dover mettere in discussione le loro pratiche violente.
La
compagna sopravvissuta allo stupro continua a ringraziarci tutte, ci
dice che non sa proprio come avrebbe fatto senza la nostra solidarietà
attiva. Noi le siamo grate per essersi esposta, cosa che tantissime
altre non sono riuscite a fare, grazie a lei, per una volta, abbiamo
potuto denunciarne almeno uno di quei tanti che approfittano di donne o
lesbiche in stato di incoscienza. Ringraziamo anche le compagne
dell’autodifesa femminista che ci hanno dato gli strumenti e la
solidarietà immediata e incondizionata.
Basta
rinchiudersi nel dolore del silenzio: con il silenzio avalliamo il
sessismo, gli stupratori si sentono in diritto di rifarlo con altre, e
togliamo forza alla donna che denuncia.
E soprattutto non ci dividiamo tra donne, approfittiamo della forza di una che ci permette di liberare o salvare tante altre.
Sabato
15 abbiamo trasformato il nostro dolore in rabbia e la nostra rabbia in
lotta organizzata di donne, e continueremo a farlo, perché ci rafforza
TUTTE....
Per adesioni, materiali da diffondere o denunce: nostuprialbar@autistiche.org"
Nessun commento:
Posta un commento