A
L’Aquila, 10 anni dopo il sisma, l’unica popolazione in aumento è quella
carceraria.
E’ notizia del
7 aprile, quella del trasferimento delle compagne anarchiche Anna Beniamino,
Silvia Ruggeri e Agnese Trentin, da Roma - Rebibbia alla sezione
A.S.2 del carcere di L’Aquila.
Una sezione che, dal punto di vista “abitativo” è anche peggio
di quella femminile in 41 bis, dove sono recluse, oltre a Nadia Lioce, altre 9
donne: celle grandi 2 metri per 2 poste alla fine di un lungo tunnel sotterraneo, col blindo abbassato e comunque senza la possibilità di
vedere quello che c’è fuori;
ora d’aria in una vasca di cemento 3 metri per 3.
Queste erano le celle che ospitavano
le detenute in 41 bis prima della
sentenza Torreggiani del 2013!
Ma anche la “socialità”
delle donne ristrette nel circuito di “Alta
sicurezza 2” del carcere di L’Aquila, un istituto pressoché
totalmente maschile ed adibito a 41 bis, è binaria, se non individuale, come
nel caso di Nadia Lioce (vedi rapporto garante detenuti 2016-2018). E anche i
colloqui sono sottoposti ad analoghe restrizioni.
Ebbene, ora
quei tuguri sono “riservati” alle donne detenute in Alta sicurezza, che di
fatto sono sottoposte al regime di 41 bis. Come Arta Kacabuni, con figli minorenni in
Italia, che vi ha scontato 3 anni prima di essere espulsa in Albania dopo una
sentenza di primo grado che la riteneva responsabile di legami col terrorismo
islamico.
Associazione sovversiva, questa l’accusa che giustificherebbe per queste
donne un regime che è un assaggio, l’anticamera del 41 bis!
Questo governo
fascio-populista ha indicato chiaramente la rotta da seguire: dopo gli
immigrati tocca ai “criminali anarchici e comunisti” dei centri sociali e agli
antagonisti in generale: tutti in galera, sotto tortura e via le chiavi!
Respingiamo la
criminalizzazione associativa di esperienze di lotta politica e sociale
Solo l’unità e
la solidarietà delle lotte può fare muro contro la repressione di questo stato
borghese, fascista, sessista e razzista.
Solidarietà
con le compagne ed i compagni arrestati!
Rilanciamo una
mobilitazione larga e unitaria sotto i palazzi del potere, sotto il Ministero
di Giustizia, in solidarietà con le prigioniere e i prigionieri rivoluzionari
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