venerdì 19 aprile 2019

pc 19 aprile - Perù ..la morte di Garcia mostra la lunga catena di criminali corrotti che ha governato il Perù solo la guerra popolare guidata dal PCP ha cercato di spazzarla/ solo la guerra popolare la spazzerà!

Tutta la classe dominante, capitalismo burocratico, latifondismo, imperialismo, tutti i loro partiti si stringono intorno al morto.. il timore è la riorganizzazione e ripresa della guerra di popolo di lunga durata, che cova sottole ceneri della lotta sociale di massa che comunque attraversa il paese
Ne parleremo il 19 giugno - giornata dedicata al ricordo del massacro dei prigionieri politici e di guerra in Perù e in solidarietà con i prigionieri politici e rivoluzionari nelle carce dell'imperialismo e dei loro regimi asserviti in tutto il mondo- Italia compresa

proletari comunisti/PCm Italia 

Perù: tre giorni di lutto nazionale per la morte dell'ex presidente Alan Garcia

Lima, 18 apr 07:23 - (Agenzia Nova) - Il governo peruviano ha disposto tre giorni di lutto nazionale per la scomparsa di Alan Garcia, l'ex presidente morto suicida mercoledì poco prima di essere arrestato per un presunte rato di corruzione. Fino a venerdì 19 aprile, le bandiere del Perù saranno issate a mezz'asta su tutti i principali uffici pubblici del paese, si legga in un decreto firmato dal presidente Martin Vizcarra, dal presidente del Consiglio Salvador del Solar, dal ministro degli Esteri Nestor Popolizio e dal ministro della Giustizia, Vicente Zeballos. Le onoranze funebri per Garcia, recita ancora il decreto pubblicato sulla gazzetta ufficiale "El Peruano", dovrebbero essere le stesse che si concedono a un presidente della Repubblica in esercizio. Una "offerta che la famiglia ha però respinto", segnala l'ex segretario particolare di Garcia, Ricardo Pinedo. I resti dell'ex presidente, riporta il quotidiano "El Comercio" riposano al momento nella sede del partito Aprista, al formazione di cui faceva parte, e la cerimonia funebre dovrebbe tenersi in forma privata.

Garcia è morto nella giornata di mercoledì 17 aprile, dopo essersi inflitto un colpo di pistola alla testa. Una decisione presa poco dopo aver accolto in casa funzionari della polizia che stavano
eseguendo un ordine d'arresto nel quadro dell’inchiesta legata al "caso Odebrecht". Secondo quanto aveva spiegato il ministro dell'Interno, Carlos Moran, Garcia aveva chiesto agli agenti di attenderlo per poter chiamare il suo avvocato. Udito un colpo di pistola, i poliziotti sono entrati nella abitazione di Garcia e l'hanno trovato accasciato sulla sedia. Inutile si è rivelato il ricorso ai ferri, durante il quale Garcia avrebbe subito ben tre arresti cardiocircolatori. La notizia della morte ha colpito profondamente il paese e aperto un dibattito sulla portata dell'azione della giustizia soprattutto nei confronti della politica. Denunce di abuso dei poteri inquisitori sono state fatte proprio dal partito di Garcia, il Partito Aprista Peruano, tra i più toccati dalle inchieste.

Garcia - presidente tra il 1985 e il 1990 e tra il 2006 e il 2011 -, era indagato nell’ambito di un’ampia inchiesta per corruzione che coinvolge diversi alti funzionari pubblici e l’impresa ingegneristica brasiliana Odebrecht. In particolare, l’indagine si concentra sull’appalto della linea 1 della metropolitana di Lima. Secondo gli investigatori la compagnia brasiliana avrebbe pagato più di otto milioni di dollari di tangenti a favore di Jorge Cuba, ex viceministro delle Comunicazioni, e degli ex funzionari Edwin Luyo, Mariella Huerta e Santiago Chau, membri della commissione incaricata di valutare l’appalto. Odebrecht, secondo quanto dichiarato dal pubblico ministero, avrebbe pagato Garcia per una conferenza con centomila dollari provenienti da un fondo destinato al pagamento di tangenti in vari paesi dell’America Latina. Lo scorso 3 dicembre il governo dell’Uruguay aveva rifiutato di concedere asilo diplomatico all’ex capo dello stato.

Il caso di Alan Garcia è l'ultimo di una serie di tormentate vicende che hanno coinvolto gli ex presidenti del Perù in quasi trenta anni. Alberto Fujimori, presidente del Perù dal luglio del 1990 al novembre del 2000, è stato condannato a 25 anni di carcere per reati contro l'umanità. In particolare gli si addebita la responsabilità delle efferate azioni sferrate dai gruppi paramilitari nei confronti di presunti terroristi di "Sendero luminoso", il più importante dei quali - il cosiddetto "Grupo Colina" - è autore dei pesanti massacri di Barrios Altos (1991) e La Cantuta (1992). Nel 2000, incalzato dal montare delle accuse in patria, Fujimori aveva approfittato di una trasferta istituzionale in Brunei per recarsi in Giappone, paese di cui ha il passaporto, e da lì, consegnare le dimissioni via fax. Lima aveva a lungo chiesto a Tokyo, senza successo, di estradare l'ex presidente. Fujimori è stato però arrestato nel corso di un viaggio fatto a bordo di un aereo privato in Cile. Qualche mese dopo sarebbe tornato in patria per iniziare ad affrontare i processi.

Nel dicembre del 2017, l'ex presidente oramai ultraottantenne, otteneva l'indulto per "per ragioni umanitarie" dall'allora capo dello stato, Pedro Pablo Kuczynski. Una decisione che aveva sollevato una grande polemica nel paese e portato - attraverso vicende successive - alle dimissioni di Kuczynski e all'ascesa del suo vice, Martin Vizcarra, alla guida del paese. A ottobre del 2018, la Corte suprema aveva accolto il ricorso dei parenti delle vittime secondo cui l'indulto non era conforme ai principi e obblighi stabiliti nella Convenzione americana dei Diritti umani. L'ex presidente, che avrebbe quindi subito diverse ricadute cliniche, veniva quindi rimandato a scontare la pena in una struttura ospedaliera interna al carcere.

Dal 2001 al 2006 il Perù aveva conosciuto la presidenza di Alejandro Toledo. Nel 2016, dieci anni dopo la fine del mandato, il suo nome era tornato alle cronache per presunti coinvolgimenti nelle trame di corruzione della impresa ingegneristica brasiliana Oderbrecht. I vertici dell'impresa, al centro di una mega inchiesta che coinvolge tutta la regione, indicarono Toledo come recettore di somme ilecite in cambio della concessione di appalti per la costruzione della Carretera interoceanica del Sud, arteria che taglia il subcontinente da oceano a oceano. Per Toledo - primo ex presidente latinoamericano formalmente accusato di corruzione con Oderbrecht - scattava l'ordine di carcerazione preventiva. Ordine che non è stato però eseguito: "el Cholo" è stato visto l'ultima volta a New York e da allora non si hanno notizie precise sul suo domicilio.

Anche Ollanta Humala, presidente dal 2011 al 2016, è finito nelle indagini legate ala corruzione di Oderbrecht. Lui e la moglie, Nadinde Heredia, sono stati accusati di associazione a delinquere e di aver ricveuto tre milioni di dollari in nero, spesi in campagna elettorale. Accuse che non hanno fatto però fuggire lex presidente: condannati a 18 mesi di carcerazione preventiva in attesa del processo, i coniugi si sono consegnati alla giustizia e non smetono di denunciare gli abusi della magistratura.

C'è quindi il caso di Pedro Pablo Kuczynski, presidente dal 2016 al 2018. Le sue dimissioni anticipate sono strettamente intrecciate alla concessione dell'indulto a Fujimori. Una decisione che arrivava poche ore dopo che il Parlamento respingeva una richiesta di destituzione dello stesso Kuczynski dalla carica di presidente, accusato di essere coinvolto in casi di corruzione. Una mozione non approvata grazie ai voti di una parte di Forza popolare (Fp), quella facente capo a Kenji, il più piccolo dei due Fujimori, da sempre più esposto nella richiesta di indulto al padre. Secondo le prove ricavate da alcuni video girati di nascosto da parlamentari, Kuczynski avrebbe barattato la concessione dell’indulto proprio con i voti utili a salvarsi dalla sfiducia.

Nel giorno in cui Garcia si sparava un colpo alla testa, Kuczynski, 80 anni, veniva ricoverato all'ospedale per un innalzamento sospetto della pressione. In questi giorni infatti "Ppk" è alle prese con una richiesta di arresto preventivo di dieci giorni, nel quadro delle indagini che lo coinvolgono in un caso di presunta corruzione. Kuczynski è ritenuto responsabile di aver riciclato circa 100.000 di dollari legati agli appalti irregolari per la costruzione della autostrada interoceanica Perù-Brasile e del progetto di irrigazione Olmos, entrambi assegnati alla Odebrecht. L'illecito sarebbe stato compiuto durante il governo Toledo, quando Kuczynski

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