L’incursione di Di Maio: «La legittima difesa sia per le forze dell’ordine»
Di Maio sulla strada dei poliziotti killer seriali all'americana
Uno sfogo. Forse qualcosa di più. La sparatoria e la morte del
maresciallo Vincenzo Di Gennaro a Cagnano Varano ha colpito Luigi Di
Maio. Il vicepremier pentastellato ricevuta la notizia si è fermato, ha
chiamato il suo ministro della Difesa Elisabetta Trenta, ha preso
informazioni, e ha sentito Conte. Poi ha sbottato: «Ora basta, non è la
prima aggressione che fanno contro un servitore dello Stato. Quel che è
accaduto a Cagnano Varano non può restare impunito. Quel criminale deve
pagare ma anche il governo deve dare una risposta e la deve dare
subito», ha detto il leader Cinque Stelle. E precisa: «Qui abbiamo
parlato tanto di legittima difesa ma la vera legittima difesa serve per
le nostre forze di polizia. Per i nostri carabinieri, poliziotti,
militari e per chiunque svolga una funzione a tutela della sicurezza dei
cittadini. Ne parlerò con il ministro della Giustizia Bonafede e anche
con il Viminale».
Di Maio — da quello che trapela dalle indiscrezioni — anticipa le sue intenzioni già al presidente del Consiglio:
«Non è la prima volta che accade. Già a Roma con quei balordi che
assalirono in pieno centro un nostro carabiniere, in quel momento il suo
comportamento fu esemplare, ma ci è mancato poco — dice a Conte —. Poi
ci sono stati i nostri militari di Strade Sicure aggrediti nei pressi di
piazza San Pietro da un folle che gli tirò contro della benzina. Non se
ne può più, dobbiamo rispondere con tutta la forza dello Stato».
Nella testa del
vicepremier — che ieri ha presentato le cinque capolista per le Europee
di maggio — prende corpo l’idea di inserire delle aggravanti per
chi compie violenze contro le forze di polizia e militari, insomma verso
chi opera nel comparto sicurezza, inclusi vigili del fuoco. Misura che
potrebbe già trovare spazio in un provvedimento che Bonafede sta
mettendo a punto con il ministro Grillo sulla violenza contro medici e
funzionari degli ospedali. Non a caso nel pomeriggio intervengono i
deputati Cinque Stelle della commissione Difesa alla Camera.
«L’intervento dello Stato sui territori preda delle organizzazioni
criminali sarà immediato e deciso».
«Quel maresciallo è uno di noi e dobbiamo far passare un messaggio chiaro: lo Stato non si tocca», ha ripetuto più volte di Maio.
Il vicepremier nel prendere informazioni ha chiesto di approfondire la
valutazione degli aspetti tecnico giuridici delle potenzialità delle
forze di polizia in questi contesti, quelli in cui vengono aggrediti.
«Legge più severe per chi li insulta, servono aggravanti anche in questo
senso — ha detto all’inner circle —. Penso a quel delinquente di Verona
che è andato testa a testa con la poliziotta. Dobbiamo dotarci di nuovi
strumenti giuridici. Ripeto: la vera legittima difesa serve alle nostre
forze di polizia». Parole che ovviamente fanno pensare a tutte le
polemiche e le frizioni che ci sono state negli ultimi mesi tra
Movimento e Lega per la riforma sulla legittima difesa voluta dal
Carroccio (e diventata legge a marzo). Un modo anche per compattare i
Cinque Stelle su un argomento, quello della sicurezza, dove non sono
mancate le ruggini. Il vicepremier pentastellato — che oggi partirà per
la tre giorni con le imprese negli Emirati Arabi, primo tassello della
strategia per il rilancio dell’export — non ha intenzione di far cadere
il discorso e probabilmente lo inserirà tra i temi da trattare nei
vertici a tre di Palazzo Chigi.
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