Salvini
solo pochi giorni fa dichiarava sicuri i porti libici per buttare a
mare nuovamente gli emigranti. La Libia è in guerra, lui è un cialtrone.
Gli stati che si definiscono
democratici, cercano, per regolare i rapporti tra loro, di darsi delle
norma di comportamento reciproco. Peccato che poi, di questi accordi
ognuno ne fa quello che vuole.
La Convenzione delle Nazioni Unite sul
diritto del mare ne è un esempio. Questa stabilisce delle zone di
intervento delimitate dalla costa in cui ogni singolo stato può operare.
Le acque territoriali sono una fascia
che va dalla costa fino a massimo di 22 chilometri. In quest’aerea ogni
stato ha pieno potere come se fosse sulla terra. Cioè quell’acqua e il
suo contenuto sono di proprietà esclusiva dello stato. Poi c’è
un’ulteriore fascia di 22 chilometri, chiamata Zona contigua, in cui lo
Stato ancora può punire le violazioni commesse all’interno del proprio
territorio, naturalmente previo inseguimento iniziato nelle acque
territoriali.
A questo si aggiunge la SAR, formulata
dalla Convenzione di Amburgo la quale stabilisce che all’interno di una
zona non precisata esattamente, lo stato costiero ha il diritto e dovere
di salvare dei naufraghi, oltre a garantirgli la sicurezza nel rispetto
degli obblighi di diritto internazionale, in particolare del principio
di non respingimento. Riportiamo un passo preciso della convenzione per
cui: Se uno Stato respinge una nave di migranti irregolari
che ha fatto ingresso nelle proprie acque territoriali senza controllare
se a bordo vi siano dei richiedenti asilo e senza esaminare se essi
possiedano i requisiti minimi per il riconoscimento dello status di
rifugiato, commette una violazione del principio di non respingimento
sancito dall’art. 33 par. 1 della Convenzione del 1951 se i territori (Stati terzi o alto mare) verso cui la nave è respinta non offrono garanzie sufficienti per l’incolumità dei migranti.
In buona sostanza, oltre all’obbligo
del diritto di asilo, vi è l’obbligo di portare in sicurezza i naufraghi
ed accertarsi che non vi siano violazioni.
Ma cosa più importante, una nave
straniera che entra nelle acque territoriali, gode della libertà di
passaggio, se questo è inoffensivo. Non compie quindi nessuna violazione
ed in questo caso si applica l’art. 18, par. 2 e lo Stato costiero non
può invocare nessun respingimento, tanto meno costringere la nave
straniera a prendere il largo.
Ma tutte queste regole che come
dicevamo all’inizio gli stati che si definiscono democratici si danno e
ipocritamente ritengono di attenersi, in realtà sono aria fritta.
Servono solo come bandiera per poter raccontare che le regole di
accoglimento dei più bisognosi sono regolate da norme sancite negli
accordi internazionali. Infatti tutte queste belle cose, si fermano di
fronte al potere esclusivo che ogni stato ha all’interno del porto di
accoglienza. E così, una volta che la nave straniera agganciata nella
zona SAR, arriva all’interno del porto, nessuna commissione
internazionale ha il diritto dovere di far rispettare le regole.
Diciamo che ultimamente lo stato
Italiano, nella persona del ministro Salvini, ha usato le regole a suo
piacimento, tanto per confermare che gli stati quando vogliono se ne
fanno un baffo di tutte le convenzioni firmate e ratificate.
Gli stati cosiddetti democratici, prima
sbandierano regole di buona convivenza, ma andando poi a leggere tra le
righe troviamo che alla fine non hanno nessun obbligo a rispettare le
regole che formalmente vengono definite nei testi.
La Libia, nella sua zona SAR, invece di
portare soccorso ai naufraghi, fa operazioni brutali di polizia, come
affermato da Repubblica – giornale della borghesia di sinistra- in una
sua inchiesta, e come ormai da più parti sta venendo in luce. L’Italia,
facendo finta di non vedere cosa succede nei campi libici, è ben
contenta che questa zona Sar libica sia estesa in modo esagerato. La
guardia costiera libica ha mano libera. L’Italia non potrebbe, il
condizionale è necessario, imporre alle navi straniere di mettersi sotto
la protezione dei libici. La commissione europea ha detto chiaramente
che la Libia non può essere considerata un porto sicuro.
Ma Salvini dall’alto della sua cialtroneria fa spallucce.
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