giovedì 18 aprile 2019

pc 18 aprile - "E' TUTTA COLPA DEL '68" - Ma la mala erba papale non muore mai?

Pubblichiamo qualche stralcio di un articolo di Tiziano Tussi apparso su www.resistenze.org sulle uscite di qualche settimana fa dell'ex papa Ratzinger. E per la filosofia reazionaria generale dello stesso, in particolare contro le donne, rimandiamo all'opuscolo del Mfpr "Ratzinger: il ritorno dell'infamia originaria". 

Se non fosse che il clima in atto da moderno fascismo risveglia tutte le peggiori posizioni e concezioni, e odio verso qualsiasi avvenimento, periodo, persone che siano anche solo di sinistra, non parliamo comuniste..., sarebbe da fare una sonora risata. 
Ma chiaramente non è il pensiero solo di un vecchio papa ultrareazionario, ma il tentativo di una parte rilevante della Chiesa e della politica borghese più di destra di mettere un  grande coperchio allo scandalo (?) della pedofilia che via via investe tanti e tutte le gerarchie, e cogliere l'occasione per demonizzare, cancellare il '68 di cui sono ancora vivi e vegeti i suoi echi.

Per questo, Ratzinger arriva a rovesciare la realtà, a dire che il rosso era il nero, che la voglia di libertà, la spinta rivoluzionaria alla trasformazione radicale di una società oppressiva, repressiva, sfruttatrice era il male, che la grande stagione di civiltà, umanità, di possibilità di nuovi rapporti, di un mondo nuovo era la stagione della barbarie. ecc. 
Evidentemente il '68 fa ancora paura... E' questo è un bene! E' bene perchè occorre oggi più che mai una nuova stagione che rinnovi le grandi lezioni del 68/69 e su queste lezioni, sul loro bilancio, porti questa volta realmente a dare l'assalto al cielo, a rovesciare un sistema borghese sempre più marcio, che, come Ratzinger, se non muore, benchè in crisi è sempre lì.
Il '68 anche per i preti che vollero capire, farsi coinvolgere da quel vento fresco, fu veramente una stagione unica. Allora ci furono i preti operai che lasciavano le loro comode
chiese e andavano a lavorare, ad essere sfruttati e a lottare insieme agli operai; allora ci furono i preti che aprirono le grigie e silenziose sacrestie alla voce forte dei giovani ribelli, ai lavoratori in lotta, alle assemblee di donne, uomini, agli occupanti di case, ecc. Nel 68 ci furono i preti, i veri missionari della teologia della liberazione che lottavano fianco a fianco contro il dominio della chiesa lontana ed estranea alle sofferenze dei popoli, una chiesa ufficiale spesso alleata, complice dei peggiori regimi assassini e dell'imperialismo - tanti di questi preti morirono per la liberazione dei popoli.
E potremmo continuare e continuare.
Lo schifo, il marcio più profondo, la pedofilia sono stati prima e dopo il 68, sono contro i valori rivoluzionari del 68. 
E, nonostante la pulizia timida e superficiale di Bergoglio, questo marciume non potrà che continuare oggi più che mai nel clima di moderno fascismo che alimenta tutte le peggiori azioni.
In questo senso, l'uscita di Ratzinger è un campanello d'allarme non casuale.
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E' tutto colpa del '68. Parola dell'altro papa
Tiziano Tussi
16/04/2019

"...Benedetto XVI è lo specchio della chiesa che permane. Forse il senso più profondo della chiesa, la sua permanenza, il dogma. Certo posizioni come le sue sono in qualche modo parte fuori dalla sensibilità storica contemporanea. E il Papa emerito lo sa. Ed è per questo che non manca, seguendo i tempi lunghi della chiesa, di intervenire su tematiche scottanti che corrono il rischio, per lui, di portare la direzione chiesastica verso derive troppo moderniste.
L'ultimo suo scritto, sulla chiesa e gli abusi sessuali al suo interno, ne è testimonianza. Uno scritto pubblicato in una rivista tedesca, Klerusblatt, rivista mensile del clero bavarese. Possiamo pensare a quanto più di conservatore vi sia in Germania, pensando alla Baviera, e pensando a quello che Benedetto XVI ha scritto l'11 aprile scorso. Testo raccolto da numerose altre pubblicazioni in tutto il mondo. In Italiano è stato dato al Corriere della Sera.

Vediamo di analizzare lo scritto seguendo la sua stesura.

...La partenza, a pagina 2, è contro l'educazione sessuale dei giovani con esempi difficilmente riscontrabili, sue personali esperienze, "un giorno (?) andando a Ratisbona … il Venerdì santo del 1970…vidi…manifesti pubblicitari che presentavano due persone completamente nude che si abbracciavano strettamente." Vai a verificare! Ma subito dopo, stessa pagina, e stiamo parlando del primo dei tre punti in cui lo scritto è diviso, si parte all'attacco del '68, dell'amore libero e gioioso che porta naturalmente, per lui, alla pederastia ed all'omosessualità.
Non è inutile richiamare qui alla tragedia che il senso cristiano della vita ha prodotto nel mondo, dove è potuto arrivare. Benedetto XVI difende il cattolicesimo, ovviamente, come unica religione per arrivare a sentire Dio, ma all'inizio dell'era cristiana possiamo parlare di cristianesimo e non di cattolicesimo. La gioiosità della sessualità e delle sue manifestazioni è stata ancorata ad una mortificazione della carne e ad una negativizzazione della donna, della femmina, in quanto direttamente carne e direttamente peccato...
...Prima dell'avvento culturale egemonico del cristianesimo, l'uomo era molto più libero dal senso di colpa che la religione cristiana ha messo in carica alla sessualità...

Arriviamo alla demonizzazione del '68: "La propensione alla violenza che caratterizzò quegli anni è strettamente legata a questo collasso spirituale." (p. 2)... Ma ciò che è ancora più grave è che Benedetto XVI sembra dare al '68 una esclusiva nel campo della liberalizzazione sessuale-violenza-pederastia che parte proprio dallo scioglimento sociale della sessualità, un portato del '68...
La pedofilia comunque, per Benedetto è diventata allora "permessa e conveniente" (p. 2). Si capisce poco, ma avanti! Poi si infila in una dissertazione che porta, stando alle sue premesse, ad una sola affermazione: la vita degna è una vita di fede e basta. Qui pone distinzioni tra le basi giusnaturalistiche - leggi naturali - della teologia e l'esegesi delle Sacre scritture - Bibbia in primis - che può allontanare da quella radicale semplicità della fede; insomma la vita viene da Dio, la vita naturale quindi è la prova più certa dell'esistenza di Dio e della sua Grazia verso di noi...

Il cerchio è stretto: Dio- Gesù-uomo-stile di vita umana di Gesù; Dio quindi esempio per tutti. La sessualità non è contemplata nella vita di Cristo e quindi anche di quella del fedele. Un ritorno, esemplificando, a san Cesario, V/VI° secolo d.c. "La moglie si prende non per libidine ma per la procreazione dei figli" Così Benedetto rende noto che nei seminari vigevano club di omosessuali, seminaristi che vivevano assieme a laici, uomini e donne, "Un vescovo (ma chi sarà? n.d.r.) aveva mostrato ai seminaristi film pornografici …presumibilmente con l'intento di renderli capaci di resistere [alle tentazioni]!" Naturalmente in questo dilagare della liberalità "… i miei libri venivano letti sottobanco". (p. 4)...

Quindi per Benedetto è bene usare accortezza verso la fede in sé, non si deve difendere e perdonare solo chi pecca o sbaglia. Anche la fede deve essere difesa per legge "Un diritto canonico … giusto [deve dare] protezione giuridica anche [alla fede] (p. 5), per arrivare al risultato di sradicare tutte le false posizioni che ho prima ricordato, ecco cosa deve fare il credente: lasciarsi andare completamente all'amore di Dio....

L'unicità dell'esistenza di Dio ci deve indicare la via. Nessuna pratica sessuale ci può distogliere da questa santa direzione. La presenza di Dio nel mondo è stata varia e chiara. Benedetto ricorre ad Abramo come esempio "decisivo" di rapporto dell'uomo con Dio, la chiamata di Dio "… diede all'uomo quell'orientamento [] che supera ogni attesa: Dio... parla a noi uomini come uomo" (p. 6). Ora Abramo si situa in una temporalità un poco distante dalla nostra, ma resta in ogni caso "una stella che guida". La sua storicità, naturalmente dubbia, la si può situare attorno al 2000 avanti cristo. Ma per l'analisi di Benedetto va bene anche così.
Quindi, siamo alla fine del discorso, la pedofilia è diventata talmente un problema per la chiesa, per l'assenza dell'amore verso Dio. E a rinforzo aggiunge una citazione del teologo Hans Urs von Balthasar: "Il Dio trino, Padre, Figlio e Spirito Santo: non presupporlo ma anteporlo!" (p. 6) Ed ancora un esempio su questa china finale. La sbagliata mondanità dei comportamenti sacramentali, quali l'Eucarestia, che viene vissuta come simbolo e non come vera transustanziazione. Un dogma che regge tutta l'impalcatura chiesastica sacramentale. Il corpo ed il sangue, dell'ostia e del vino, non sono veramente tali ma sono proprio il corpo ed il sangue di Gesù nell'ultima cena, anche se sembrano solo ostie, consacrate, ovvio, e vino, da bere...

Possiamo leggere:

* "Lettera ai vescovi" del 1986, Congregazione per la dottrina della fede, presieduta allora proprio dal cardinale Joseph Ratzinger, poi Papa Benedetto XVI.

* All'enciclica Spe Salvi, del 2007, sempre di Benedetto XVI, che sviluppa tematiche nello stesso ordine teorico. (Vedi anche il mio scritto in proposito, nella rivista Marxismo Oggi, n° 3/2008)

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