La
manifestazione si è svolta nell’auditorium della Camera del
Lavoro, nel centro della città.
Nell’androne
all’entrata era disposta una mostra fotografica con vivide immagini
dei bombardamenti e delle manifestazioni di protesta che allora si in
tutto il mondo.
Le
relazioni sono state precedute dalla proiezione di un breve video che
ha ricostruito le circostanze dei bombardamento e riproposto le
immagini dei devastanti effetti sulla popolazione delle città
colpite, e anche qualcuna dell’orgogliosa mobilitazione dei
movimenti di opposizione alla guerra in diversi paesi.
Dopo l’introduzione
è curata da un compagno docente di storia, sono poi intervenute le
delegazioni internazionali di proletari comunisti/PCm-Italia e del TKP/ML, la relazione ufficiale del KKE-ml, organizzatore dell’evento e infine domande e dibattito.
Non
essendo disponibile la traduzione simultanea, il resoconto degli
interventi è necessariamente parziale e sommaria.
L’introduzione
ha ricostruito il contesto e i fatti che produssero l’esplosione
della Jugoslavia, il ruolo delle potenze imperialiste e gli sviluppi
che portarono, per la prima volta nella storia, a un intervento
diretto della Nato senza la copertura di una risoluzione del
Consiglio di Sicurezza dell’ONU e contro un paese che costituiva
alcuna minaccia per nessuno degli Stati membri dell’alleanza, in
nome della “guerra umanitaria”.
I
successivi contributi delle delegazioni interazionali hanno riportato
il punto di vista dei rispettivi partiti e soprattutto brevi analisi
e proposte attuali.
La
più ampia relazione del KKE-ml ha esposto abbastanza in dettaglio
l’analisi della situazione dei Balcani allora e ora, il ruolo delle
diverse potenze coinvolte, le prospettive per la ripresa di un
movimento antimperialista nella regione. Vi è stato poi il
dibattito.
Lo
ha aperto da un compagno greco che, avendo studiato in Italia negli
anni in cui nasceva il movimento marxista-leninista, ha voluto dare
il suo contributo testimoniando il processo di tradimento
revisionista del PCI, il suo ruolo negativo verso lo sviluppo delle
lotte e movimenti sociali nei luoghi in cui esercitava il potere
amministrativo, ben prima dell’ultimo approdo guerrafondaio
dell’epigono D’Alema, primo ministro all’epoca dei
bombardamenti.
Poi
un compagno del KOE (altra organizzazione rivoluzionaria greca) ha
lamentato la mancanza di un’unità tre le forze di sinistra in
Grecia: se ne contano una decina, ma non riescono ad unirsi neppure
in una occasione come questa.
Ha
replicato l’ex-segretario del KKE, che ha posto il problema nei
termini: c’è unità e unità, quale unità vogliamo? Abbiamo
proposto di organizzare insieme questa iniziativa e anche una
manifestazione di massa a tutti i partiti e forze che si definiscono
antimperialisti. Sulla manifestazione ci hanno risposto che erano
oberati di lavoro per la preparazione delle campagne elettorali per
le elezioni Europee e/o locali e alla fine quasi nessuno di loro è
neppure qui stasera. Quale unità allora: antimperialista o sulle
elezioni?
Una
compagna insegnante è intervenuta per ricordare quanto vasto,
multiforme e ricco sia stato il movimento contro la guerra allora. Un
esempio per tutti le efficaci azioni di blocco del porto di
Salonicco, da dove partivano i mezzi per l’intervento di terra. Una
memoria da riprendere, altrimenti i ragazzi di oggi, che ovviamente
all’epoca neanche nati o erano troppo giovani, non possono saperne
nulla.
Un
altro compagno ritornato sulla questione del rapporto tra
l’iniziativa e le elezioni imminenti. Nelle brevi conclusioni, si è
auspicato che dalla discussione sull’analisi della situazione di
allora e di oggi dell’imperialismo, delle sue istituzioni e linee
di azione, nascano forme di iniziative comuni e coordinamento a
livello internazionale.
Un
auspicio che per proletari comunisti PCm-Italia è gia un impegno di
lavoro, a partire dalle proposte su opposizione alla guerra in Libia,
solidarietà e sviluppo delle lotte dei migranti, solidarietà
internazionalista con le lotte antimperialiste e guerre popolari - in primis la più larga e importante di esse, quella in India - campagne e iniziative a difesa dei prigionieri
politici nei nostri paesi e nel mondo.
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