il movimento studentesco riparte - massimo sostegno
Ma sostegno non vuol dire accodamento, bensì lottare al suo interno per l'organizzazione rivoluzionaria autonoma degli studenti che sia chiaramente fuori e e contro i partiti parlamentari e la CGIL e le sue longa manus.
Nella comprensione che questa battaglia contro lo sfruttamento - per non essere studentista e piccolo borghese - richiede l'unità di classe con operai-precari-disoccupati e sfruttati per combattere non solo lo sfruttamento degli studenti - previsto in forme blande dal provvedimento governo/padroni - ma tutto lo sfruttamento che è sfruttamento capitalistico.
proletari comunisti/PCm Italia
ottobre 2017
"Si studia e si lavora, sempre sotto ricatto!"
E’ soprattutto l’alternanza
scuola-lavoro l’obiettivo delle critiche degli studenti e delle
studentesse che in tutta Italia sono scesi in piazza oggi, in un
contesto generale di attacco alle politiche del governo e del ministro
Fedeli nell’ambito dell’istruzione.
L’alternanza scuola-lavoro è ormai chiaramente identificabile con un sistema di sfruttamento
legalizzato e spacciato per opportunità di crescita, che oltre ad essere fortemente criticato dagli stessi soggetti a cui è rivolto ha già provocato incidenti per fortuna con conseguenze non decisive.
Se in alcune piazze si è inserito tra gli slogan la quantomeno stramba richiesta di una “alternanza di qualità”, in molte altre si è sottolineato come prima di parlare di lavoro sarebbe meglio discutere di reddito e di redistribuzione della ricchezza sociale, per evitare di andare a sostenere uno strumento finalizzato solo ad accrescere la competizione sui luoghi di lavoro e i profitti dei datori di lavoro.
Del resto, l’alternanza ormai si fa anche in polizia, e si configura come dispositivo ideologico di disciplinamento sia in ambito lavorativo che sociale. Sul luogo di alternanza si subiscono in alcuni casi molestie sessuali, a fronte di un risultato inutile da spendere in qualsiasi curriculum.
Altro che opportunità o dispositivo riformabile: ad essere completamente da cancellare è un sistema di lavoro basato sul ricatto, ma anche una idea di vita finalizzata al lavoro che deve investire anche la totalità del percorso formativo.
Da Bologna a Catania, da Roma a Venezia, da Padova a Palermo, da Pisa a Milano e Cosenza tanti cortei hanno riportato in piazza le voci di una generazione sempre più sotto attacco, che è mandata a fare fotocopie e caffè e si deve pure sentire dire che quelle fotocopie e quei caffè vanno visti come opportunità di crescita. Obiettivi i provveditorati, cosi come le sedi delle multinazionali che sfruttano gli studenti tirocinanti, ma anche le istituzioni locali che applicano gli accordi sulla scuola decisi in sede governativa.
L’alternanza si applica a circa 1,5 milioni di persone ogni anno. Un enorme immissione di forza-lavoro a costo nullo nel mercato, che invece di ridurre la disoccupazione promuoverà ulteriori riduzioni di diritti dato che la competizione aumenterà a dismisura. Studio e lavoro si svolgono entrambi sotto ricatto, in mancanza di prospettive.
A Palermo, mentre si puntava a occupare un McDonald’s, simbolo della reale applicazione dell’alternanza, la polizia ha caricato facendo due fermi tra gli studenti. Un simbolo di come quando gli studenti provano a criticare le vite a cui sono sottoposti, la risposta è semplicemente la repressione verso chi non capisce lo strepitoso futuro di opportunità a venire.
A questo stato di cose si dovrà rispondere soltanto con l’innalzamento della lotta!
L’alternanza scuola-lavoro è ormai chiaramente identificabile con un sistema di sfruttamento
legalizzato e spacciato per opportunità di crescita, che oltre ad essere fortemente criticato dagli stessi soggetti a cui è rivolto ha già provocato incidenti per fortuna con conseguenze non decisive.
Se in alcune piazze si è inserito tra gli slogan la quantomeno stramba richiesta di una “alternanza di qualità”, in molte altre si è sottolineato come prima di parlare di lavoro sarebbe meglio discutere di reddito e di redistribuzione della ricchezza sociale, per evitare di andare a sostenere uno strumento finalizzato solo ad accrescere la competizione sui luoghi di lavoro e i profitti dei datori di lavoro.
Del resto, l’alternanza ormai si fa anche in polizia, e si configura come dispositivo ideologico di disciplinamento sia in ambito lavorativo che sociale. Sul luogo di alternanza si subiscono in alcuni casi molestie sessuali, a fronte di un risultato inutile da spendere in qualsiasi curriculum.
Altro che opportunità o dispositivo riformabile: ad essere completamente da cancellare è un sistema di lavoro basato sul ricatto, ma anche una idea di vita finalizzata al lavoro che deve investire anche la totalità del percorso formativo.
Da Bologna a Catania, da Roma a Venezia, da Padova a Palermo, da Pisa a Milano e Cosenza tanti cortei hanno riportato in piazza le voci di una generazione sempre più sotto attacco, che è mandata a fare fotocopie e caffè e si deve pure sentire dire che quelle fotocopie e quei caffè vanno visti come opportunità di crescita. Obiettivi i provveditorati, cosi come le sedi delle multinazionali che sfruttano gli studenti tirocinanti, ma anche le istituzioni locali che applicano gli accordi sulla scuola decisi in sede governativa.
L’alternanza si applica a circa 1,5 milioni di persone ogni anno. Un enorme immissione di forza-lavoro a costo nullo nel mercato, che invece di ridurre la disoccupazione promuoverà ulteriori riduzioni di diritti dato che la competizione aumenterà a dismisura. Studio e lavoro si svolgono entrambi sotto ricatto, in mancanza di prospettive.
A Palermo, mentre si puntava a occupare un McDonald’s, simbolo della reale applicazione dell’alternanza, la polizia ha caricato facendo due fermi tra gli studenti. Un simbolo di come quando gli studenti provano a criticare le vite a cui sono sottoposti, la risposta è semplicemente la repressione verso chi non capisce lo strepitoso futuro di opportunità a venire.
A questo stato di cose si dovrà rispondere soltanto con l’innalzamento della lotta!
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