ore 8
Uno sciopero come difficilmente se ne sono visti all'Ilva di Taranto.
Una marea di operai blocca la fabbrica e l'indotto.
E non se ne sono restati a casa...
ma sono venuti a riempire il piazzale in tantissimi e a tutte le portinerie.
Alla port A cancelli bloccati, chi insiste per entrare o cerca scuse, non viene ben trattato
alla port. imprese cancelli chiusi e operai metalmeccanici ed edili uniti nella lotta
al Tubificio, dove di solito c'è sempre poca gente, questa mattina sono in tanti
alla port. D la situazione più vivace - dentro la marea degli operai presenti, un gruppo di operai della CUB-FMLU, nata da non molto, e non presente nelle RSU, fa - con l'operaio Stefano Sibilla - ex libero e pensante - un comizio di forte contestazione, chiede che si blocchi la produzione per davvero, che si entri in fabbrica e si blocchi tutto, e non solo per oggi, che la lotta è non solo per il lavoro ma anche per la salute di operai e cittadini e che i sindacati hanno finora svenduto gli operai.
Tutto giusto, ma oggi la produzione è già bloccata!
Il problema è che non basta, nè basterà, a parte oggi, bloccare la produzione, ma bisognerà bloccare la città e su questo, questo gruppo di operai fa il vecchio discorso dei "liberi e pensanti" - oggi fuori dalla lotta e seduti in consiglio comunale - "...lasciamo in pace la città, la città ha già subito, ecc." - un discorso non classista e combattivo, come pretende di essere, ma perbenista e conciliante con istituzioni, prefetto ecc, che proprio questo vogliono.
La lotta operaia non si può rinchiudere in fabbrica, e le masse popolari della città, a partire da quelle dei quartieri popolari inquinati, Tamburi e Paolo VI, vogliono eccome essere coinvolte, per difendere insieme lavoro e salute, per rivendicare lavoro, reddito, case, scuole, sanità, e sopratutto copertura dei parchi minerali e bonifiche reali.
Ma sono i discorsi del primo giorno. Mentre i vertici sindacali vanno a Roma... Non è che l'inizio!
Chiudiamo con Che Guevara, di cui oggi si ricorda la morte per le mani assassine dell'imperialismo, ma di cui si celebra la vita, divenuta immortale per i giovani, i proletari e i popoli
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