"Rubare per fame non è un reato": la Cassazione assolve il senzatetto
A fare ricorso in Cassazione non è stato il giovane senza fissa dimora, Roman Ostriakov. Il ricorso lo ha fatto il Procuratore generale della Corte di Appello di Genova che chiedeva che l'imputato fosse condannato non per furto lieve, come stabilito
in primo e secondo grado, ma per tentato furto dal momento che Roman era stato bloccato prima di uscire dal supermercato, dopo essere stato notato da un cliente che aveva avvertito il personale vigilante.
Il clochard alla cassa aveva pagato solo una confezione di grissini, non i wurstel e le due porzioni di formaggio che si era messo in tasca. La corte d'appello di Genova aveva confermato la condanna a sei mesi di reclusione con la condizionale. I giudici avevano anche confermato la condanna di primo grado a cento euro di multa. Il pg Antonio Lucisano aveva invece chiesto la derubricazione del reato in tentativo di furto spinto dalla necessità con la condanna a cento euro.
Ad avviso dei supremi giudici quello commesso da Roman è un furto consumato e non tentato, ma - a loro avviso - "la condizione dell'imputato e le circostanze in cui è avvenuto l'impossessamento della merce dimostrano che egli si impossessò di quel poco cibo per far fronte ad una immediata e imprescindibile esigenza di alimentarsi, agendo quindi in stato di necessità". Così è stata annullata senza rinvio la sentenza di condanna inflitta in appello il 12 febbraio del 2015 "perchè il fatto non costituisce reato". Anche la Procura della Cassazione aveva chiesto l'annullamento senza rinvio della decisione dei magistrati genovesi.
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