Kobad Ghandy, uno dei leader più
importanti del PCI (maoista), ricorda la moglie e compagna Anuradha Ghandy,
l'unica donna nel comitato centrale PCI (maoista), morta nell'aprile del 2008 da
malaria cerebrale.
La vita di Anu preso ha
attraversato molte strade. Era una brillante studentessa della scuola, dove
l'atmosfera progressista e democratica della sua famiglia ha giocato un ruolo
chiave nella sua formazione. È all'università che è diventata una militante e
leader studentesca. Nel periodo dopo lo stato di emergenza, essendo allora
diventata docente, era diventata una delle principali attiviste per i diritti
umani nel paese. Dopo essersi trasferita a Nagpur nei primi anni ‘80, è
diventata non solo in tutta l'India il volto del movimento culturale
rivoluzionario a Nagpur/Vidarbha, ma nel suo lavoro di professore di sociologia,
è diventata una leader sindacale riconosciuta. Ha diretto lotte dei lavoratori
ed è persino andata in prigione diverse volte. Inoltre, è diventata una figura
popolare nel movimento delle donne nella regione. Con questo, ha avuto anche un
profondo impatto sull’intellighenzia - insegnanti, studenti, avvocati, scrittori
e attivisti sociali – di Nagpur e Vidarbha. Ma ancora più importante è stato il
suo impatto decisivo sul movimento Dalit a Vidarbha, in particolare a
Nagpur.
Kobad Ghandy è uno dei maggiori
leader del PCI (Maoista). Arrestato a Delhi nel mese di settembre, Ghandy è
attualmente detenuto nel settore di alta sicurezza del carcere di Tihar. Era sposato con Anuradha Ghandy, membro e dirigente nel comitato centrale del PCI (Maoista). Lei è morta nel mese di
aprile 2008, di malaria cerebrale. In questo articolo scritto per Open, egli scrive.
"Il 12 aprile del 2008, una bella
vita si è improvvisamente spenta. Anuradha Ghandy è morta prematuramente all'età
di 54 anni a causa del riconoscimento tardivo di una malattia mortale, la
malaria falciparum. Quel giorno, gli indiani, in particolare le loro donne
oppresse, hanno perso un fiore che diffonde il suo profumo in molte parti del
paese. Due anni sono un lungo periodo di tempo, ma la fragranza aleggia ancora.
L'odore dolce, come quello di un fiore eterno inebria l’animo con i ricordi del
suo spirito vivace e amorevole. Anche qui nella cella di alta sicurezza del
carcere di Tihar, i cinque gruppi di sbarre in cui siamo imprigionati non
possono spegnere l'aroma di Anu che irraggia nella memoria di tutti. Il dolore
che soffriamo qui sembra così insignificante rispetto a quello che lei ha dovuto
affrontare in quel fatidico giorno.
Ricordo il primo giorno che l'ho
incontrata a metà del 1972. La splendente luminosità che emanava dal suo viso
infantile non si è mai sbiadita in tutti gli anni tortuosi di lotta e di grande
sacrificio. Lo stesso spirito frizzante, lo stesso slancio e lo stesso spirito
vivo ed energico della gioventù, sono rimasti fino alla fine.
La purezza della sua anima e il
suo profondo impegno verso gli oppressi non hanno mai permesso alle difficoltà,
fisiche o mentali, di abbatterla. Ecco perché l’usura della vita non poteva
spegnere la sua giovinezza ed esuberanza. È stata solo la micidiale sclerosi
sistemica incurabile che l’ha colpita nel 2002, che ha portato ad un tratto al
suo invecchiamento.
Anche se il suo volto era
diventato pallido, non ha mai permesso alla malattia di distruggere il suo
spirito. Il fuoco di una vita intera, al servizio del paese e del suo popolo,
non è diminuito, neanche di una virgola. Fino al suo ultimo giorno, dalle sei
del mattino fino a mezzanotte, era costantemente in movimento - per incontrare
la gente, viaggiare, leggere, scrivere e anche cucinando e facendo le pulizie.
Anche se la malattia ha lentamente mangiato i suoi organi - polmoni, reni, cuore
e paralizzato le dita, Anu non conosceva riposo. Costringeva perfino le sue
ginocchia artritiche, che diventavano sempre più dolorose a salire le scale, e a
camminare per giorni nelle foreste, stando spesso in piedi tutto il giorno.
Era la volontà? Era l’impegno? La
sua stanchezza, il suo dolore, non li ha mai mostrati sul suo volto; lei non si
lamentava mai. E chi la incontrava non poteva rendersi conto di che cosa stava
attraversando.Con la sua precisa conoscenza
della questione Dalit/casta e il suo ampio studio degli scritti di Ambedkar, era
in grado di sfidare efficacemente la direzione Dalit profondamente radicata
fornendo una interpretazione scientifica e marxista della questione. Con Nagpur,
il centro del movimento dalit, verso cui ci siamo trasferiti era Indora - il più
grande bastione dalit nel Maharashtra. Il suo impatto sui giovani dalit era
enorme e lei è diventata ospite regolare nella maggior parte delle conferenze
dalit.
La gente di Nagpur si ricorda con
emozione di questa importante professoressa, che soggiornava in un bastione
Dalit, e si spostava in bicicletta per la città sotto il famoso sole di piombo
di Nagpur.
Dopo Nagpur/Vidarbha, Anu è
andata a lavorare tra la gente delle tribù più remote che vivono nella foresta,
in mezzo a loro, condividendo le loro gioie e le loro disgrazie. E, infine, nei
suoi ultimi sei-otto anni, si è concentrata sulle donne oppresse del nostro
paese, educandole e svegliandole per la loro emancipazione e liberazione dalla
povertà.
Attraverso tutti questi alti e
bassi, a volte siamo stati insieme, ma spesso separati per mesi. Tuttavia, i
momenti che abbiamo passato insieme sono stati i periodi nella mia vita che ho
più cari. Il suo pensiero amichevole e indipendente, mi ha portato un grande
aiuto nella comprensione razionale degli eventi, del popolo e dei problemi. Non
ci sono state altre persone con le quali ho avuto tanti dibattiti appassionati.
Questo ha dato un equilibrio alle mie opinioni, spesso unilaterali.
Anuradha aveva la rara capacità
di coniugare l'attivismo con la capacità teorica. Nonostante le sue attività
giorno e notte, lei era una lettrice vorace e scrittrice prolifica – scriveva in
inglese, hindi e marathi. Anche se ha scritto su molti argomenti, i suoi scritti
sulla questione dalit/casta e sulle questioni femminili sono stati importanti
contributi alla comprensione scientifica di questi due importanti aspetti
sociali dell'India.
Ma ciò di cui la maggior parte
più si ricorderà di Anu è il suo bel carattere. In un'epoca in cui il comunismo
è degenerato in tutto il mondo - Russia, Cina, Europa orientale erano crollate,
e la maggior parte degli altri partiti degenerati - il carattere di Anuradha è
rimasto ideale. Là dove il potere, anche a bassi livelli, tende a corrompere;
dove l'ego, l'interesse personale e la voglia di dirigere/essere famosi divora
le viscere di molti movimenti, Anu era esemplare. È rimasta la stessa da quando
era diventata un quadro regolare a quando è diventata una figura ben nota e una
grande leader.
La stessa semplicità, la stessa
correttezza, la stessa innocenza infantile. Il suo volto era un riflesso delle
sue emozioni - incapace di mentire, di manipolare gli altri o di impegnarsi in
intrighi. Inoltre, la sua capacità di legarsi con tutti – dal più semplice
tribale ai più grandi intellettuali - è in effetti leggendaria. Anu aveva la
bellezza dell’innocenza, pur mantenendo l’acutezza dell’intelligenza e l'energia
di una professionista. È questa combinazione che dà ad Anuradha il suo profumo
eterno
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