Che faccimmo, a chi figlie e a chi figliastre?!?...
In vista delle elezioni, per depotenziare e arruolare i
collettivi che occupano spazi comunali, è stato garantito – a chi era
disponibile quanto meno a non essere ostile – il non sgombero. In tal modo ci si è assicurato l’appoggio delle
realtà più giovani, vivaci e contestatrici della città: è stata una mossa furba
che, – oltre a incrementare l’aspettativa di bottino elettorale con la
captazione del voto giovanile e a offrire di sé un’immagine “rivoluzionaria” –
ha provato a creare un fronte di queste realtà annullando o depotenziando
le loro differenze sostanziali di effettivamente occupanti (e, quindi, a
rischio) rispetto agli “abitanti” dell’ex Asilo Filangieri immessi
nell’edificio, guidati, garantiti e protetti, fulcro di tutta
l’operazione. Gli altri – tutti
gli altri e, soprattutto, gli inermi privati cittadini – potevano essere dati in pasto all’“attenzione” della Corte dei Conti. Di qui le vergognose ordinanze di sgombero.
gli altri e, soprattutto, gli inermi privati cittadini – potevano essere dati in pasto all’“attenzione” della Corte dei Conti. Di qui le vergognose ordinanze di sgombero.
Il ragionier Fucito, piuttosto che dare fumose
assicurazioni e provare ad accollare ai suoi dirigenti la responsabilità del
lavoro sporco degli sgomberi (ma non di tutti…) per gettare un po’ di fumo negli
occhi alla Corte dei Conti e mantenersi immacolato agli occhi degli elettori,
dovrebbe ricordare a chi lo tiene al guinzaglio che, qualche mese dopo l’insediamento,
l’attuale giunta e l’allora assessore Lucarelli, in una pubblica manifestazione
e nel “Manifesto per Napoli” lanciato con grande enfasi, si impegnarono a non
effettuare mai sgomberi di immobili comunali occupati per finalità sociali o
abitative.
E allora, poiché lui e il sindaco si ripresentano alle
elezioni, se vogliono sperare d’esser creduti, ora e subito si prendano la responsabilità
politica di revocare queste odiose ordinanze, dicano chiaramente che non si
faranno discriminazioni né favoritismi e che confermano l’impegno a non
sgomberare nessuno.
La questione del patrimonio immobiliare del Comune
non è un problema contabile, ma politico.
Tant’è che – addirittura – l’ex Asilo Filangieri non
soltanto non è stato “messo a reddito”, ma sono stati e saranno iscritti in
bilancio oltre € 300.000,00 all’anno per quella che la giunta ha chiamato “messa
a reddito civica”. La condizione degli altri spazi utilizzati a fini sociali e
culturali non è diversa. Anzi: come all’ex Asilo non c’è un “reddito” per il
Comune ma, in compenso, non c’è neppure un’onerosissima spesa a carico del
bilancio comunale!
Ancora più grave è l’iniziativa
di sgombero nei confronti di privati cittadini. Operazione vigliacca e ancora
più odiosa perché si tratta il più delle volte di persone in gravi difficoltà
economiche e/o anziane, estremamente vulnerabili.
Anche in questi casi la questione
è squisitamente politica perché è tutta interna alla grande questione abitativa
della città.
Sindaco e assessore al Patrimonio pensano di risolvere
il problema del bilancio comunale con questi metodi reazionari?!? La Corte dei
Conti fa il suo mestiere di verifica contabile del bilancio e dei vuoti
amministrativi e funzionali che ne determinano le deficienze: è compito della politica
individuare le cause e i nodi di queste deficienze e trovare le soluzioni – non
repressive – che risolvano il problema del bilancio nell’interesse non soltanto
dei cittadini interessati, ma dell’intera collettività.
Altrimenti non ci sarebbe alcun bisogno di
“politici”: basterebbero un po’ di
ragionieri (vuoi come “assessori”, vuoi come burocrati) e un manipolo
di “agguerriti" poliziotti…
In realtà la sciagurata
iniziativa di queste ordinanze ha di nuovo posto brutalmente (e scioccamente,
nel momento sbagliato) all’ordine del giorno la grande questione della
finalizzazione e della gestione dell’immenso patrimonio immobiliare della città
– non soltanto del Comune – che va affrontato concretamente, ben prima del voto
amministrativo, senza promesse e chiacchiere elettoralistiche, con una reale e
attiva partecipazione democratica di massa, di proposizione e di controllo,
contro ogni dichiarazione demagogica e populista di facciata.
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