E il ridicolo è ancora più grande
se ricordiamo che si tratta di soli 20 lavoratori su circa 1000 tra “operai
Blutec” e indotto… e a giugno altri 20 e poi ancora altri, fino ad “arrivare a
250 entro la fine dell’anno”, mentre se il progetto auto ibrida si
concretizzasse veramente allora il processo si concluderebbe nel 2018! Per la
presentazione di questa parte del progetto la Blutec ha tempo fino al 30
giugno, poi passerà al controllo dell’Advisor.
“Non sventola la bandiera del
Lingotto” dice il giornalista, ma nemmeno quella della Blutec, dato che per
adesso non si vede il logo da nessuna parte!
Ricordiamo ancora una “stranezza”
su questo progetto: “Il progetto di Termini Imerese prevede un investimento
iniziale di 95,8 milioni, di cui 71
concessi dallo stato e dalla Regione.” riporta il
quotidiano! I conti sono quindi facili da fare: il “privato” investe solo 20 milioni su 95! questo “progetto” è pagato di fatto con soldi pubblici! Ma non è finita perché i sindacati, secondo quanto riporta la Repubblica, attendono ancora “20 milioni di euro da Palazzo d’Orleans legati al decreto emanato due settimane fa e solo da pochi giorni al vaglio della Corte dei Conti per il parere. Sono soldi fondamentali per avviare gli ordini dei macchinari”!
quotidiano! I conti sono quindi facili da fare: il “privato” investe solo 20 milioni su 95! questo “progetto” è pagato di fatto con soldi pubblici! Ma non è finita perché i sindacati, secondo quanto riporta la Repubblica, attendono ancora “20 milioni di euro da Palazzo d’Orleans legati al decreto emanato due settimane fa e solo da pochi giorni al vaglio della Corte dei Conti per il parere. Sono soldi fondamentali per avviare gli ordini dei macchinari”!
Su questa operazione di pura
propaganda elettorale si sono naturalmente gettati i politici di professione,
da Crocetta, che parla di “impegno rispettato” al fanfarone Faraone che a
fronte della pochezza dell’iniziativa che abbiamo descritto si allarga in
valutazioni pompose: “Adesso – dice – siamo a lavoro per assicurare la piena
occupazione [frase buttata lì per fare effetto dato che non ne conosce nemmeno
il significato!-ndr] con gli 800 operai al lavoro, inclusi anche i 300 addetti
dell’indotto, e avviare così il secondo e più ambizioso progetto di Blutec per
Termini, cioè la produzione di due modelli di auto ibride. Gela, con la
vertenza Eni, Termini Imerese, Ansaldo Breda a Carini, Almaviva, i Patti per
Palermo e Catania sono il segno dell’attenzione che il governo nazionale per la
nostra Isola”. Ma la dichiarazione più
schifosa in assoluto viene addirittura da Sergio Marchionne, l’autore della
chiusura della fabbrica, che ha il coraggio di dire: “Se possiamo aiutarli nel nostro
piccolo lo facciamo”.
I lavoratori non possono che
essere sinceramente contenti, anche se dopo tutti questi anni rimangono
guardinghi, dato che tornano comunque a lavorare e abbandonano lo stato di “cassintegrato
a vita” con i problemi che questo comporta.
Ma questo progetto può avere un futuro? Come abbiamo detto
in altre occasioni, ammesso che chi lo ha messo in ballo sia sincero, i dubbi
sulla possibilità della costruzione delle auto ibride viene confermato da un esperto
del settore intervistato dal Giornale di Sicilia di oggi, Gian Primo Quagliano,
presidente del Centro Promotor che ammette che “Al momento fabbricarle è un
affare solo se sostenuta da robusti contributi pubblici che spingano
l’acquisto. Altrimenti la domanda è quasi inesistente”. L’intervista la
riportiamo per esteso così che ci si possa fare un’idea direttamente.
La situazione complessiva costringe dunque ancora una volta
gli operai a prendere coscienza di ciò che succede e prendere in mano la lotta
se si vogliono evitare lunghissime prese in giro.
***
L’intervista. Gian Primo
Quagliano, presidente del Centro Promotor, analizza la situazione del mercato
“La vettura elettrica sogno
lontano. Ma se arrivano i contributi statali…”
L’auto elettrica in Italia è
ancora un sogno lontano. “Al momento fabbricarle è un affare solo se sostenuta
da robusti contributi pubblici che spingano l’acquisto. Altrimenti la domanda è
quasi inesistente”. A parlare Gian Primo Quagliano, presidente del Centro Studi
Promotor, che rappresenta oggi il più qualificato osservatorio italiano sul
mercato dell’automobile.
°°° quante auto elettriche si
vendono in Italia annualmente?
“Abbastanza poche. L’anno scorso
sono state 1.460 a fronte di un mercato da 1,6 milioni di vetture complessivamente
immatricolate in Italia. Nel primo trimestre del 2016 sono state 407 e quindi
percentualmente in diminuzione mentre il resto della domanda di auto è salita
in misura consistente”.
°°° insomma l’auto elettrica oggi
in Italia vale all’incirca lo 0,1% del mercato. Un po’ poco per costruire un
piano industriale che possa davvero rilanciare l’impianto di Termini Imerese,
non crede’
“Tutto dipende da quante auto
pensano di dover costruire per andare in pareggio. Non ho visto il piano industriale,
però chiaro che dovranno stare molto attenti ai costi tenendo conto che, in
ogni caso, siamo di fronte a piccole serie. Il mercato è modesto in tutta Europa
tranne che in Norvegia dove il governo ha dato un forte contributo alla mobilità
sostenibile. Non prevedo grandi salti in avanti nei prossimi mesi sul lato
della domanda. Tutti i grandi costruttori hanno dei modelli elettrici in
portafoglio, che, però, arrivano sul mercato con il contagocce vista l’esiguità
delle richieste”.
°°° qual è la difficoltà che
impedisce il boom dell’auto elettrica?
“I problemi sono diversi. Il
primo è la mancanza di infrastrutture per la ricarica che si aggiunge alla
scarsa autonomia delle batterie. Questo significa che l’utilizzo è necessariamente
urbano. Sarebbe anche una scelta ragionevole se non ci fossero altre due difficoltà”.
°°° Quali?
“La lentezza della ricarica e il
costo dell’auto. Veramente alto considerando che si tratta di un mezzo che può
essere usato solo in città”.
°°° esiste una via d’uscita?
“Un forte intervento dello Stato.
Sento parlare di un “bonus” di cinquemila euro per ogni auto venduta. Non è
poco e mi chiedo se le condizioni delle finanze pubbliche consentiranno uno
sforzo di queste dimensioni. Magari sì, ma bisogna valutare bene l’impatto sul bilancio
pubblico”.
°°° Quindi non crede che il
governo lo farà?
“Non mi chieda cose cui non posso
rispondere non disponendo di particolari canali informativi. Quello che posso
dire con certezza è questo: senza un forte contributo pubblico l’auto elettrica
non potrà decollare. Per stemperare il pessimismo aggiungo un altro elemento:
l’Italia, fino a oggi, non ha avuto un fabbricante che si occupasse in maniera
prevalente di questo tipo di automobili. Con la riapertura di Termini Imerese
il quadro ambierà. Il governo potrebbe decidere di finanziare l’auto elettrica con
il doppio obiettivo di sostenere il Mezzogiorno e favorire la diffusione della
mobilità sostenibile. Lo farà? Non lo farà? Non tocca a me rispondere”.
GdS 3/5/16
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