Sono anni che non si costruisce
più, sono anni che la “mission” per Palermo è cambiata, sono anni che non c’è
alcun raccordo con gli altri stabilimenti per decidere una strategia comune e
innanzi tutto una giusta distribuzione dei carichi di lavoro, sono anni che gli
operai vivono di cassa integrazione e sopportano mille ricatti e soprusi…
La rabbia sta soprattutto nel
fatto che la Fincantieri va a gonfie vele in questo momento con una montagna di
navi da costruire e lavoro per tutti e per tanti anni e che quindi questa si
dimostra come una mossa voluta dalla Fincantieri per tenere gli operai in una
condizione di disperazione.
Come abbiamo detto parlando con
gli operai il primo maggio, è chiaro che, visto il punto in cui siamo, o c’è un’azione
forte, determinata e ben ragionata oppure si fa la fine di tante altre aziende
che chiudono quasi in silenzio… anche qui bisogna rialzare la testa per riprendersi
innanzi tutto la dignità!
***
La protesta. Sit-in delle tute
blu dell’indotto davanti alla prefettura, appello a Fincantieri: “Distribuzione
del lavoro equa”. Il sindaco: “disimpegno incomprensibile”
Cantieri navali senza commessa
Gli operai: “Situazione
drammatica”
Scoppia la protesta delle
cooperative storiche dell’indotto Fincantieri. Ieri le tute blu delle coop Portisti,
Picchettini e Spavesana su sono riunite in sit-in davanti alla prefettura per
chiedere commesse di lavoro. E la Fiom Cgil punta il dito contro l’azienda: “Abbiamo appreso che al cantiere di Palermo
sono saranno più assegnate costruzioni navali”. Dell’indotto Fincantieri
fanno parte un migliaio di operai, oggi fermi perché non arrivano navi da
sottoporre alle operazioni di carenaggio, saldatura, sabbiatura e pitturazione.
Per 180 lavoratori la situazione è ancora più drammatica, perché non c’è
nemmeno la possibilità di ricorrere agli ammortizzatori sociali.
“Per le cooperative sono finiti i
carichi di lavoro perché il Cantiere Navale è completamente fermo – afferma
Angela Biondi, segretario provinciale della Fiom Cgil – e la crisi si riversa
sull’indotto. L’ultima piattaforma che ha fatto il suo ingresso per una riparazione
sta svolgendo i lavori in proprio. L’armatore al porto paga l’affitto per l’ormeggio
in banchina, la luce, il gas e l’acqua. Il Cantiere – continua Biondi – è usato
ormai come un porticciolo turistico: Fincantieri ci ha tolto tutte e tre le
mission produttive delle costruzioni, riparazione e trasformazione navale”.
Il sindacato ha chiesto
l’intervento del prefetto. “Chiediamo a Fincantieri carichi di lavoro immediati
e una più equa distribuzione dei lavori. L’indotto è raso al suolo. A seguire,
per impedire lo smantellamento del Cantiere Navale, abbiamo chiesto un tavolo
con Regione, Comune e Autorità portuale per avere chiara la situazione dei
bacini di carenaggio. Il prefetto si è impegnato a farci avere una risposta”.
In tutti gli altri cantieri italiani, scrive la Fiom, sono stati garantiti
carichi di lavoro fino al 2025. A Palermo, dove si parla di una nuova richiesta
di cassa integrazione, in cig a rotazione ci sono 130 operai al giorno.
“Abbiamo da tempo segnalato la
necessità che Fincantieri cambi del tutto la propria politica sulla
distribuzione delle commesse dicono il sindaco Leoluca Orlando e l’assessore
alle Attività produttive, Giovanna Marano -. Non è immaginabile né
comprensibile che da parte di un’azienda a partecipazione statale vi sia una
deliberata politica di disimpegno da uno specifico territorio, pur in presenza
di commesse che potrebbero essere redistribuite fra più cantieri ed in
presenza, nel Cantiere Navale di Palermo, professionalità e competenze di
altissima specializzazione”.
GdS
5/5/16
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