La presentazione del libro "Ilva la tempesta perfetta" sta permettendo anche di approfondire e dibattere sulle posizioni che hanno agito nella mobilitazione dei due anni caldi (2012/2013) e che sono state (e in parte ancora sono) anche concausa della non continuità della rivolta.
La
prossima presentazione del libro ci sarà alla libreria MONDADORI
(Taranto via De Cesare) IL GIORNO 16 MAGGIO (lunedì) ALLE ORE 20.
Interveranno oltre gli autori del libro:
GIANMARIO LEONE, giornalista locale e nazionale
GIANCARLO GIRARDI, ex lavoratore Italsider/Ilva
AVV. SERGIO BONETTO, legale parti civili processo Ilva
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Nel
libro nella terza parte "Le posizioni in campo" viene affrontata anche
la posizione/soluzione sulla "nazionalizzazione" dell'Ilva.
Su
questa posizione, in attesa di eventualmente affrontarla nel corso
della presentazione, pubblichiamo un brevissimo stralcio tratto dal
libro "Antiduring" di Engels:
"...la
trasformazione in proprietà statale non sopprime il carattere di
capitale delle forze produttive... lo Stato moderno è l'organizzazione
che la società capitalistica si dà per mantenere il modo di produzione
capitalistico di fronte agli attacchi sia degli operai che dei singoli
capitalisti. Lo Stato moderno, qualunque ne sia la forma, è una macchina
essenzialmente capitalistica, uno Stato dei capitalisti, il capitalista collettivo ideale.
Quanto più si appropria le forze collettive, tanto più diventa un
capitalista collettivo, tanto maggiore è il numero di cittadini che esso
sfrutta. Gli operai rimangono dei salariati, dei proletari. Il
rapporto capitalistico non viene soppresso, viene invece spinto al suo
apice. Ma giunto all'apice, si rovescia. La proprietà statale delle forze produttive non è la soluzione del conflitto, ma racchiude in sé il mezzo formale, la chiave della soluzione.
Questa soluzione può consistere solo nel fatto che si riconosca in effetti la
natura sociale delle moderne forze produttive e che quindi il modo di
produzione, di appropriazione e di scambio sia messo in armonia con il
carattere sociale dei mezzi di produzione. E questo può accadere solo a
condizione che, apertamente e senza tergiversazioni, la società si impadronisca delle forze produttive le quali si sottraggono ad ogni altra direzione che non sia quella sua.
Così il carattere sociale dei mezzi di produzione e dei prodotti che
oggi si volge contro gli stessi produttori, che sconvolge periodicamente
il modo di produzione e di scambio e si impone con forza possente e
distruttiva solo come cieca legge naturale, viene fatto valere con piena
consapevolezza dai produttori e, da causa di turbamento e di
sconvolgimento periodico, si trasforma nella più potente leva della
produzione stessa...
...Fino
a quando ostinatamente ci rifiuteremo di intenderne la natura e il
carattere, e a questa intelligenza si oppongono il modo di produzione
capitalistico e i suoi sostenitori, queste forze agiranno malgrado noi e
contro di noi, e... ci domineranno. Ma una volta che siano comprese
nella loro natura, esse, nelle mani dei produttori associati, possono
essere trasformate da demoniache dominatrici in docili serve. È questa
la differenza tra la forza distruttiva dell'elettricità del lampo nella
tempesta e l'elettricità domata del telegrafo e della lampada ad arco;
la differenza tra l'incendio e il fuoco che agisce al sevizio dell'uomo.
Quando le odierne forze produttive saranno considerate in questo modo,
conformemente alla loro natura finalmente conosciuta, all'anarchia
sociale della produzione subentrerà una regolamentazione socialmente
pianificata della produzione, conforme ai bisogni sia della comunità che
di ogni singolo. Così il modo di appropriazione capitalistico, in cui
il prodotto asservisce anzitutto chi lo produce, ma poi anche colui che
se lo appropria, viene sostituito dal modo di appropriazione dei
prodotti fondato sulla natura stessa dei moderni mezzi di produzione: da
una parte da un'appropriazione direttamente sociale come mezzo per
mantenere ed allargare la produzione, dall'altra da un'appropriazione
direttamente individuale come mezzo di sussistenza e di godimento.
Il
modo di produzione capitalistico, trasformando in misura sempre
crescente la grande maggioranza della popolazione in proletari, crea la
forza che, pena la morte, è costretta a compiere questo rivolgimento,
spingendo in misura sempre maggiore alla trasformazione dei grandi
mezzi di produzione socializzati in proprietà statale, essa stessa
mostra la via per il compimento di questo rivolgimento. Il proletariato si impadronisce del potere dello Stato e anzitutto trasforma i mezzi di produzione in proprietà dello Stato.
Ma così sopprime se stesso come proletariato, sopprime ogni differenza
di classe e ogni antagonismo di classe e sopprime anche lo Stato come
Stato.
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