Dall’Introduzione di F. Engels all’edizione del 1891
F.
Engels in questa introduzione spiega in maniera chiarissima e
sintetica su cosa si base lo sfruttamento dell’operaio e perchè
esso è la fonte del profitto capitalista.
Nello
stesso tempo, Engels spiega come proprio dal conflitto: produzione di
enormi ricchezze nelle mani di pochi borghesi e impoverimento degli
operai e della maggioranza della popolazione nasce la possibilità,
necessità di un “nuovo ordine sociale”.
Da
"Lavoro salariato e capitale" di MARX
4° E ULTIMA PARTE
”... che cosa avviene dopo che
l’operaio ha venduto al capitalista la sua forza lavoro, cioè dopo
che l’ha posta a sua disposizione, per un salario convenuto,
giornaliero o a cottimo? Il capitalista conduce l’operaio nella sua
officina o fabbrica, dove già si trovano tutti gli oggetti necessari
per il lavoro, le materie prime, le materie ausiliarie... gli
utensili, le macchine. E qui l’operaio comincia a sgobbare. Poniamo
che il suo salario giornaliero sia di tre marchi.... Supponiamo
che... con il suo lavoro di dodici ore l’operaio aggiunga alla
materia prima impiegata un nuovo valore di sei marchi, un nuovo
valore che il capitalista realizzerà con la vendita del pezzo
finito. Di questo importo egli paga all’operaio tre marchi, e gli
altri tre se li tiene per sè. Se l’operaio produce in dodici ore
un valore di sei marchi, in sei ore produce un valore di tre marchi.
Quindi dopo aver lavorato sei ore egli ha già restituito al
capitalista l’equivalente di tre marchi, ricevuti come salario.
Dopo sei ore di lavoro, tutti e due sono pari; nessuno dei due deve
più un soldo all’altro.
“Un
momento! - esclama ora il capitalista - io ho noleggiato l’operaio
per un giorno intero, per dodici ore. Sei ore non sono che una mezza
giornata. Avanti dunque, al lavoro, fino a che anche le altre sei ore
siano passate. Solo allora saremo pari!” E in realtà l’operaio
deve attenersi al suo contratto “liberamente”
concluso, con il
quale si impegna a lavorare dodici ore intere, per un prodotto di
lavoro che costa sei ore...
...la
forza lavoro è una merce, una merce come ogni altra, ma ciò
nonostante una merce tutta affatto speciale. Essa ha cioè la
proprietà specifica di essere forza produttrice di valore, di essere
fonte di valore, anzi di essere, se viene impiegata in modo
appropriato, fonte di un valore maggiore di quello che essa
possiede... e di quello che costa; ad ogni nuova scoperta scientifica,
ad ogni nuovo perfezionamento tecnico questa eccedenza del suo
prodotto giornaliero sul suo costo giornaliero aumenta, cioè si
riduce quella parte della sua giornata di lavoro in cui l’operaio
produce l’equivalente del suo salario, e si allunga perciò d’altro
lato quella parte della giornata in cui egli deve regalare al
capitalista il suo lavoro senza essere pagato...
...
questi valori prodotti dagli operai non appartengono agli operai.
Essi appartengono ai proprietari delle materie prime, delle macchine,
degli strumenti, del capitale anticipato, i quali permettono a questi
proprietari di comperare la forza lavoro della classe operaia. Di
tutta la massa di prodotti da essa fabbricata, alla classe operaia ne
viene restituita solo una (minima) parte...”.
...Ma
questa successione sempre più rapida di invenzioni e di scoperte,
questo rendimento del lavoro umano che aumenta di giorno in giorno in
misura sinora inaudita, fa sorgere un conflitto, in cui l’odierna
economia capitalistica deve perire...
...Da
un lato ricchezze incommensurabili, una sovrabbondanza di prodotti
che i compratori non riescono ad assorbire. Dall’altro lato la
grande massa della società proletarizzata, trasformata in salariati,
e resa perciò incapace di appropriarsi quella sovrabbondanza di
prodotti. La scissione della società in una piccola classe
smisuratamente ricca e in una grande classe di salariati
nullatenenti fa sì che questa società soffoca nella sua stessa
sovrabbondanza, mentre la grande maggioranza dei suoi membri è
appena protetta, e spesso non lo è affatto, dall’estrema
indigenza. Questo stato di cose diventa di giorno in giorno più
assurdo e più inutile. Esso deve venire eliminato, esso può essere
eliminato.
Un
nuovo ordine sociale è possibile, nel quale spariranno le attuali
differenze di classe e nel quale - forse dopo un breve periodo di
transizione, un po’ travagliato ma ad ogni modo molto utile dal
punto di vista morale - grazie allo sfruttamento secondo un piano e
all’ulteriore sviluppo delle esistenti immense forze produttive di
tutti i membri della società, ad un uguale obbligo al lavoro
corrisponderà una situazione in cui anche i mezzi per vivere, per
godere la vita, per la educazione e lo sviluppo di tutte le facoltà
fisiche e spirituali saranno a disposizione di tutti, in modo uguale
e in misura sempre crescente”.
(fine - DAL PROSSIMO GIOVEDI': "COS'E' LA CRISI?")
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