sabato 11 ottobre 2014

pc 11 ottobre - OGGI CONVEGNO A ROMA DELLE DONNE KURDE - MESSAGGIO DI SOSTEGNO DEL MFPR CHE VERRA' LETTO AL CONVEGNO

(dal blog femminismorivoluzionario)

SABATO 11 OTTOBRE 2014 A ROMA ALLA CASA INTERNAZIONALE DELLE DONNE
CONVEGNO DALLE 9/30 ALLE 18

DONNE CURDE IN IRAQ, SIRIA, EUROPA

Organizzato con Ass.ne Giuristi/e Democratici/IADL, Casa Internazionale delle donne, Ass.ne Donne Diritti e Giustizia Ass.ne Senzaconfine, UIKI Onlus.

IL COMUNICATO DEL MFPR
Nel dare tutto il nostro sostegno alle donne curde, e nel salutare il vostro Convegno, pensiamo che è importante parlare anche della grande partecipazione delle donne kurde in prima fila nella battaglia in corso, esse combattono contro l'Isis ma anche contro l'imperialismo.
Per questo, vi mandiamo e, se è possibile, vi chiediamo di leggere nel convegno, una parte di una recente intervista a Pinar Aydinlar, artista e militante comunista rivoluzionaria turca, e vi vogliamo informare che già in questi giorni una delegazione dall'Europa di donne dell'organizzazione turca in Europa "Donna Nuova" e di Atik (associazione dei lavoratori turchi-curdi in Europa e all'estero) sono nelle zone in cui sono in corso i combattimenti e una rappresentante sarà in Italia nelle settimane successive - di questo vi terremo informate.
Forti saluti
Le compagne del Movimento Femminista Proletario Rivoluzionario

RISPOSTA DELLE ORGANIZZATRICI DEL CONVEGNO
Vi ringrazio anche a nome delle altre compagne per il vostro contributo ai nostri lavori.
Un caro saluto.

COMUNICATO DEL CONVEGNO DELLE DONNE KURDE
Le donne curde sono al centro della resistenza del popolo Kurdo contro il terrore scatenato dalle bande dell'Isis in tutto il Medioriente. In Siria e in Iraq sono alla testa di un esercito di combattenti per la libertà e subiscono quotidianamente le violenze degli uomini che in nome di Allah rapiscono, stuprano e commerciano le loro vite,
Molte di noi sono state costrette a fuggire e, oggi, in Europa, vogliamo testimoniare il terrore e La violenza della guerra che ha coinvolto un popolo nella difesa di tanti altri, di religione e nascita diversi ma uniti dalla difesa della libertà e della democrazia che stiamo costruendo faticosamente nei nostri territori.
Vogliamo costruire, insieme alle donne che vogliono conoscere la nostra sofferenza e la nostra lotta, una piattaforma comune di informazione con la creazione di una delegazione che possa verificare nei territori di guerra la violazione dei diritti umani, là perpetrata affinché il silenzio non diventi complice delle nefandezze che subiamo ogni giorno.
Il Convegno informerà sulle vicende degli Yezidi a Sengal e dell'esodo da loro subito, farà conoscere la resistenza e il femminicidio delle nostre compagne, ospiterà le protagoniste della nostra lotta in esilio in Europa e farà assistere a proiezioni sulla guerra e le persecuzioni dell'ISIS.

DALL'INTERVISTA A PINAR AYDINLAR
artista e militante comunista rivoluzionaria

"...A Rojawa c’è una guerriglia di liberazione nazionale che va avanti da molto tempo e che negli ultimi mesi sta vivendo una situazione molto difficile, sotto attacco congiunto delle forze dell’ISIS e degli altri eserciti che combattono nel Kurdistan siriano. Ma, rispetto ad altre guerriglie e lotte rivoluzionarie di liberazione nazionale, la particolarità di questa lotta è il ruolo importante che vi giocano le donne rivoluzionarie curde.
Donne che hanno rifiutato il ruolo subordinato, gli affetti familiari, per prendere le armi e combattere. E, cosa più importante, nessuna di loro si è mai arresa.
È una lotta antimperialista. L’imperialismo si oppone da sempre all’autonomia del popolo curdo nella regione e, soprattutto perché sa bene che questo movimento è diverso dagli altri movimenti autonomisti, proprio grazie al ruolo in esso delle donne rivoluzionarie.
Quando sono stata a Kobane, la regione turca al confine con Rojawa, ho conosciuto una situazione durissima e difficilissima, fatta di guerra, stupri, massacri di bambini, ma ho visto anche come a questo 300 compagne rivoluzionarie curde hanno fatto la scelta di attraversare la frontiera per unirsi alla guerriglia di Rojawa.

Nei prossimi giorni Partizan lancerà ufficialmente un appello internazionale per una campagna e una delegazione che vada a Kobane per realizzare un progetto concreto di solidarietà. Ma anche prima dell’appello, già ora è importante chiamare tutti a prendere posizione e realizzare iniziative di solidarietà.
Questa non è certo una campagna solo “delle donne”, ma, proprio per il ruolo che in essa vi svolgono le donne assume un grande valore per tutti i rivoluzionari, i comunisti, gli antimperialisti e, allo stesso tempo, chiama tutte le rivoluzionare a assumere l’iniziative e avere un ruolo in prima linea a sostegno di questa lotta antimperialista.

In questi giorni mi hai parlato della campagna fatta dalle compagne in Italia con il popolo di Gaza. Ho visto i vostri manifesti contro che chiedono di far pagare ai sionisti il sangue e le lacrime di donne e bambini palestinesi. Anche a per Rojawa vale lo stesso discorso, anche lì donne e bambini sono le prime vittime della guerra e dell’ideologia dell’ISIS, ma, molto più che a Gaza, le donne di Rojawa non sono solo le prime vittime, sono le prime combattenti.
Come a Gaza, riguardo ad Hamas, non contano le differenze che abbiamo con la direzione di questa lotta, che a Rojawa è dei peshmerga dell’YPG. Per noi conta che è una lotta di liberazione di un popolo che l’imperialismo vuole sottomesso e, soprattutto, che il ruolo in essa delle donne rivoluzionarie ne fa una lotta per la liberazione sociale, non solo nazionale.

Le donne che lasciano le case per combattere non lottano solo per l’autodeterminazione del loro popolo, lottano per la loro stessa liberazione.
Esse chiedono alle donne di non stare a casa, di prendere le armi e questo la rende una lotta rivoluzionaria. E se si guarda alla condizione delle donne nel resto del Medio Oriente e alla loro posizione all’interno della lotte che si sviluppano nella regione, risalta ancora di più l’importanza di questa lotta, che è una “rivoluzione di donne” potremmo dire". 

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