domenica 5 ottobre 2014

pc 5 ottobre - SQUINZI E POLETTI LA METTONO SULL'IDEOLOGICO PER FAR PASSARE I MATERIALI INTERESSI DEI PADRONI

Squinzi al Forum della piccola industria - "...Per dare alle nostre imprese le risorse necessarie per tornare ad investire, svilupparsi e sostenere l'occupazione, chiediamo ai nostri governi di implementare le riforme strutturali di cui abbiamo bisogno...
...Il pessimismo percepibile in molti nostri concittadini non è facilmente superabile, ma scomparirà solo se si saprà dare spazio ai talenti, alla creatività, all'innovazione..."

Sull'art. 18 - "Il presidente di Confindustria, Squinzi ha detto che
"L'articolo 18 è un simbolo, un mantra da modificare".

Da parte sua, quasi in tantem, anche temporale, con Squinzi, il Mini­stro Poletti ha detto: 
"...deve cam­biare l’atteggiamento verso l’impresa, che non è il nemico e non è il luogo dello sfrut­ta­mento, ma un luogo di crea­ti­vità e col­la­bo­ra­zione; non ci si può più rap­por­tare ad essa secondo le cate­go­rie del con­flitto e del con­tratto". 

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Al di là se c'è una sintonia pianificata tra rappresentante degli industriali e rappresentante del governo - ma non ce ne sarebbe bisogno, perchè sono entrambi della stessa classe e portano avanti gli stessi interessi di classe, e le "idee" sono espressioni della loro classe borghese - i padroni e il loro 'Comitato d'affari' sono impegnati a dare un "colpo di grazia" alle idee di lotta, di contrapposizione degli interessi di classe tra lavoratori e padroni. Questo lo stanno facendo attraverso alcune operazioni.

Primo, stravolgendo e mistificando la realtà: tra impresa e lavoratori non c'è più e non ci deve essere conflitto, siamo tutti uguali e abbiamo le stesse possibilità; l'impresa non è luogo di sfruttamento ma di collaborazione; gli avanzamenti non sono frutto di una lotta collettiva dei lavoratori, ma delle capacità del singolo, del suo talento e creatività...
Di conseguenza non ha senso la lotta collettiva dei lavoratori per difendere il posto di lavoro, per il salario, per i diritti. Perchè dall'altra parte non c'è un "nemico" che te li nega per salvaguardare solo i suoi profitti e abbassare il suo costo di lavoro, ma uno che ti dà delle "possibilità di farti valere" e sta a te lavoratore singolo saperle utilizzare... Chi resta in fabbrica, sul posto di lavoro è bravo, ha talento, chi viene licenziato o non progredisce è perchè è stupido. 
Quindi, via il contratto collettivo, via l'art. 18 (che, a questo punto, tutelerebbe solo gli incapaci e i "lenti"). 
E, come afferma Squinzi, questo chiedere il mantenimento dell' "articolo 18" diventa un "mantra", una formula quasi mistica che viene ripetuta all'infinito ma che non ha nessun rapporto con la realtà.
Secondo, quindi, cercando di attaccare, come fuori dalla realtà, abbarbicati ad una visione vecchia ed egoista i lavoratori che resistono e lottano, tentando di sviluppare una contrapposizione, anche ideologica, con i giovani precari, i disoccupati.

Ma questo impegno diretto, in prima persona di capitalisti e governo sul fronte ideologico - senza lasciarlo solo ai loro scribacchini - dimostra che si arrampicano sugli specchi, anche la loro paura - le manifestazioni come quella di Napoli del 2 vanno chiaramente contro la loro operazione di mistificazione; dimostra che devono direttamente scendere in campo per coprire un "vuoto", perchè il sindacato confederale consociativo non è un'arma utilizzabile come prima visto il suo discredito tra le masse dei lavoratori, dei disoccupati, dei giovani.

Quindi, alla fine, capitalisti e governo si sentono forti, ma sono deboli. E la classe proletaria nel suo complesso deve approfittare di questa debolezza, lottando e contrastando la borghesia su tutti i piani, sindacale, sociale, ma soprattutto politico e anche ideologico.

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