Si è aperto nel Circolo di
proletari comunisti a Palermo il nuovo gruppo di studio sul
Che fare? Di Lenin, anche
quest'anno avrà cadenza settimanale, in particolare si svolgerà il
Lunedì pomeriggio e invitiamo a parteciparvi.
Nell'ottica
che lo studio è sempre indirizzato ai compiti attuali che la lotta
di classe ci pone, il Che fare? di
Lenin è oggi da considerare come una vera e propria arma da
impugnare nel percorso in cui siamo impegnati e cioè quello di
costruire il partito politico oggi più che mai necessario alla
classe del proletariato, degli operai, dei giovani, delle donne... un
partito comunista di tipo nuovo che si pone l'obiettivo della
rivoluzione per cambiarla davvero questa società capitalista basata
sullo sfruttamento e oppressione di una minoranza (la borghesia)
sulla maggioranza (il proletariato).
Un percorso
rivoluzionario non facile ma entusiasmante che si deve articolare e
concretizzare in diversi ambiti, teorico, ideologico, politico,
economico, e che per questo richiede anche una lotta continua contro
chi mira invece a soffocarlo, frenarlo, affossarlo.
Il Che fare? di Lenin
in questo senso è un magistrale manuale di cui impossessarsi in
maniera intelligente e viva per trarne insegnamenti, indicazioni,
nuove risposte per i compiti attuali di costruzione del partito e
nella lotta contro le tendenze opportuniste, economiciste,
revisioniste.
Lenin lo
scrive tra il 1901 e il 1902, in una fase che, preparando il secondo
congresso del Posdr (Partito operaio socialdemocratico russo), è
contrassegnata dalla lotta/scontro tra le diverse posizioni del
movimento dei socialdemocratici, l'ala rivoluzionaria con a guida
Lenin contro quella rappresentata dagli economicisti.
Il
Che fare? attraverso
cui Lenin pone netti paletti di come deve essere costruito il vero
partito rivoluzionario è la manifestazione di tale lotta/scontro
per prendere definitivamente posizione contro gli attacchi, polemiche
e obiezioni degli economicisti, per definirsi chiaramente,
dice Lenin, proprio come oggi spetta ai comunisti rivoluzionari
marxisti-lenininisti-maoisti.
Lenin
scrive nella prefazione di aver pensato di affrontare i problemi
concreti che si ponevano in merito alla costruzione del partito, i
compiti politici, organizzativi... in forma positiva senza
ricorrere o quasi alla polemica, ma ciò è risultato
irrealizzabile... perchè l'economicismo si è rivelato più vitale
di quanto non supponessimo e al
fine di una necessaria chiarificazione sistematica deve
ricorrere alla polemica (dal greco Πόλεμος
= guerra) come strumento di lotta per affermare le posizioni
rivoluzionarie sul piano teorico attingendo dalla pratica concreta,
basandosi sui fatti reali e non su vacue parole.
Chiarificazione
sistematica! in teoria - senza teoria rivoluzionaria non ci può essere partito rivoluzionario - e in pratica - vasti orizzonti politici, energia rivoluzionaria, capacità organizzativa - per affermare la giusta linea di
lotta rivoluzionaria contro chi ci vuole invece trascinare nel
pantano...
Riportiamo
sotto stralci di alcuni interventi di cc del circolo a seguito della
lettura del primo capitolo
La “valutazione”
di quanto letto non è semplice ma è necessario cimentarsi, nel 1901
Lenin tentò di unificare le organizzazioni socialdemocratiche
all'estero, se questo tentativo fosse riuscito si sarebbero dovute
esporre le opinioni dell'Iskra. Uno dei motivi che ritardarono il
nascere del “Che fare” sta proprio in questo.
Sulla Libertà
di critica: era un concetto di falsa democrazia che i
revisionisti usavano per giustificare la loro retromarcia sui
principi (tutt'oggi indispensabili) del Marxismo, per loro “vecchi
e dogmatici” ovvero superati... L'artefice principale e il teorico
di Libertà di critica
fu
Bernstein, dirigente del partito socialdemocratico tedesco. Fu egli
che cominciando a “cambiare le carte in tavola” disse che oramai
non si poteva più parlare di miseria crescente, di
proletarizzazione, di inasprimento verso il capitalismo, dichiarando
che la dittatura del proletariato non aveva più modo di essere e che
non c'era più opposizione tra liberalismo e socialismo (Bertinotti
ha insegnato negli anni passati)
per cui la lotta di classe non aveva motivo di esistere. Ci
trovavamo ormai in una società rigorosamente democratica e
amministrata dalla volontà della maggioranza;
insomma, da buon revisionista, lavorava per stravolgere anni di dura
lotta che le masse avevano portato avanti con il loro sangue . . .
anche lui, come tanti, aveva scelto la strada pìù facile,
trasformando il partito della e per la rivoluzione sociale in un
partito democratico di riforme, trascinando tutti in quel pantano del
quale il compagno Lenin parla in questo primo capitolo.
Bernstein
fu messo in minoranza dal suo partito ma il danno era già fatto
poiché un certo Millerand, esponente del partito gemello francese,
applicò subito in senso pratico le teorie del tedesco e Vollmar lo
difese a spada tratta.
Da
ottimi revisionisti, dichiararono pubblicamente che se
democrazia voleva significare “soppressione del dominio di classe”,
esisteva un motivo per il quale, la borghesia non dovesse essere
affascinata da un ministero socialista che di collaborazione tra le
classi, parlasse?
Si presentano vittoriosi con progetti di riforme che
nemmeno il peggior ministero borghese avrebbe sognato di fare... loro
da “socialisti” si ritengono autorizzati a fare scellerate
scelte, convinti di avere il beneplacito delle masse stesse.
Usarono
tutte le armi che ebbero a disposizione per far trasmigrare il
partito social democratico nel “pantano borghese” . . .
La
libertà è una grande parola ma sotto la bandiera della libertà
delle industrie, si sono fatte le guerre più brigantesche e sotto la
bandiera della libertà del lavoro, i lavoratori sono stati
costantemente derubati .
. .
quando si parla di di libertà, quindi, dobbiamo chiederci, di quale
parliamo, di quella dei padroni o di quella dei proletari?
Stellarossa222
*****
...Sventoliamo
alta la bandiera della lotta rivoluzionaria e per dirla con le parole
di Lenin, siamo un piccolo
gruppo compatto, noi camminiamo per una strada ripida e difficile
tenendoci con forza per mano...
Siamo
contenti e fieri di studiare questo testo anche se ci rendiamo conto
che non sarà una passeggiata, arrivare alla fine del libro avendo
fatto nostro il messaggio del compagno Lenin.
Non
è una lettura fine a se stessa e nello stesso tempo nemmeno opera di
“approfondimento culturale” . . . si studia per poi tradurre in
pratica quello che si riesce a prendere dai grandi maestri del
Comunismo Internazionale.
In
questa prima fase, ci siamo occupati della premessa e abbiamo
studiato il primo capitolo (nei suoi punti A e B) DOGMATISMO E
LIBERTA' DI CRITICA.
Lenin
avrebbe preferito scrivere un libro “pro”, cioè uno scritto che
rivelasse chiaramente quali sono le cose da fare per cambiare la
società ma stando alle difficoltà del momento si vide “costretto”
a scrivere un libro “contro” perché con la polemica è più
facile affermare la giustezza delle proprie idee...
Il
“Che fare” nasce per mettere in chiaro che la lotta di classe e
il riformismo-revisionismo (Bernstein- Millerand) sono inconciliabili
e ancora che in un partito rivoluzionario ci può stare solo chi è
attivo nel senso più stretto della parola e secondo la linea
stabilita dal partito, si muove.
Lo
studio di questa prima parte ha evidenziato e più profondamente ha
spiegato il ruolo di Bernstein e di tutti quelli che attratti dal
“sistema borghese”, parlarono di superamento di Marx (come oggi
per esempio Bob Avakian sul piano internazionale parla di superamento
di Mao), di “non necessità” della rivoluzione e quindi della
conciliabilità delle classi, per cui attraverso i socialdemocratici
al governo i lavoratori avrebbero nel tempo ottenuto i loro diritti
(era chiaramente intrinseca nella loro teoria, quella visione
tradunionista della quale abbiamo abbondantemente parlato in
“principi del Leninismo”).
Tra
le tante cose, in questa prima parte si evidenzia quanto necessario
sia l'uso appropriato dei vocaboli e quindi di una terminologia che
differenzi i rivoluzionari dai riformisti.
L'uso
revisionista che nel tempo si fece, di pubblicazioni come il
Raboceie Dielo, portò il partito rivoluzionario ad avere un unico
giornale che nel tempo si diffondesse in tutta la Russia e oltre . .
. l'ISKRA (la scintilla), primo giornale nazionale del POSDR (il
partito rivoluzionario che nascerà sotto la guida di Lenin) fondato
dal compagno Lenin.
Dice
Lenin dobbiamo
saper comprendere, noi pure, i compiti e le particolarità della
nuova epoca. Questo è un compito che
ci tocca.
Redforever
*****
Lenin nei primi due paragrafi ci
spiega come in quei tempi iniziò a manifestarsi all’interno dei
partiti socialdemocratici un nuovo tipo di revisonismo/riformismo che
usava libertà di critica come parola d’ordine.
Parola che criticava il marxismo in molti punti, trasformando i
partiti di rivoluzione sociale in partiti di riforma sociale, negando
punti fondamentali del marxismo come la dittatura del proletariato,
le fondamenta scientifiche del proletariato e la visione
materialistica della storia. Creando invece al suo posto delle
fondamenta vuote, negando anche la lotta di classe e creando il mito
della conciliazione tra la classe sfruttatrice e la classe sfruttata,
tra oppressi e oppressori .
E’ ovvio che da qui si deduce
che la famosa parola libertà di critica; che veniva
usata in quei tempi, non era una parola bella che inneggiava alla
libertà in sè come poteva sembrare alle masse popolari ingannate,
ma solo un nuovo metodo di opportunismo e di revisionismo che nega la
vera opportunità al proletariato di liberarsi dall’oppressione
della borghesia, che ci sarà sempre finché quest’ultima non
cesserà di esistere. Per questo in controrisposta alla conciliazione
esiste solo la lotta di classe e la rivoluzione socialista per il
proletariato per essere veramente libero.
Oggi questo si ripete ancora con
tutti i partiti in Italia della sinistra revisionista, anzi alcuni
si sono smascherati al tal punto da diventare dei veri e propri
partiti reazionari, mostrando il vero volto (vedi il PD con Renzi).
Ma già il revisionismo in Italia
si faceva vedere nel dopoguerra con il PCI di Togliatti che guidò la
resistenza alla via riformista e conciliatrice con la borghesia...
Anche oggi si inneggia a parole dall’aspetto bello come: Libertà,
che questo è uno stato democratico (democrazia per la borghesia),
che dobbiamo credere nella legalità (che uccide giovani proletari in
motorino, che reprime le masse che chiedono i propri diritti, che
arma i mercenari dello stato di spray al peperoncino e ora anche di
pistole taser per fermare le masse giustamente in rivolta, perché
questa “democrazia” borghese li sta uccidendo, ecc…)... Una
società rigorosamente democratica, dovrebbe essere amministrata
dalla volontà della maggioranza, e in questo caso dalla classe
operaia e lavoratrice e cioè dalle masse popolari, ma di fatto nello
stato di cose attuali è amministrata e governata dalla minoranza e
cioè dalla borghesia, che per trarre profitto deve sfruttare la
forza lavoro della classe operaia e lavoratrice, quindi di quale
democrazia ci parlano questi individui?, a quale libertà inneggiano
i partiti riformisti?
Della democrazia borghese che
all’interno ha la libertà della borghesia come classe di opprimere
e sfruttare la classe operaia e il proletariato in generale.
Un vero partito comunista si dà
come scopo fondamentale quello di dare il potere al proletariato, e
per conquistarlo deve percorrere la via della rivoluzione
proletaria...tutto il resto è revisionismo al servizio del capitale,
che quando grida la parola libertà di critica è
come se gridasse andiamo nel pantano!.
Come dice Lenin: Siete liberi
di andare voi stessi dove volete, anche nel pantano; del resto
pensiamo che il vostro posto è proprio nel pantano e siamo pronti a
darvi il nostro aiuto per trasportarvi i vostri penati. Ma lasciate
la nostra mano, non aggrappatevi a noi e non insozzate la nostra
grande parola della libertà, perché anche noi siamo liberi di andare dove vogliamo, liberi di combattere non solo contro il
pantano, ma anche contro coloro che si incamminano verso di esso
S.
*****
Lenin chiarisce sin
dall'inizio che è costretto a fare un'aspra lotta alla tendenza
economicista in quanto essa era più vitale del previsto e dunque
pericolosa.
Non solo, essa
utilizzava (e lo fa tuttora) linguaggi in parte diversi dai nostri o
che tendono a trarre in inganno, vedi i concetti di alcune realtà
politiche di oggi come soggettività, territorialità... o
concetti che vogliono far passare come scientifici vedi governo
di blocco popolare.
I punti salienti
della “nuova” tendenza socialdemocratica internazionale
(economicista) teorizzata da Bernstein e poi applicata concretamente
da Millerand in Francia:
- NEGA il fondamento scientifico del socialismo ( e la sua necessità)
- NEGA la crescente proletarizzazione e la miseria in aumento
- NEGA l'inasprimento delle contraddizioni capitaliste
- Rigetta la teoria della lotta di classe, non più necessaria ed applicabile in un regime democratico (a maggioranza)
Qual è una delle
conseguenze più rilevanti? Si abbandona la lotta di classe e tutte
le pratiche che da essa scaturiscono e si percorre la via
parlamentarista e riformista....
La tesi di fondo è
che se il parlamento rappresenta la via per sopprimere il dominio di
una classe su di un'altra allora un socialista deve mettersi in gioco
all'interno del parlamento affinché le politiche siano orientate
verso le masse (svolta revisionista presa ad esempio da Prachanda in
Nepal...).
Lenin afferma che la nuova tendenza critica al socialismo non è altro che una nuova varietà di opportunismo e se si giudica la gente dall'agire questo diventa più chiaro: quante organizzazioni, partiti, ecc. si dicono rivoluzionari? Quante realmente lo sono? Partendo dall'analisi di quello che fanno il giudizio è più semplice...
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