Impossibile tenere il conto delle azioni in tutta la Turchia, dai focolai a vere e proprie sommosse. Dal blocco delle principali strade, all'assedio alle caserme e sedi di partito, la situazione di rivolta generalizzata ha costretto il Ministero dell'Interno a richiamare centinaia di poliziotti in servizio, che non hanno esitato ad aggredire quanti sono scesi in piazza per dare sbocco alla propria rabbia.
Le tensioni sono poi divampate fin nel cuore delle grandi città turche, dove l'uso di proiettili da parte della polizia e dei fiancheggiatori dell'ISIS contro le folle non hanno fatto che esacerbare ancor più gli animi. Ad Istanbul gli agenti hanno subito tentato di disperdere a colpi di lacrimogeni la grande mobilitazione lungo l'arteria di Istiklal e quella in piazza Galatasaray, mentre a Taksim si urlava "Dappertutto è Kobane, dappertutto è resistenza!". Barricate a Kadikoy, fronteggiamenti nei quartieri di Esenyurt e Gulsuyu (dove è stato aperto il fuoco contro una volante della polizia) e violentissimi scontri a Gazi, dove i manifestanti hanno incendiato un grosso autobus e bloccato l'autostrada E-5. Assaltata una caserma a Bacgilar con il ferimento di altri due agenti. "Besiktas sarà la tomba del fascismo!" - hanno intonato i rivoltosi nell'altro quartiere della metropoli sul Bosforo. Lambita anche Ankara, sulla quale oggi aleggia lo spettro di una grande manifestazione per occupare quella che in diversi tweet viene definita "la vera capitale dello Stato Islamico".
Eroismo dei militanti curdi - che hanno riportato nel nostro presente gesta patrimonio della memoria del movimento operaio ed antifascista mondiale, come quelle di Dante di Nanni e della resistenza di Stalingrado - hanno travolto ogni narrazione preconfezionata e filtro editoriale (i video delle YPG sono stati diffusi da tutti i principali network mediatici) che si sia parato sulla loro strada. La rabbia in rete mentre si sgretolava, tra i balbettii dei portavoce, ogni credibilità della cosiddetta "coalizione" e l'indignazione unanime davanti alle immagini dei blindati turchi immobili sulle alture della città martire si sono accumulate fino all'arrivo del detonatore: l'appello delle principali organizzazioni curde, che hanno invitato alla resistenza nelle strade a tempo indeterminato e le notizie da Kobane, veicolate da innumerevoli hashtag e post virali che hanno saturato praticamente tutti i principali social network, generando una reazione globale paragonabile solo a quanto accaduto poche settimane fa davanti alle bombe di Gaza.
Impossibile tenere il conto delle azioni in tutta la Turchia, dai focolai a vere e proprie sommosse. Dal blocco delle principali strade, all'assedio alle caserme e sedi di partito, la situazione di rivolta generalizzata ha costretto il Ministero dell'Interno a richiamare centinaia di poliziotti in servizio, che non hanno esitato ad aggredire quanti sono scesi in piazza per dare sbocco alla propria rabbia.
Le tensioni sono poi divampate fin nel cuore delle grandi città turche, dove l'uso di proiettili da parte della polizia e dei fiancheggiatori dell'ISIS contro le folle non hanno fatto che esacerbare ancor più gli animi. Ad Istanbul gli agenti hanno subito tentato di disperdere a colpi di lacrimogeni la grande mobilitazione lungo l'arteria di Istiklal e quella in piazza Galatasaray, mentre a Taksim si urlava "Dappertutto è Kobane, dappertutto è resistenza!". Barricate a Kadikoy, fronteggiamenti nei quartieri di Esenyurt e Gulsuyu (dove è stato aperto il fuoco contro una volante della polizia) e violentissimi scontri a Gazi, dove i manifestanti hanno incendiato un grosso autobus e bloccato l'autostrada E-5. Assaltata una caserma a Bacgilar con il ferimento di altri due agenti. "Besiktas sarà la tomba del fascismo!" - hanno intonato i rivoltosi nell'altro quartiere della metropoli sul Bosforo. Lambita anche Ankara, sulla quale oggi aleggia lo spettro di una grande manifestazione per occupare quella che in diversi tweet viene definita "la vera capitale dello Stato Islamico".
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