L'mfpr
ha partecipato al convegno tenutosi ieri, 11 L'MFPR ha partecipato al Convegno tenutosi sabato, 11 ottobre, a Roma alla Casa internazionale delle donne. (Gli atti del Convegno, con la traduzione di tutti gli interventi, saranno inviati a giorni per e mail).
Nella sessione mattutina sono intervenute compagne curde esuli politiche in europa e negli usa
Simonetta Crisci, moderatrice, ha introdotto il convegno. Nella lettura
dei saluti ha letto il messaggio di Pinar Aydinlar (l’intervista fatta da proletari comunisti ad agosto e inviata al convegno dalle compagne
del Mfpr).
Havin Guneser (Iniziativa per la libertà di Ocalan), ha ricostruito la
storia del PKK, dalla sua nascita al suo sviluppo, fino al “con
federalismo democratico” per spiegare il ruolo attuale delle donne
nell’organizzazione e nella guerra contro l’ISIS.
Nursel Kilic (rappresentanza internazionale del movimento delle donne
curde KJK) ha parlato del ruolo delle donne curde nel PKK. Ha ricordato,
con un intervento denso di emozioni e di rabbia, l’esecuzione delle 3
compagne curde a Parigi il 9 gennaio 2013, Fidan Dogan, Leyla Saylemez e
Sakine Cansiz (co-fondatrice del PKK). Ha parlato della rivoluzione
delle donne curde come “”una rivoluzione nella rivoluzione”
Floriana Bulfon, coraggiosa giornalista free-lance, ha raccontato in
maniera diretta la sua esperienza nel Rojava, i suoi ricordi, la censura
indiretta e l’indifferenza diretta da parte dei media occidentali (dei
paesi imperialistici, Italia e Usa… cnn ecc.)
Dilar Dirik (ricercatrice università di Cambridge) ha parlato dell’ISIS
come avamposto di attacco della modernità capitalistica e del
colonialismo- imperialismo e del ruolo delle donne nella guerra a questo
sistema per la costruzione di una “modernità democratica”, di una
“democrazia radicale”, in cui il ruolo delle donne come protagoniste è
imprescindibile dalla liberazione di tutta la società
Tutte le compagne curde, anche facendo riferimento al pensiero di
Ocalan, hanno sottolineato come il ruolo delle donne sia imprescindibile
da una vera rivoluzione e dalla completa liberazione della società (una
società non può essere libera senza liberazione della donna e la
liberazione della donna può avvenire solo attraverso la sua
partecipazione diretta all’organizzazione, alla rivoluzione,
all’amministrazione, all’istruzione, alla difesa ecc.)
In pausa pranzo Asia, una compagna curda dell’ufficio informazioni
Kurdistan in Italia, ha rilasciato un’intervista al mfpr sulla
situazione attuale a Kobane (appena possibile sarà trascritta e diffusa)
La sessione pomeridiana è stata moderata da Alessia Montuori (Senza Confine, Rete Kurdistan Italia).
Gli interventi di compagne dal Kurdistan in programma stati annullati,
dato che proprio in quelle ore erano tutte impegnate in un modo o
nell’altro nei combattimenti sul posto e non hanno potuto né partire né
collegarsi.
Dopo la videoproiezione sugli Ezidi e sugli eventi successivi
all’occupazione di Sengal, è stato letto quindi letto il messaggio di
Selma Irmak (co-presidente del DTK) ed è intervenuta Sinem,
co-amministratrice di Kobane, che ha sottolineato come la lotta delle
donne in Rojawa sia una lotta per tutte le donne e in particolare per le
donne europee (molti miliziani dell’isis sono europei).
Poi c’è stato l’intervento di una donna ezida, rotto dalla disperazione,
che ha denunciato il genocidio in atto e le complicità anche
dell’europa
Dopo gli interventi in programma di Bianca Pomeranzi (comitato CEDAW) e
di Barbara Spinelli, ha avuto luogo un breve dibattito, dove l’Mfpr è
intervenuto per salutare il convegno e ricordare che una rappresentante
dell’organizzazione “Donna nuova” e di “Atik”, presenti nelle zone dei
combattimenti, sarà prossimamente in Italia e sarebbe auspicabile
organizzare un incontro nella Casa internazionale delle donne su questo
tema per costruire un ponte di solidarietà tra le compagne
rivoluzionarie.
Alla fine, rilasciando un’intervista televisiva alla compagna Asia, sul
gradimento e l’utilità di questo convegno, ho dichiarato che “il
silenzio, la confusione e la censura intorno alla resistenza delle donne
e del popolo nel Rojawa, sono presumibilmente da ricercare nella forma
di autogoverno laico, femminista e socialista che questa comunità si è
data da almeno 2 anni”
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