Giovedì sedici
ottobre: è passata una settimana esatta dall'alluvione che ha colpito
Genova, e soltanto tre giorni dall'avvento dello stesso fenomeno nelle
zone del Basso Piemonte alessandrino.
Come già tre anni fa, decido di
compiere un tour nelle zone colpite da questa catastrofe in-naturale;
la prima tappa è proprio nei territori piemontesi: in fondo tutta la
stampa borghese si è concentrata sugli avvenimenti che hanno toccato il
capoluogo ligure, tralasciando quanto avvenuto nelle altre zone.
Ho deciso di impiegare almeno due giornate per rendere al meglio possibile
gli effetti del diluvio che si è abbattuto sull'alessandrino.
Mi preme precisare che, dalla partenza dalla
stazione di Genova Piazza Principe fino al luogo dove sorgono i cantieri
del Terzo valico dei Giovi nel quartiere genovese di Trasta - nelle cui
prossimità, a causa di una frana dovuta proprio al disboscamento
effettuato per realizzare l'imbocco della galleria di valico, il venerdì
precedente è deragliato un treno Freccia Bianca - il convoglio procede a
passo d'uomo, in modo da non interferire con i lavori tutt'ora presenti
nella sede ferroviaria.
Finalmente si arriva nella città dei
Campionissimi; non si può fare a meno di notare come il borgo sia diviso
in due: la parte alta - quella antica - non ha subito che pochi danni
dall'invasione delle acque, mentre in quella bassa i problemi sono
ancora evidenti, aggravati dalla mancanza di acqua potabile, nonostante
siano già passati alcuni giorni dagli eventi atmosferici.
Raggiunto
al telefono, l'ex candidato sindaco Alessandro Molinari mi spiega che il
maggiore responsabile della situazione è il rio Gazzo, unico corso
d'acqua che attraversa la città, che da molti anni è stato tombinato;
non solo, però sottolinea anche le enormi responsabilità di
chi da decenni mal governa il Comune.
Lascio Novi Ligure poco più di
un'ora dopo, per recarmi al mio paese: Bosio; la corriera che mi
conduce a destinazione è costretta a passare in zone fino a poco tempo
fa bellissime, ora ridotte a lande di tipo lunare, con melma e frane
ovunque.
Giungo a destinazione, e non posso fare a meno di notare che
il paesaggio attorno a me è notevolmente mutato rispetto all'ultima mia
visita della scorsa settimana: vi sono frane dappertutto e addirittura -
nella frazione della Spessa, esattamente in via Regina Margherita
angolo via del Campo - si è aperta una voragine alta tre metri tra due
villette abitate tutto l'anno; un abitante di quel terreno mi spiega che
si tratta del cedimento della rete fognaria a causa del sovraccarico.
Il
resto della giornata la trascorro mettendo in ordine gli appunti e
visitando alcuni amici pesantemente colpiti dalle innumerevoli frane che
circondano il territorio bosiese.
La mattina successiva la sveglia
suona alle ore 6:15; la giornata sarà lunga e faticosa, a causa delle
località da raggiungere perché simboliche per una determinata valle.
Alle
7:30 arrivo a Gavi: il capoluogo, anch'esso senza acqua potabile, è
invaso dal fango a causa delle piogge torrenziali che hanno portato con
sé i detriti provenienti dalla collina dove insiste lo storico forte
voluto dall'allora Repubblica di Genova.
I danni peggiori si trovano
nelle campagne circostanti, invase dall'acqua: qui sono a rischio le
coltivazioni, in particolare quelle del pregiato vino bianco che prende
il nome dal paese.
Colgo l'occasione per rettificare una notizia da
me data nei giorni scorsi; il torrente Lemme non è esondato, si è
soltanto ingrossato: questo non gli ha impedito di invadere cantine e
box avventatamente costruiti sotto ad abitazioni erette al livello del
letto del fiume.
A seguire decido di risalire il corso del torrente,
verso il luogo dove si trovano i cantieri del Terzo Valico ferroviario
dei Giovi; il tragitto - seppur breve, dalle ore 8:50 alle ore 9:10 - è
costellato da parecchi smottamenti di terreno e segni della recente
alluvione: sia nel Comune di Carrosio sia, in misura minore, in quello
di Voltaggio.
L'ultima tappa, di questa prima parte del viaggio nei
luoghi colpiti dalla calamità in-naturale, è la val Borbera: qui i paesi
maggiormente colpiti sono Vignole e Borghetto, dove l'enorme massa
d'acqua caduta ha creato alcune pericolosissime voragini all'interno
della sede stradale; continuando poi il viaggio verso Cabella Ligure -
il centro più importante della valle - non mancano allagamenti e frane,
ma il tutto è molto più leggero rispetto a quanto accaduto a sud della
zona denominata Strette.
Per concludere, dopo aver ascoltato decine
di testimonianze, posso tranquillamente affermare che quanto è accaduto
ha precise responsabilità: l'incuria del territorio, il famigerato
patto di stabilità - che impedisce ai Comuni di sfruttare a pieno le
risorse a disposizione - ed i continui tagli ai trasferimenti dal
Governo centrale agli Enti locali.
Bosio (Al), 18 ottobre 2014
Stefano Ghio - Proletari Comunisti Alessandria/Genova
http://pennatagliente.wordpress.com
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