Questa mattina i giudici non hanno convalidato l’ordinanza di trattenimento a carico dell’educatore di nazionalità algerina nel Cpr di Ponte Galeria, finito nel mirino della Digos per alcuni messaggi WhatsApp pro-Palestina dopo il 7 ottobre 2023.
Ricordiamo che Seif, dal 2013 vive in Italia godendo dello status di rifugiato politico e fino a inizio 2024 ha lavorato nel prestigioso liceo Chateaubriand di Roma.
Le sue opinioni su Gaza e Israele ne hanno però provocato a febbraio il licenziamento da parte del liceo. Ma i suoi guai non erano finiti lì. Sempre e solo sulla base dei suoi commenti contro i bombardamenti israeliani a Gaza, hanno visto la polizia presentarsi alla porta di Bensouibat, alla ricerca di armi e altre possibili prove di un coinvolgimento in attività di natura terroristica. Ovviamente senza alcun risultato, eppure dal 16 maggio l’insegnante è trattenuto nel Centro per il rimpatrio di Ponte Galeria, a causa della decadenza del suo status di rifugiato e con il rischio di un decreto d’espulsione.
Ma contro la sua perdurante reclusione al Cpr Ponte Galeria, è arrivato il pronunciamento negativo del
tribunale. E’ auspicio dell’avvocato di Seif, Flavio Rossi Albertini, che le autorità italiane ritornino sui loro passi anche rispetto allo status di rifugiato politico.A partire dalla scorsa settimana a Roma ci sono state diverse iniziative di solidarietà con Seif che ne chiedevano la liberazione ed anche il reintegro nel posto di lavoro. Ieri si è svolto anche un presidio solidale al Cpr di Ponte Galeria.
Nel frattempo anche su Change.org un gruppo di genitori del liceo Chateaubriand aveva lanciato una petizione a sostegno di Seif, che fino a pochi mesi fa lavorava con gli studenti di quel liceo senza mai una lamentela da parte di nessuno: “Seif è stato un sorvegliante sempre apprezzato da tutti coloro che lo hanno conosciuto – si legge nell’appello -. Esprimiamo tutta la nostra solidarietà a Seif in questo incubo che sta vivendo e auspichiamo che la giustizia italiana permetta a Seif di lasciare il Centro Permanente di Rimpatrio il più rapidamente possibile per avere l’opportunità di difendersi durante un giusto processo”. Ad oggi la petizione aveva raggiunto quasi 600 firme. Analoga iniziativa da parte di un gruppo di studentesse e studenti.
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