Denunciamo l'ennesimo attacco repressivo ai danni di un lavoratore della scuola, un nostro compagno, avvenuto lunedì mattina. Il dirigente scolastico lo ha convocato per comunicargli che, a causadella sua militanza politica, non era più persona gradita all'interno dell'istituto. Questo ha portato al mancato rinnovo del contratto e, di conseguenza, alla perdita del posto di lavoro.
Va sottolineato il comportamento del dirigente scolastico che non ha mai tempo per rispondere degli allagamenti della scuola, degli spazi inadatti per gli studenti e non si preoccupa di interrogare il ministero per la continua mancanza di fondi. Riesce per a trovare subito il modo per rispondere alla Digos e convocare il compagno; evidentemente ha ben altre priorità.
E’ stata proprio la Digos di Padova a informare il dirigente della militanza del compagno. Inoltre, la stessa, si è presentata sul posto di lavoro per notificare decreti relativi all'inchiesta del 14 maggio
relativa a delle scritte in favore della resistenza palestinese apparse a Padova a gennaio. Il 14 maggio, oltre alla perquisizione della nostra sede, tre compagni sono stati perquisiti, prelevati e portati in Questura.La Questura di Padova continua ad attaccare, in perfetta linea con il mandato del Ministero dell'Interno, coloro che si schierano al fianco della Resistenza palestinese, dagli studenti in lotta ai lavoratori. Questo attacco va inserito in un clima generale di repressione e guerra, in cui lo Stato e i padroni cercano di zittire qualsiasi dissenso, in particolare contro il movimento di solidarietà alla Palestina. In questo contesto la scuola è osservata speciale, luogo dove reprimere, minacciare e sanzionare qualunque voce contro lo stato sionista e la Nato.
Un altro episodio emblematico è l'attacco subito qualche giorno fa da un educatore, Seif Bensouibat, che lavorava nella scuola francese Chateaubriand a Roma. A seguito di un post pro -Palestina, si è visto togliere il lavoro, lo status di rifugiato ed è stato rinchiuso in un Cpr, con il rischio di essere espulso.
Tutto questo si inserisce in un quadro molto chiaro: quello della continua militarizzazione della scuola a cui assistiamo da anni. Il comparto industriale – militare e della difesa si è sempre più incuneato nel mondo dell'istruzione con l'inserimento di orientamenti professionali, borse di studio e progetti di alternanza scuola-lavoro in caserme e basi militari, e ancora con gite, parate, mostre e sfilate, con l'obiettivo di propagandare l'adesione all'ideologia della guerra tra le nuove generazioni, anche al fine di reclutare nuova carne da macello per le imprese belliche.
In questo clima, i precari sono la componente tra i lavoratori maggiormente sotto attacco perché è più facile liberarsi di loro. Solo nel comparto scuola si contano più del 18% dei precari, frutto di decenni di riforme e tagli, che non vedono alcuna prospettiva di essere stabilizzati. Lo Stato risparmia sugli stipendi e dispone così di manodopera ricattabile e facilmente scaricabile, mentre il personale di ruolo si ritrova sempre più risicato e con tutto il carico di lavoro addosso.
Questi episodi si inseriscono in una fase in cui il processo di militarizzazione della scuola va di pari passo con un processo di militarizzazione più generale della società, accelerato dalla generale tendenza alla guerra.
Non ci faremo intimidire da questa ennesima provocazione e continueremo a sostenere le lotte per la liberazione della Palestina e di tutti i popoli oppressi all'interno dei nostri posti di lavoro, nelle nostre scuole, nell'università e nella nostra città, pronti a lottare per cambiare questo sistema di repressione e morte. Prendiamo esempio dalla resistenza palestinese che da oltre 76 anni resiste contro il nemico sionista e dall'intifada studentesca, che inonda le università del mondo per gridare all'unisono: rescindiamo gli accordi con Israele.
La repressione non ci fermerà!
Portiamo l'intifada nel cuore dell'imperialismo!
Nessun commento:
Posta un commento