da ORE12 Controinformazione rossoperaia del 22/05
I governi imperialisti sono tutti impegnati a “togliere le castagne dal fuoco”, come si dice, ai padroni e al loro sistema, e quando parliamo di “sistema” parliamo di quell’intreccio politico-economico-finanziario tra padroni, finanza, governi e Stato, interessi che vengono portati avanti con l’uso della repressione, con la manipolazione delle masse tramite i mass media e con la complicità politica della falsa opposizione parlamentare e, come succede in Italia, anche da parte dei sindacati confederali.Un sistema che sviluppandosi dal capitalismo oggi è giusto chiamarlo imperialista come è stato analizzato dal grande Lenin e che da quell’analisi marxista, di parte proletaria, con la Rivoluzione proletaria e socialista ha portato le masse povere, i lavoratori e le masse stanche di guerra, al potere.
L’imperialismo lo vediamo ogni giorno di quanto sia non solo un ostacolo al progresso dei lavoratori e delle masse oppresse ma non è più in grado di dare risposte ai problemi sociali, lo abbiamo visto in tempi recenti con la pandemia, peraltro prodotta proprio da questo sistema che per fare soldi, profitti, distrugge l’ambiente, favorisce l’allevamento intensivo che libera virus e ci fa mangiare veleno, lo abbiamo visto con la crisi economica per cui tutte le politiche sono finalizzate ad aiuti ai padroni e alle
banche mentre i lavoratori e le masse si ritrovano a fronteggiare carovita, caro-bollette, sanità, scuola e trasporti in continuo peggioramento e lo sfruttamento che dilaga nelle fabbriche e nei posti di lavoro con i lavoratori alle prese con chiusure, delocalizzazioni, salari da fame, contratti precari e morti sul lavoro, lo vediamo nelle conseguenze della cosiddetta “crisi climatica”, lo vediamo nelle ondate migratorie create dall’imperialismo con guerra e miseria….insomma ogni tema dovrebbe essere approfondito ma in fondo “tutto si tiene” all’interno dello stesso cappio del sistema imperialista.Ora è la guerra nell’orizzonte quotidiano dei governi imperialisti, è un processo che ha trovato una sua accelerazione con la guerra in Ucraina e che oggi vede più focolai di guerra, in Palestina, in Medio Oriente, e i venti di guerra soffiano sempre più forti, dall’Indo Pacifico ai Balcani.
Nei confronti del massacro sotto gli occhi del mondo intero con le atrocità in stile nazista dello Stato sionista di Israele sostenuto dall’imperialismo nei confronti del popolo palestinese vorrebbero impedirci pure di manifestare, di solidarizzare con questo popolo e con la sua resistenza e persino anche di poter chiamare col suo giusto nome questo massacro e pulizia etnica che è genocidio (anche questa parola è diventata oggetto di attacco repressivo).
Ogni giorno questo sistema imperialista ci ricorda che non viviamo certo in un “mondo migliore possibile” con i governi tutti impegnati a fare divampare l’incendio mondiale di una nuova guerra imperialista perché sono lì a rispondere ai padroni non di certo ai lavoratori. I padroni capitalisti, i loro Stati e i loro governi, hanno questa come arma per tenere in piedi il loro mondo di merda a cui non sono in grado di dare soluzioni perché tutta l’attività politica ed economica è volta al profitto per loro e questo contrasta con il miglioramento delle condizioni di vita delle masse, con il loro bisogno di libertà, di giustizia sociale, con la loro/con la nostra di vita.
La guerra che vogliono non è certo giusta perché serve a spartirsi il mondo, rapinare le risorse dei popoli con la guerra, che è reazionaria perché diffonde l’ideologia che l’accompagna che è fascismo, razzismo, militarismo, neocolonialismo, sovranismo, la triade “Dio/Patria/Famiglia”.
Si parla con sempre più insistenza di “economia di guerra” da parte dei governi imperialisti, il governo ucraino di Zelenskj chiede armi di continuo, l’industria bellica fa profitti e quei contrasti tra gli imperialisti che prima erano politici ed economici adesso sono diventati di guerra aperta. Mai come in questa fase storica l’apparato industriale che serve la Difesa ha avuto una centralità ed un peso politico enorme assieme alle aziende che si dividono la torta degli affari delle risorse energetiche.
La corsa agli armamenti, i profitti dei padroni delle armi, le spese pubbliche che aumentano per rafforzare gli eserciti, l’economia di guerra, la repressione e i fascisti di nuovo al potere in Italia e le forze fasciste che stanno alzando la testa e alcune sono pure al governo (non solo in Italia), il colonialismo…..sono tutto ciò che i governi imperialisti riescono a mettere in campo per riorganizzare e puntellare questo sistema capitalistico.
“Deterrenza”, “uso delle armi per difesa” e altre amenità varie nascondono i coltelli che stringono dietro la schiena i vari Stati e governi imperialisti, pronti a colpirsi l’uno con l’altro per fare prevalere i propri interessi in una contesa interimperialista.
Il Ministro della guerra del Regno Unito, Shapps, ha affermato che i «dividendi della pace sono terminati» e la crisi ucraina spinge i paesi europei a «riavviare» le proprie macchine militari ed è la stessa politica per tutti i governi imperialisti. In Italia il Ministro delle guerra Crosetto, padrone di industrie delle armi e sul libro paga della principale industria bellica dell’imperialismo italiano, la Leonardo, occupa quel Ministero proprio per «riavviare» la macchina delle industrie legate alla Difesa militare.
Per il SIPRI: nel 2023 le spese militari globali sono ancora cresciute arrivando al nuovo record di 2443 mld, sottratti a investimenti civili e sociali per preparare le guerre.
Per la fine del 2024, almeno due terzi dei paesi NATO arriveranno al 2% del PIL per le spese di guerra, di cui non meno di 1/5 dovrà essere indirizzato alla elaborazione di nuove tecnologie e apparecchiature militari.
La Commissione europea ha destinato quasi due miliardi di euro all’incremento della produzione militare nei paesi UE; 500 milioni andranno alla produzione di proiettili d’artiglieria, quelli tanto richiesti dal governo del fantoccio Nato Zelenskj.
La Nato è sempre più vicina all’invio di truppe sul terreno in Ucraina per l’addestramento dei militari, ufficiali ucraini hanno chiesto alla Nato di inviare militari "per addestrare circa 150 mila nuove reclute più vicino alla linea del fronte, così da accelerarne lo schieramento sul campo". La Francia di Macron, pur non essendo formalmente un paese Nato, vorrebbe l’invio di truppe in Ucraina. Inoltre ha annunciato la realizzazione di sommergibili atomici di ultima generazione.
In Germania si parla di reintrodurre la leva obbligatoria, mentre sappiamo bene come stia procedendo, anche in Italia, la “militarizzazione ideologica” a ogni livello, e in particolare nei confronti dei giovani, a partire dalle scuole elementari.
Svezia e Polonia dichiarano di voler il dislocamento di armi nucleari USA sui propri territori.
La Gran Bretagna ha in programma di sostituire quattro sommergibili atomici e allargherà anche la produzione di testate nucleari da 225 a 260 unità, più o meno al livello della Francia.
Con il governo Meloni in Italia l’apparato militare-industriale rimane al centro del suo blocco sociale che ha un ruolo sempre più in crescita dal punto di vista economico e militare.
Il governo italiano ha la presidenza del G7 imperialista e su questo piano cercherà legittimazione ma anche contribuirà ad alimentare i venti di guerra con una Meloni che si è dimostrata talmente “sovranista” da servire completamente gli interessi dell’imperialismo USA e della Nato all’ombra dei quali intende ritagliarsi il suo “posto al sole” nella spartizione del mondo.
In Italia si spendono ogni ora 2,5 milioni di euro per le forze armate. Mezzo milione all’ora solo per l’acquisto di nuovi armamenti: missili, bombe, blindati, cacciabombardieri, navi da guerra. Acquisti finanziati in gran parte non con fondi della Difesa, ma con quelli destinati allo sviluppo economico del Paese, i tre quarti dei quali finiscono così a sostegno dell’industria bellica nazionale, penalizzando altri settori industriali. E questa è economia di guerra.
L’opposizione proletaria e popolare extraparlamentare contro la guerra è l’unica possibilità che abbiamo di fermare la guerra imperialista ingiusta e reazionaria. Nei parlamenti l’opposizione è inesistente, sulla politica estera le forze politiche della cosiddetta “opposizione” convergono con i governi.
Ma è una opposizione che deve misurarsi con un guerra che è sul piano esterno ma che è anche sul piano interno e sono i governi imperialisti i primi nemici dei proletari e dei popoli, sono essi il primo nemico da rovesciare per mettere davvero fine alla guerra imperialista.
Uno slogan sintetizza bene cosa è necessario fare: “la guerra imperialista si può fermare solo se avanza la guerra popolare”. Alla guerra contro i popoli dobbiamo opporre necessariamente un’altra guerra dei popoli contro i governi del Capitale imperialista, una guerra che necessariamente contrapporrà masse contro masse, masse che vogliono la pace contro masse che sostengono la politica dei governi. Questa polarizzazione la vediamo con la protesta degli studenti a livello mondiale a fianco la resistenza del popolo palestinese: i popoli con la Palestina e i governi con i fascisti al governo in Israele sostenuti dagli imperialisti responsabili del genocidio in corso e della minaccia continua ai popoli del Medio Oriente.
La guerra di popolo ha portato avanti gli interessi del popolo e nella storia ha significato lotte antimperialiste, anticolonialiste, di liberazione nazionale e sociale.
L’Internazionalismo – e il movimento di protesta con ala Palestina lo dimostra – è un’arma potente nelle mani di chi aspira ad un altro mondo possibile ed è un possibile contagio per le lotte rivoluzionarie dei popoli.
Volere la pace senza rovesciare il sistema imperialista che minaccia l’avvenire dei popoli, volere la pace senza rovesciare i governi – e in Italia quello fascista di Meloni – è un desiderio delle “anime belle del pacifismo” che non cambia di una virgola i rapporti di forza.
Questa lotta rivoluzionaria è inevitabile se si persegue la volontà di pace e questo comporta che noi comunisti organizziamo le avanguardie nel Partito comunista, le masse in un Fronte unito e in una forza combattente.
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