martedì 21 maggio 2024

pc 21 maggio - Tunisia - Una corrispondenza - L'ultimo viaggio della Meloni (e ministri) - cosa succede in Tunisia dal fronte del governo e dal fronte delle masse popolari

La Meloni ha fatto il "Piano Mattei", così lo chiama, un piano di investimenti specifico per l'Africa. Questo piano specifico passa dalla Tunisia. Uno dei suoi punti è formare gli operai in Tunisia e in Africa in generale e poi farli venire in Italia già formati. 

Ma che cosa succede in Tunisia? 

Ci sono tanti legami che uniscono il nostro paese con la Tunisia rappresentati dal fatto che il governo Meloni e lo Stato italiano in generale, oltre a fare profitti sui lavoratori italiani, cerca anche all'esterno di fare profitti a spese degli altri popoli. E questo lo fa anche in Tunisia, anzi, in Tunisia, anche in maniera arrogante - quando Salvini per esempio disse dei tunisini “quelli che vengono qui sono tutti dei criminali”, ecco mentre dicono che il popolo tunisino è criminale, lo sfruttano. 

Il nostro governo va lì appunto per derubare quel popolo delle poche risorse che ha perché la Tunisia comunque è un piccolo paese di quasi 12 milioni d'abitanti, non è ricco di risorse, ha un po' di petrolio nel sud e i fosfati. Tra l'altro questa questione dei fosfati fa parte della nostra storia, in quanto l'Italia si è industrializzata all'inizio del 1890 grazie anche all'importazione dei fosfati tunisini controllati dai francesi all'epoca. Oggi però quali sono le risorse e su cosa l'Italia vorrebbe avere il controllo in questo paese?

Innanzitutto è la produzione di energia che rientra nel Piano Mattei. La Meloni lo presenta come se

fosse un grande piano strategico, che voglia coinvolgere tanti paesi, affermando che tale coinvolgimento avverrà in maniera paritaria, senza avere un'attitudine colonialista. In realtà il governo prova a stringere degli accordi in cui, in cambio di sostegno politico, si vogliono usare da parte italiana le risorse di quei paesi.

Questo piano Mattei per quanto riguarda la Tunisia, prevede, dentro la retorica di cui il capitalismo si è dotato recentemente, ovvero la cosiddetta green economy, degli investimenti nelle regioni del Sud, quelle desertiche per la produzione di energia elettrica tramite fotovoltaico. Questa produzione di energia elettrica poi tramite un cavo sottomarino, che si chiama Elmed, collegherà Tunisia e Sicilia, quindi Italia ha l'obiettivo di importare tutta questa energia prodotta in Tunisia, sfruttando il territorio tunisino. E il governo Meloni si fa anche arrogante, e dice “così l'Italia diventerà un hub energetico per l'Europa”.

Il piano Mattei, inoltre, di importare gas dall'Algeria, passando per la Tunisia. Nell'attuale contesto internazionale in cui l'Italia partecipa attivamente, nel contesto di crisi energetica per l'Europa, venendo meno l'approvvigionamento russo, l'Italia importa gas dall'Algeria e vuole importare energia elettrica dalla Tunisia per poi rivendere tutta questa energia o questo gas ai paesi europei tipo la Germania e altri. Tutta questa a spese del popolo tunisino e del popolo algerino. In una situazione in cui il popolo tunisino vive un periodo di profonda crisi - per questo motivo tante persone della Tunisia provano ad emigrare in Italia, o più che altro a passare dall'Italia per ricongiungersi con famigliari che spesso stanno in Francia o in Belgio o in Germania. Attualmente si vive in Tunisia una crisi molto forte, cioè i prezzi sono aumentati del 10% negli ultimi mesi, la disoccupazione rimane stabile, ma parliamo di una disoccupazione del 15%, la Tunisia è un paese molto più giovane rispetto all'Italia, l'età media è di trent'anni, la maggior parte della popolazione ha tra i 20 e i 30 e la disoccupazione giovanile arriva a livelli che sfiorano il 30%, quindi vuol dire gran parte della popolazione è disoccupata!

Nonostante questo poi ci sono altre questioni, anche in Tunisia è un po' come l'Italia, il sud è più povero, le regioni al Nord sono, tra virgolette, un pò più sviluppate, e sono le regioni dove ci saranno questi investimenti, dove si andrà a produrre questa energia e dove già ci stanno gli impianti petroliferi 

(tra cui è presente anche l'ENI già dagli anni '60); qui la disoccupazione arriva anche al 50% come nella regione di Tataouine dove qualche anno fa c'è stato uno sciopero nei campi petroliferi per un mese, sono state date alle fiamme le stazioni di polizia e per una settimana la polizia non poteva entrare in quella regione.

Sono regioni che hanno grandi problemi. In questo contesto la Meloni viene con lo stesso atteggiamento con cui va in Puglia o in Albania, cioè arriva in Tunisia, viene ricevuta dal Presidente a Cartagine - Cartagine oggi è un quartiere residenziale di lusso di Tunisi, c'è il palazzo presidenziale -, viene a Cartagine, fa il pranzo con il presidente Kais Saied e discutono di questi accordi.

Durante l'ultima visita è stata confermata la volontà di costruire questo cavo sottomarino, tra l'altro verrà costruito da un'azienda italiana.

Altro punto importante di questi colloqui è anche la questione dei migranti. Ovviamente ogni volta la Meloni va lì per fare pressioni e sostanzialmente l'obiettivo è che la Tunisia diventi un grande centro per migranti, dove viene negato qualsiasi diritto. 

Nonostante l'Italia agisca così, in maniera arrogante e spavalda, purtroppo in Tunisia ha la fama di essere un paese amico.

Tra i lavoratori che saranno formati nella lingua italiana vi sono elettricisti e muratori che verranno in Italia con un contratto. Questo viene usato dal governo italiano per farsi propaganda in Tunisia, per dire, noi siamo d'accordo all'emigrazione legale, quindi stiamo facendo queste formazioni. Tradotto significa “ci servono lavoratori che sono ben qualificati come quelli italiani, che però potremmo sfruttare ancor di più di quelli italiani, quindi manodopera a basso costo”. Quindi non solo si prendono l'energia, ma anche la forza lavoro dei proletari in questi paesi. Questi corsi di lingua italiana prevedono anche una parte di “educazione civica” in cui si insegna la Costituzione Italiana e la legislazione sul lavoro.

Finalmente durante l'ultima visita della Meloni c'è stato un sit-in davanti all'ambasciata italiana. Questa cosa ovviamente dà molto fastidio all'ambasciata italiana che è abituata a muoversi lì come se fosse a casa propria. In questo primo sit-in è stato denunciato il vero ruolo del piano Mattei, non un bene per i tunisini o per la Tunisia, ma in realtà si tratta di furto. 

Dopo che la Meloni è ripartita, il ministro dell'Istruzione è rimasto per stringere degli accordi, in particolare su scambi universitari. Niente di che, in sostanza. Due giorni dopo è venuto anche Valditara il ministro dell'Università, perché c'era la fiera del libro a Tunisi, e in cui l'Italia era ospite d'onore. Quindi all'inaugurazione ha partecipato Valditara accompagnato dal presidente tunisino. L'ultimo giorno invece è venuto il cosiddetto ministro della cultura Sangiuliano che è stato invece contestato, quindi la festa gli è stata rovinata, stava partecipando alla presentazione di un libro del giornalista di destra e fascistoide Veneziani; la contestazione è stata sul fatto che l'Italia sostiene Israele, sugli accordi tra la Leonardo e l'Esercito sionista; quindi è stata esposta la bandiera palestinese, gli slogan sono stati prima in tunisino e poi anche in italiano: “Italia fascista, Italia sionista”; sono stati cacciati l'ambasciatore, il direttore dell'Istituto di cultura italiano e ovviamente anche Sangiuliano.

Anche le università in Tunisia sono in protesta. Nella principale facoltà di filosofia di Tunisi, la Facoltà di 9 Avril, si è sviluppata una grande manifestazione, mentre nella facoltà di giornalismo, gli studenti hanno piazzato delle tende e hanno occupato, con una richiesta specifica: che questa facoltà fermi tutti gli accordi con una fondazione tedesca, la fondazione Adenauer, perché ha legami con Israele; giorni dopo l'università ufficialmente ha scritto un documento rivolto a questa Fondazione tedesca in cui annuncia di tagliare tutti i rapporti e aver concluso tutte le collaborazioni. 

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