da ORE 12 - Controinformazione Rossoperaia 17/05
Scrive Il Sole 24 ore: “Difesa, spesa globale a 2,3% del prodotto interno lordo, balzo in borsa per gli europei più 42%. I 30 big del settore militare hanno raggiunto nel 2023 un fatturato di 456 miliardi. Sostanzialmente la spesa pro capite, pari a 306 $ a persona, è la più alta dal 1990”.
Quando si dice tendenza alla guerra, quando si dice guerra che avanza, il primo dato è proprio questo, la crescita a dismisura della produzione bellica e dei bilanci della Difesa che si traducono in giganteschi profitti per i padroni delle grandi multinazionali della difesa. E tutto questo diventa il volano di tutta l'economia che si trasforma praticamente in un'economia di guerra. La spesa per la difesa ha raggiunto - scrive sempre questo articolo - il massimo storico: “i venti di guerra gonfiano i ricavi dell'azienda che si occupano di armamenti e spingono le performance in borsa del settore che nel primo trimestre di quest'anno hanno battuto tutti gli altri comparti industriali. L'indagine dell'area studi di Mediobanca sulle multinazionali ha passato in rassegna 330 gruppi per un fatturato complessivo di 15.400 miliardi. E’ una capitalizzazione pari a quasi 1/3 del valore delle borse mondiali. Dei 30 big della difesa, 15 sono americani, 10 sono europei, di cui due, Leonardo e Fincantieri, italiane, 5 asiatici”.
È proprio questo elenco dei big che spiega come il nostro paese non sia affatto un paese povero, è un
paese ricco, facente parte della catena dei paesi imperialisti, dei ricchi della terra. Questo indipendentemente che all'interno del nostro paese crescono le masse povere e i lavoratori sono sfruttati e hanno salari bassi. Il sistema sociale capitalistico italiano, oggi l'imperialismo italiano, è una delle potenze facenti parte del campo dei ricchi all'interno del sistema attuale. E’ questo che segnala anche questa inchiesta.I titoli dell'industria e della Difesa hanno registrato un rialzo del 22,8%. Meglio di tutti i titoli europei che sono andati anche meglio di quelli americani e in particolare i due grandi gruppi tedeschi, il gruppo svedese e ancora una volta da Leonardo che ha visto crescere il rialzo del suo titolo del 55,9%, mentre Fincantieri lo ha visto crescere del 21,9%.
La spesa per la Difesa che, come già avevamo detto ha raggiunto il massimo storico di 2443 miliardi di dollari nel ‘23 - 6,7 miliardi di dollari al giorno - con un incremento al 6,8%.
Il paese che stanza più risorse per la Difesa è naturalmente gli Stati Uniti, con 916 miliardi di dollari nel ‘23, una cifra pari a 37,5 del totale mondiale. A seguire la Cina ma molto distante, con 296 miliardi di dollari, il 12,1% del totale, e si tratta comunque di 1/3 della spesa degli Stati Uniti. La Russia nonostante la guerra è terza, poi vengono l'India, un paese in forte crescita su tutti i terreni, compresa la spesa militare, mentre la sua popolazione resta tra le popolazioni più povere del mondo. Arabia Saudita.
L'Italia in questa classifica particolare, è in dodicesima posizione con 1,5 del totale mondiale. Con 35,5 miliardi di dollari spesi per la Difesa, pari a quasi 100 milioni di dollari al giorno. E quest'anno si prevede che l'incremento sarà del 5,5%.
Nel campo degli altri paesi è evidente che c'è un balzo in testa dell'Ucraina, che è un paese capitalistico minore, con una classe dominante fatta di oligarchia finanziaria, industriale, con grandi interessi in tanti settori e con alcuni in cui si tratta di uno dei paesi più importanti del mondo. L'Ucraina destina il 36,7% del proprio prodotto nazionale alla guerra, alla Difesa.
Solamente in settima posizione vi è la la Russia.
Cina e Italia, in termini relativi, non sono così distanti per quanto riguarda la spesa per gli armamenti. L'Italia, in particolare, è attivamente impegnata raggiungere gli obiettivi definita per essa - e con essa - nella NATO.
A fronte di tutto questo, cosa dobbiamo dire se non che questo sistema è fondato su leggi del modo di produzione capitalistico nella fase imperialista che portano inevitabilmente a questo stato delle cose, e che quindi i governi sono espressione di tutto questo, delle classi dominanti in tutti questi paesi che si adeguano allo sviluppo delle leggi di questo modo di produzione.
Da qui la necessità di lottare non solo contro i governi che attuano materialmente queste politiche, ma contro gli Stati e le classi dominanti di questi paesi e quindi per noi la nostra classe dominante, se vogliamo realmente fermare la marcia verso la guerra e se vogliamo cambiare le cose in questo paese.
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