L'intervista che l'ambasciatore italiano in Tunisia, Alessandro Prunas, ha concesso il 15 maggio a Radio Tunisi Canale Internazionale (RTCI) ed in particolare al programma in lingua italiana é per certi versi interessante perché, se analizzata con la dovuta attenzione, mostra non solo quali siano gli interessi strategici dell'Italia in Tunisia, ma che questi interessi sono in contrapposizione con gli interessi del popolo tunisino.
Nella lunga intervista di 45 minuti Prunas sciorina dati e si fa interprete della propaganda del governo italiano, e non potrebbe essere altrimenti (anche se Prunas si é spinto oggettivamente oltre affermando servilmente e anche in maniera ridicola che la Tunisia ha avuto "la fortuna" di essere stata visitata dalla Meloni per ben quattro volte in un anno), con l'obiettivo di convincere gli ascoltatori che l'Italia è un paese amico della Tunisia e che i due paesi abbiano interessi comuni.
In particolare il messaggio veicolato é che gli ultimi accordi siano stati stipulati seguendo un approccio "win-win" come si usa dire, ovvero vantaggioso per entrambe le parti.
In realtà sviscerando, analizzando e decriptando le affermazioni dell'ambasciatore in merito a tali accordi, vedremo che non é cosi...
E' l'Italia che sostiene lo "sviluppo" tunisino o è la Tunisia che sostiene l'economia italiana?
A detta di Prunas con il primo dei tre accordi siglato durante l'ultimo incontro bilaterale, il governo italiano "sostiene" il bilancio tunisino con 50 milioni di euro, ma aggiunge subito dopo che tale somma é vincolata ad "alcune riforme del settore energetico" ovvero il principale settore di interesse da parte dell'Italia nell'attuale congiuntura internazionale venutasi a determinare dopo l'invasione russa dell'Ucraina e la conseguente frizione interimperialistica e la formazione di due blocchi contrapposti che vedono da un lato la Russia supportata dalla Cina e dall'altro gli USA e Inghilterra in primis seguiti da Francia, Germania, Italia e altri Stati dell'Unione Europea. Tale crisi politico-militare si è tradotta com'é noto anche in una crisi energetica, l'Italia in particolare che fino al 2021 si riforniva di gas
principalmente dalla Russia, oggi importa principalmente tale materia prima dall'Algeria, tramite il gasdotto Transmed passante proprio dalla Tunisia, mentre cerca disperatamente di diversificare le proprie fonti d'approvvigionamento.Ecco quindi come tale finanziamento, destinato alle "riforme del settore energetico", sia funzionale al progetto El MED: un cavo sottomarino che unirà Menzel Temine in Tunisia a Partanna in Sicilia, dal costo di 850 milioni di euro, finanziato dall' UE, dalla Banca Mondiale e da altre banche internazionali, i cui lavori sono stati concessi all'italiana Terna. Il cavo potrà trasportare fino a 600 MW di energia prodotta in Tunisia da nuove fonti rinnovabili e green (eolico e solare) verso l'Italia.
Qui la retorica del "capitalismo dal volto verde" è al servizio degli interessi del paese dominante, l'Italia, che col sostegno dell'UE investe capitali in Tunisia con l'unico obiettivo reale di produrre e importare l'energia di cui ha bisogno, dal suolo tunisino. E non é finita qui: l'energia tunisina non sarà solo importata in Italia per il fabbisogno italiano ma... "perché no anche verso l'Europa": una parte di questa energia l'Italia ha intenzione di riesportarla verso altri paesi europei che hanno lo stesso problema energetico.
Come un gioco delle tre carte, tale esportazione di capitale italiano iniziale (50 milioni di euro italiani + 850 milioni di euro dell'UE e degli altri finanziatori internazionali), non solo ritorneranno sotto forma di energia a costo praticamente 0 (la Tunisia sarà in debito dell'investimento iniziale da ripagare in natura con gli interessi, le si dirà che l'infrastruttura rimane sul territorio tunisino) ma verrà prodotto un extra profitto rivendendo l'energia di fatto tunisina ai partner europei, su questo Prunas afferma senza pudore "il contributo che potrà dare la Tunisia sarà molto apprezzato" (leggi sostegno politico al regime locale). Il progetto dovrebbe essere operativo nel 2028.
Il secondo accordo riguarda una convenzione finanziaria tra la Cassa Depositi e Prestiti e la Banca Centrale Tunisina per finanziare PME, con crediti a tassi agevolati, per un finanziamento complessivo di 55 milioni di euro.
Anche qui siamo in presenza di un'operazione di prestigio, infatti subito dopo Prunas si spiega meglio e afferma che nel paese sono presenti 950 imprese italiane, che l'Italia contribuisce ad 1/3 degli IDE (Investimenti Diretti Esteri) in Tunisia in svariati settori (meccanica, tessile, automotive, confezionamento alimentare) con l'impiego complessivo di 80.000 lavoratori, e aggiunge con toni propagandistici: "la prosperità della Tunisia è la prosperità dell'Italia, il nostro interesse é che prosperino le 'imprese tunisine' ".
Si noti come in questo passaggio le "imprese italiane" (operanti in Tunisia) siano diventate alla fine della frase "imprese tunisine".
Da cio' si evince come gran parte di tali IDE siano destinati in realtà ad aziende italiane in Tunisia che godono quindi sia del supporto del patrio governo che della legislazione tunisina che garantisce ai padroni stranieri e quindi italiani svariati privilegi economici e fiscali1.
Inoltre la forza lavoro tunisina ben formata professionalmente (il cosiddetto "capitale umano" per usare la terminologia oggi in voga impiegata anche da Prunas) al padrone italiano costa circa 4-5 volte meno in Tunisia che in Italia.
Infine Prunas, all'interno della retorica del regime italiano inerente al cosiddetto Piano Mattei ed al "sostegno dell'immigrazione legale" ha spiegato il piano di formazione di 4.000 lavoratori all'anno per tre anni che saranno impiegati in aziende italiane a cui si aggiungono 2.000 lavoratori edili.
I paesi ad economia capitalisticamente avanzata, ovvero imperialisti, come l'Italia, strutturalmente esportano capitali, i cosiddetti IDE, che permettono la creazione di maggior profitto, e contemporaneamente importano manodopera straniera a basso costo dai paesi oppressi dall'imperialismo, come la Tunisia, per lo stesso fine.
La necessità del capitale di produrre maggior profitto, con il sostegno delle politiche attive dei propri Stati, viene presentata ancora una volta con toni propagandistici come "una risposta al terribile fenomeno dei trafficanti di esseri umani".
In ultima analisi potremmo dire che è la Tunisia, il suo popolo ed i lavoratori tunisini che con le loro risorse e forza lavoro, negli attuali rapporti di forza del sistema economico capitalista mondiale in generale (ed in particolare nei rapporti bilaterali Italia/Tunisia) sostengono l'economia italiana ovvero il capitale italiano e le sue aziende sia in Italia che in Tunisia.
Imperialismo italiano in Tunisia: non solo neocoloniasmo, ma anche riabilitazione dell'espansionismo fascista italiano
Mentre l'intervista volgeva al termine l'ambasciatore ha chiuso in bellezza con due "spot pubblicitari": il primo inerente all'Italia ospite d'onore della Fiera del Libro di Kram (Tunisi) che ha avuto luogo tra il 19 ed il 20 aprile, é stata citata la presenza del ministro Sangiuliano ma intervistato e intervistatore si sono guardati bene dall'accennare che il ministro é stato sonoramente contestato e costretto a lasciare il palco seguito dallo stesso ambasciatore, dal direttore dell'Istituto Italiano di Cultura e dal giornalista di destra e fascistoide Veneziani, da parte di una cinquantina di militanti pro-Palestina al grido di "Italia fascista – Italia sionista"!
La conclusione vera invece è stata segnata dal nazionalismo reazionario più becero ed in linea con l'estrazione moderno fascista dell'attuale governo italiano.
Prunas ha infatti informato gli ascoltatori di aver organizzato una commemorazione dei militari italiani caduti a Takrouna durante la Seconda Guerra Mondiale, definendolo un momento "toccante" e impegnandosi a organizzare il medesimo evento negli anni a venire per ricordare questi "giovani morti per la patria". L'ambasciatore ha pensato bene di cavarsela affermando di non voler entrare nel merito del contesto storico aggiungendo infine che la commemorazione possa essere utile anche "per non ricommettere errori che magari (il beneficio del dubbio sembra essere d'obbligo n.d.a.) abbiamo commesso in passato".
La battaglia di Takrouna del 20 aprile 1943 ha visto contrapporsi l'esercito italiano (fascista) ed in particolare un battaglione dei paracadutisti della Folgore, all'avanzata anglo-americana che una volta liberato il Nord Africa dalle truppe dell'Asse prosegui l'avanzata con lo sbarco in Sicilia.
Tra il 1942 ed il 1943, per un anno e mezzo la Tunisia fu occupata dai nazi-fascisti, in quel periodo furono applicate le leggi razziali contro gli ebrei, che vennero derubati dei propri beni e perseguitati, inutile dire che anche i comunisti, i socialisti e i democratici tunisini, francesi e italiani furono perseguitati e reclusi in campi di concentramento.
E' evidente che a differenza di quanto sostiene l'ambasciatore è proprio il contesto che è fondamentale: i cosiddetti "giovani morti per la patria", insieme al loro battaglione e al loro esercito stavano semplicemente dalla parte sbagliata della Storia.
Commemorare i militari degli eserciti nazi-fascisti significa gettare fango sulla memoria dei milioni delle vittime del nazi-fascismo in generale, ed in particolare su quella dei caduti che scelsero con coscienza di combattere dalla parte giusta ovvero nel campo Antifascista.
Tali commemorazioni e dichiarazioni fanno parte della vergognosa operazione di revisionismo storico portata avanti in Italia negli ultimi 30 anni da parte di esponenti politici e "intellettuali" bipartisan, oggi nel contesto dell'attuale governo Meloni, questo processo sta assumendo un accelerazione marcata.
La nota dell'ambasciata recita in merito alla commemorazione: "L’Amb. Prunas ha partecipato ieri alle celebrazioni dell’81esimo anniversario della battaglia di Takrouna, seguite la sera da un saluto sulla fregata “Carlo Bergamini” in sosta a Tunisi. Commemorati i nostri caduti e riconosciuto con gratitudine il ruolo centrale dei militari italiani per la pace e la sicurezza internazionale".
Lo stesso esercito italiano che ancora oggi si schiera contro i popoli, a partire da quello palestinese, essendo l'Italia a capo della missione navale europea Aspides (missione volta a contrastare l'eroica azione dello Yemen contro Israele) o essendo a capo della missione militare UNIFIL in Libano.
Ecco il filo nero che dall'occupazione militare italiana in Tunisia si ricongiunge con le mire neocoloniali e imperialiste italiane oggi...
1La Legge del 1991 chiamata Codice per l'incitamento degli investimenti che prevede il totale esonero dal pagamento delle tasse per le aziende straniere operanti in regime off-shore per 10 anni, esonero totale di dazi doganali per l'importazione di materie prime e beni strumentali finalizzati alla produzione, diritto ad esportare la totalità dei profitti e molto altro, a cui si aggiunge il sostegno implicito delle autorità nel tollerare irregolarità riguardanti l'effettivo esercizio delle libertà sindacali ecc.
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