mercoledì 20 gennaio 2021

pc 20 gennaio - Morti amianto Breda, il processo a Milano verso la conclusione

PROCESSO D’APPELLO MORTI AMIANTO BREDA

VERSO LA CONCLUSIONE

il 19 gennaio 2021 ultime arringhe degli avvocati presso la Corte d’Appello di Milano (sezione Quinta), sul banco degli imputati manager e dirigenti di Milano che non hanno mai avuto il coraggio di mostrare le loro facce al processo accusati della morte per amianto (mesotelioma) di 12 lavoratori.

In primo grado gli imputati di omicidio colposo erano stati assolti dal giudice dott. Simone Luerti della 9° Sezione Penale del Tribunale di Milano, con la formula “il fatto non sussiste” e per “non aver commesso il fatto”, nonostante le decine di testimonianze di ex lavoratori e ATS (ex ASL)

dimostrassero la massiccia presenza di amianto e il P.M avesse chiesto pene dai 2 ai 4 anni e 11 mesi.

In questo processo d’Appello presso la V Sezione Penale il collegio giudicante è composto da tre giudici, il Presidente Matacchioni, il relatore Arnaldi e dalla giudice Sola.Il Procuratore Generale Nicola Balice nella sua requisitoria ha criticato le motivazioni con cui il giudice di prima grado aveva assolto gli imputati di omicidio colposo ribadendo le richieste di condanna con pene dai 2 ai 4 anni e 11 mesi per gli imputati.

L’amianto ormai è assodato è un pericoloso killer che ha colpito prima gli operai costretti a lavorare in ambienti nocivi con sostanze cancerogene, poi uscendo dalle fabbriche e disperdendosi nell’aria, nell’acqua e nel territorio, anche i cittadini

Negli ultimi mesi la lista dei morti e ammalati continua ad allungarsi, altri lavoratori della Breda sono stati colpiti da tumori causati dall’amianto.

Come affermarono nel 2017 dopo la sentenza che assolveva i manager i famigliari di alcuni lavoratori deceduti, “Siamo pieni di rabbia ma non rassegnati.

Continueremo a lottare nelle fabbriche, nei luoghi di lavoro, nelle piazze, nel territorio e anche nei Tribunali contro una giustizia che offende e umilia le vittime”.

Il nostro Comitato insieme ad altre associazioni è parte civile nel processo e anche se non abbiamo nessuna fiducia nello stato e nella magistratura continueremo a lottare per ottenere giustizia per le vittime i loro famigliari.

Comitato per la Difesa della Salute nei Luoghi di Lavoro nel Territorio


SENZA MEMORIA NON C’E’ FUTURO.

PILLOLE DI STORIA OPERAIA.

Breda, Falck, Ansaldo, Marelli: il muro di gomma delle produzioni nocive.

“C’è una malattia grave, per niente indagata, di cui soffrono e muoiono i lavoratori italiani, il profitto.

La classe operaia, l’abbiamo capito, non andrà in paradiso, ma perché deve andare per forza all’inferno?…

Non si smette di morire a Sesto San Giovanni, dove lavoratori e abitanti si sono ritrovati fianco a fianco su un unico obiettivo: evidenziare le responsabilità dell’ex Breda Fucine per quanto riguarda le morti per amianto. Il mesotelioma ha ucciso finora 44 lavoratori.

E sta varcando i cancelli di una fabbrica che non c’è più. Quest’anno a Sesto si sono già verificate due morti con le stesse cause.

Qui, le fabbriche della morte rimaste aperte grazie al “senso di responsabilità” dei lavoratori, costretti all’eterno ricatto – o la salute o il lavoro – hanno chiuso i battenti.

È rimasta la morte.…

Più che soffrire di gobba “pensionistica” i lavoratori italiani, nei prossimi anni, moriranno di amianto.

E saranno in tanti.

Le stime che circolano sono le più varie.

Medicina Democratica parla di almeno un milione di esposti.

I più accreditati istituti di ricerca europea indicano in 350 mila lavoratori a rischio. I politici italiani si fermano a 100 mila… e Confindustria a 2 mila.

Un ignobile gioco al ribasso che, grazie anche al silenzio della classe medica – come è stato denunciato nel corso del convegno – nessuno riesce a fermare, tanto meno l’INAIL…

Quanto ancora ci sia da fare su questo terreno in termini di battaglia politica lo spiega bene un passaggio di una relazione che negli anni ’80 circolava tra i dirigenti dell’Enichem di Porto Marghera: “La morte di un operaio è fisiologica, si legge a chiare lettere, mentre fermare gli impianti e manutentarli non è utile”.

Il 23 febbraio 2001 all’assemblea del Comitato a SpazioArte, una struttura del Consiglio di Quartiere messa a disposizione dalla Commissione Servizi alla Persona, ci troviamo in tanti.

Circa 300 persone, ex operai della Breda, famigliari dei lavoratori morti, i nostri avvocati, lavoratori dell’Ansaldo e della Falck, delegazioni di altri Comitati che sono sorti a Sesto San Giovanni come il Comitato contro l’Antenna di via Martesana che si batte contro l’elettrosmog, abitanti della città e delegati del Comitato di Lotta del Comune di Milano, che stanno anch’essi lottando contro l’amianto.

Tutti uniti per ribadire che la salute e la vita umana vengono prima di qualsiasi interesse economico.

Presente anche… sorpresa!… il sen. Pizzinato, uno fra i tanti che solo ora si è accorto che anche a Sesto San Giovanni c’era l’amianto, che continua a far strage.

Lasciamo la parola a “Città Nostra”, giornale di Sesto che, sotto il titolo “AMIANTO – Rinvii a giudizio, multe e tanta rabbia: serata a Spazio Arte”, continua: “denuncia il presidente del Comitato operai ex Breda: “… il ricatto era: la salute o il posto di lavoro, vuoi morire fra 20-30 anni o vuoi morire di fame domani.

È evidente che non c’era scelta fra il morire dopo vent’anni o il morire subito di fame. Ma era una scelta questa?”.

Sarà forse per questo che quando Antonio Pizzinato, ex segretario della Cgil e principale fautore della legge sull’amianto n. 257, ha preso la parola, la platea si è scatenata.

A dare il via alla contestazione la vedova di Giambattista Tagarelli, il primo a cercare di bucare il muro di gomma che copre tutta la faccenda amianto nelle fabbriche.

La donna, ad un certo punto dell’intervento di Pizzinato, ha gridato: “Perché lo sta dicendo adesso, signor Pizzinato!

A mio marito gli ha dato del pazzo quando ha iniziato la battaglia del comitato.

La campagna elettorale se la vada a fare da un’altra parte”. Il senatore ha tentato invano una replica”.

All’assemblea Franco Cremasco, Coordinatore della Commissione Servizi alla Persona della circoscrizione 3 Isola del Bosco e delle Corti, esprime ”a tutti i presenti, e in particolare ai familiari degli scomparsi del Comitato della Breda, la propria profonda stima ed il proprio apprezzamento per il generoso e appassionato impegno profuso nel sostenere le cause contro la società Breda di Sesto San Giovanni per l’uso di sostanze rivelatisi cancerogene senza sistemi di protezione in favore del personale addetto alla produzione.

Per questo motivo molti operai della Breda sono deceduti dopo lunghe sofferenze per mesotelioma della pleure e, secondo dati forniti dal Centro Oncologico di Sesto San Giovanni, ancor oggi l’incidenza dei morti per tumore nell’area sestese è purtroppo superiore a quella di altre analoghe aree industrializzate.

La commissione Servizi alla persona, oltre a confermare che manterrà sempre viva la sua attenzione su questo problema, prende atto dei positivi risultati giudiziari sinora raggiunti, dopo lunghi anni di attesa, e ringrazia il Comitato della Breda per l’ampia opera di sensibilizzazione rivolta verso le forze politiche e sociali, auspicando che queste provvedano ad alzare il livello di attenzione verso tali problemi, che investono l’intera comunità cittadina”.

Il 5 marzo 2001, dopo averci osteggiato e ignorato per anni, anche il Comune di Sesto San Giovanni… cambia posizione.

Rispondendo a una interrogazione in Consiglio Comunale del consigliere Orazio La Corte (dei Verdi), il vice sindaco Angelo Gerosa (di Rifondazione Comunista) comunica la decisione dell’Amministrazione di costituirsi parte civile nel processo che si aprirà.

Per il vice sindaco si tratta di “… una decisione politica che vuole avere il significato di esprimere la nostra solidarietà ai lavoratori ed ai familiari degli operai ammalati o deceduti e di estendere il tema della tutela della salute pubblica ai cittadini sestesi”.

Anche se in ritardo… e in periodo elettorale… questa decisione non può che rallegrarci.

Il Comune, fino a quel momento latitante sui problemi della salute, forse cominciava a interessarsi davvero!

La lotta era servita anche a far cambiare posizione ai politici… di qualsiasi colore!

Intanto fra alti e bassi continuava il nostro rapporto con l’ASL di Sesto San Giovanni.

Il 30 novembre 2001 consegnammo un’altra lista con i nominativi di 20 lavoratori deceduti per tumore polmonare di cui eravamo venuti a conoscenza tramite segnalazione dei congiunti o di ex compagni di lavoro.

Di questi, 16 erano della Breda Fucine, 2 della Breda/Ansaldo, morti per mesotelioma pleurico a 50 anni nel 2000, 1 della Ercole Marelli deceduto nel 2001 sempre per mesotelioma e, da ultimo, anche il nominativo di un abitante della città che non aveva mai lavorato in fabbrica e morto a 49 anni, anche lui di mesotelioma.

Dal libro: “Operai, carne da macello – LA LOTTA CONTRO L’AMIANTO A SESTO S. GIOVANNI”.

17 gennaio,

Comitato per la Difesa della Salute nei Luoghi di Lavoro e nel Territorio

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