Sono state necessarie dodici ore di Camera di consiglio per arrivare alla sentenza che ha chiuso il processo d’appello bis per gli scontri del 27 giugno e 3 luglio 2011 in Val di Susa tra le forze dell’ordine e il movimento No Tav. Condanne praticamente dimezzate, nessuna sopra i due anni. Attenuanti generiche concesse con generosità, revocate la maggior parte delle statuizioni civili, importanti assoluzioni per prescrizione.....
 32 imputati in questo processo, affrontato per la quarta volta nel 2020 poiché dopo il primo e il secondo grado, la Cassazione aveva annullato e rimandato tutto alla Corte d’appello per la ridefinizione delle pene. Alla vigilia di questa lunga giornata sembrava che la sentenza fosse a portata di mano e che i giudici dovessero svolgere solo più gli ultimi calcoli. Invece l'attesa è stata interminabile, rinviata ora dopo ora la convocazione in aula. Segno che le indicazioni dei giudici romani non erano di procedere solo con piccole correzioni ma di ridimensionare fortemente la gravità del giudizio, utilizzando quanto più possibile le attenuanti e valutando, in particolare nei capi di imputazione per le lesioni, le singole condotte piuttosto che la manifestazione di protesta in quanto tale.

Il processo per i disordini che seguirono lo sgombero del presidio della Maddalena nel 2011, era iniziato con 53 imputati accusati di reati che andavano da lesioni a resistenza, a devastazione. I due episodi in assoluto restano dopo dieci anni i più eclatanti della protesta No Tav in Valle. Le forze dell'ordine fecero irruzione alla Maddalena per sgomberare il presidio degli antagonisti e la reazione fu durissima tanto che furono centinaia i feriti tra agenti e manifestanti, che si fronteggiarono per ore lanciando lacrimogeni da una parte e pietre e bombe carta dal’altra.

Sia in primo grado che in appello le sentenze erano state molto severe anche se già parzialmente riviste al ribasso, ma la Cassazione, rimandando tutto il processo in appello, ha chiesto di ricalcolarle nuovamente come conseguenza dell’eventuale applicazione di esimenti o attenuanti. Uno dei temi dibattuti nella rivalutazione delle prove acquisite, per esempio, è stata se i manifestanti avessero attaccato per rispondere a un lancio di lacrimogeni indiscriminato da parte delle forze dell’ordine o se invece avessero dato l'assalto per primi al cantiere del supertreno.

 "Le pene sono state in alcuni casi dimezzate, tutte ridotte, e non per effetto della prescrizione ma per molteplici assoluzioni nel merito. Credo che questo sia anche fondamentale nel ripristinare una correttezza di giudizio, una laicità di giudizio anche nelle questioni No Tav". Ha commentato uno dei legali degli attivisti No Tav, Gianluca Vitale. "Non ha retto l'impianto accusatorio nella misura in cui faceva un pò un minestrone, dicendo tutti sono responsabili di tutto, questo era stato smentito dalla Cassazione". Frediano Sanneris, l'avvocato che ha ottenuto tra gli sconti di pena più significativi per il suo assistito, Fabrizio Maniero: "E' una sentenza giusta - ha detto - che riporta ragionevolezza nella valutazione dei fatti e restituisce un'immagine corretta di quelle manifestazioni".
Condanne persecutorie e pregiudiziali per i compagni come l'exprigioniero politico BR Paolo Maurizio Ferrari, uno dei  leader del centro sociale Askatasuna Giorgio Rossetto, due compagni torinesi che si sono uniti in Siria alle milizie in lotta contro l'isis, Jacopo Bindi  Fabrizio Maniero.