Razzismo e genocidio dei migranti
Fermare il nuovo olocausto alle porte dell’Europa
LA ONG “Mediterranea” invita alla mobilitazione: «Fino a sabato riempiamo le strade e le piazze per affermare il nostro dissenso» ed Oxfam ha già chiesto di di bloccare il memorandum: «L’accordo non è mai stato ratificato dal parlamento, contrariamente a quanto previsto in Costituzione. Nei centri di detenzione sono rinchiuse oltre 4.500 persone. In quelli non ufficiali, gestiti da criminali, ne sono stimati a decine di migliaia. I governi italiani hanno continuato a finanziare i libici per un costo di oltre 150milioni di euro dal 2017 al 2019».
Fra
pochi giorni, assai probabilmente, si rinnoveranno “tacitamente” gli
accordi italo- libici del 2017, voluti e firmati da Unione Europea,
Gentiloni e Minniti, che sancirono la complicità italiana con le torture
ed i lager libici e di cui si hanno, da tempo, inconfutabili evidenze e
prove.
E a poco vale la sceneggiata da parte di Al Serraj della presunta inchiesta avviata dal suo
governo contro Bijia, ovvero, l’amministratore unico della rete che tiene insieme guardia costiera, traffico di esseri umani e lager libici di cui venne documentata da parte di Avvenire la sua presenza in Italia negli incontri preliminari all’accordo italo-libico del 2017.
Intanto lo stesso Serraj ha emanato un decreto che prevede: «Salvataggi solo su autorizzazione della guardia costiera». Secondo il decreto pubblicato il 15 settembre dal Consiglio presidenziale del governo di accordo nazionale libico, le organizzazioni non governative che intendono svolgere attività di Ricerca e soccorso nelle acque libiche devono chiedere l’autorizzazione a Tripoli e rispettarne le norme: le navi che non lo fanno saranno sequestrate.
Le ONG sono tenute a «fornire tutte le informazioni necessarie, anche tecniche, al Centro di coordinamento libico per il salvataggio»; a non bloccare le operazioni della Guardia costiera locale e a «lasciarle la precedenza d’intervento»; a informare preventivamente il Centro di coordinamento libico di iniziative autonome, anche se urgenti. I naufraghi salvati dalle ONG «non vengono rimandati in Libia tranne in casi eccezionali». Il personale libico «è autorizzato a salire a bordo per tutto il tempo valutato necessario, per motivi legali e di sicurezza». Le ONG s’impegnano a «non mandare nessuna comunicazione o segnale per facilitare l’arrivo d’imbarcazioni clandestine».
Di ciò si è avuta notizia solo grazie all’Ufficio immigrazione dell’Arci, che ha definito il decreto una sorta di «codice Minniti libico» perché ricalca pari pari quello dell’ex ministro Marco Minniti.
Intanto una conferma a quanto sostenuto dall’Arci è arrivata da Mohamed Sakr, funzionario della Guardia costiera di Tripoli: «Non abbiamo ricevuto dal ministro dell’Interno del Governo di accordo nazionale alcun mandato di cattura per Bija», ovvero, quell’Abd al Rahman al Milad accusato di violenza e traffico di esseri umani ed ancora direttore in carica della Guardia costiera libica.
Insomma, ad Est la UE paga lautamente Erdogan perché trasferisca i profughi siriani nell’ex Rojava – dal quale sta cacciando il popolo Curdo a suon di bombe vendutegli da fabbriche europee ed italiane con il placet della NATO- obbligandoli, sotto la minaccia di essere torturati o uccisi, a sottoscrivere un’ “autodichiarazione di volontà a voler tornare in Siria”.
A sud la UE paga altrettanto lautamente il capomafia Bijia ed Al Serraji perché impediscano i soccorsi nel loro tratto di mare e trattengano i profughi africani nei lager in cui vengono torturati, stuprati e tenuti come ostaggio per estorcere alle povere famiglie di provenienza qualche centinaia di dollari o euro.
E a poco vale la sceneggiata da parte di Al Serraj della presunta inchiesta avviata dal suo
governo contro Bijia, ovvero, l’amministratore unico della rete che tiene insieme guardia costiera, traffico di esseri umani e lager libici di cui venne documentata da parte di Avvenire la sua presenza in Italia negli incontri preliminari all’accordo italo-libico del 2017.
Intanto lo stesso Serraj ha emanato un decreto che prevede: «Salvataggi solo su autorizzazione della guardia costiera». Secondo il decreto pubblicato il 15 settembre dal Consiglio presidenziale del governo di accordo nazionale libico, le organizzazioni non governative che intendono svolgere attività di Ricerca e soccorso nelle acque libiche devono chiedere l’autorizzazione a Tripoli e rispettarne le norme: le navi che non lo fanno saranno sequestrate.
Le ONG sono tenute a «fornire tutte le informazioni necessarie, anche tecniche, al Centro di coordinamento libico per il salvataggio»; a non bloccare le operazioni della Guardia costiera locale e a «lasciarle la precedenza d’intervento»; a informare preventivamente il Centro di coordinamento libico di iniziative autonome, anche se urgenti. I naufraghi salvati dalle ONG «non vengono rimandati in Libia tranne in casi eccezionali». Il personale libico «è autorizzato a salire a bordo per tutto il tempo valutato necessario, per motivi legali e di sicurezza». Le ONG s’impegnano a «non mandare nessuna comunicazione o segnale per facilitare l’arrivo d’imbarcazioni clandestine».
Di ciò si è avuta notizia solo grazie all’Ufficio immigrazione dell’Arci, che ha definito il decreto una sorta di «codice Minniti libico» perché ricalca pari pari quello dell’ex ministro Marco Minniti.
Intanto una conferma a quanto sostenuto dall’Arci è arrivata da Mohamed Sakr, funzionario della Guardia costiera di Tripoli: «Non abbiamo ricevuto dal ministro dell’Interno del Governo di accordo nazionale alcun mandato di cattura per Bija», ovvero, quell’Abd al Rahman al Milad accusato di violenza e traffico di esseri umani ed ancora direttore in carica della Guardia costiera libica.
Insomma, ad Est la UE paga lautamente Erdogan perché trasferisca i profughi siriani nell’ex Rojava – dal quale sta cacciando il popolo Curdo a suon di bombe vendutegli da fabbriche europee ed italiane con il placet della NATO- obbligandoli, sotto la minaccia di essere torturati o uccisi, a sottoscrivere un’ “autodichiarazione di volontà a voler tornare in Siria”.
A sud la UE paga altrettanto lautamente il capomafia Bijia ed Al Serraji perché impediscano i soccorsi nel loro tratto di mare e trattengano i profughi africani nei lager in cui vengono torturati, stuprati e tenuti come ostaggio per estorcere alle povere famiglie di provenienza qualche centinaia di dollari o euro.
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