Quello che è iniziato come un atto di
disobbedienza civile degli studenti contro l’aumento dei biglietti
della metropolitana di Santiago ora si è esteso fuori dalla capitale
cilena. Con un’improvvisa rivolta contro l’austerità e la
persistente diseguaglianza economica, la proposta di un aumento delle
tariffe (per una cifra equivalente a 2 centesimi di euro) è stata
semplicemente sale versato su una ferita aperta per i poveri e i
lavoratori del Cile. Quando sono state disperse con la forza dalla
polizia nazionale, le proteste pacifiche, sono diventate violente. Il
governo, guidato da un miliardario di destra, il presidente Sebastián
Piñera, ha risposto decretando lo stato d’emergenza e chiedendo
all’esercito di sedare le proteste, dichiarando che lo Stato era
“in guerra”.
Mentre l’esercito metteva in atto azioni brutali nei confronti di
civili che non si vedevano più dai tempi della dittatura, terminata
all’inizio degli anni ’90, è importante evidenziare i legami
internazionali di tale brutalità. Dovrebbe essere particolarmente
messo in rilievo il sostegno militare in termini di tecniche e di
risorse dello Stato di Israele al Cile nel passato e nel presente.
Durante il regime di Augusto Pinochet, appoggiato dagli USA, il Cile
ha assistito all’incarcerazione, all’uccisione o alla sparizione
di decine di migliaia di oppositori politici. Durante quegli anni,
Israele e il Cile hanno avuto un
rapporto di collaborazione, in quanto Israele era uno dei principali fornitori di armamenti alla giunta militare. Il periodo oscuro del governo di Pinochet ha significativi rapporti con il presente. Il presidente Piñera, che ha nominato nel suo governo personaggi che hanno fatto commenti a favore di Pinochet, ha anche lavorato per perfezionare leggi cosiddette “antiterrorismo” dell’epoca della giunta.
rapporto di collaborazione, in quanto Israele era uno dei principali fornitori di armamenti alla giunta militare. Il periodo oscuro del governo di Pinochet ha significativi rapporti con il presente. Il presidente Piñera, che ha nominato nel suo governo personaggi che hanno fatto commenti a favore di Pinochet, ha anche lavorato per perfezionare leggi cosiddette “antiterrorismo” dell’epoca della giunta.
Queste leggi hanno a loro volta aumentato la sorveglianza e
l’oppressione dei mapuche [principale popolazione indigena del
Cile, ndtr.] e dei gruppi di sinistra. Oggi le forze armate di Cile e
Israele non tentano neppure di nascondere la loro alleanza, citando
sul sito web dell’ambasciata cilena in Israele l’intenzione di
“incrementare i legami con…Israele per rendere possibile lo
scambio di competenze, addestramento ed esperienze.”
Nel 2018,
durante la visita di quell’anno in Cile del generale israeliano
Yaacov Barak, Cile e Israele hanno firmato un accordo in cui si parla
di promuovere ulteriore “cooperazione nella formazione,
nell’addestramento e nella dottrina militare” Mentre in entrambi
i Paesi questa alleanza notoriamente favorisce il potere
dell’esercito, quelli che ne risentono in modo più negativo sono
la classe operaia e i popoli indigeni delle due regioni. In Israele i
palestinesi sono sottoposti a un sistema di occupazione e di
apartheid, e in Cile i lavoratori e i gruppi indigeni, come i
mapuche, hanno vissuto per secoli l’oppressione su base coloniale.
Negli ultimi anni l’Israeli Defence Force [Forza di Difesa
Israeliana, l’esercito israeliano, ndtr.] (IDF) pare abbia
utilizzato la prassi di rendere invalidi i manifestanti palestinesi
invece di colpirli mortalmente. Ormai da più di un anno civili
palestinesi manifestano nei pressi del muro di Gaza per protestare
contro l’occupazione israeliana e l’IDF ha sparato a circa il 60%
di questi 10.511 civili agli arti inferiori, con più del 90% delle
vittime provocate da proiettili veri. Durante la settimana scorsa
questo metodo israeliano è stato utilizzato contro civili cileni in
varie occasioni su cui si hanno informazioni. Una donna è stata
colpita a una coscia e si troverebbe in condizioni critiche a causa
della perdita di sangue. In un’altra circostanza un giovane di 23
anni è stato colpito a una gamba prima che un veicolo militare lo
schiacciasse uccidendolo. Queste tecniche simili non sono casuali e
sono considerate a livello internazionale parte di quello che gruppi
di attivisti come “Jewish Voice for Peace” [gruppo di ebrei
statunitensi antisionisti, ndtr.] hanno denominato “lo scambio
mortale”. Negli Stati Uniti la polizia municipale, agenti dell’ICE
[Immigration and Costumer Enforcement, la polizia USA
anti-immigrazione, ndtr.] e altri funzionari della sicurezza fanno
addestramento insieme all’IDF, condividendo metodi e armamenti che
possono incoraggiare l’identificazione in base alla razza, le
uccisioni extragiudiziarie e un crescente controllo contro i gruppi
più emarginati di entrambi i Paesi. Emilio Dabed, un avvocato
cileno-palestinese, aveva già delineato i collegamenti, scrivendo:
“In entrambi i casi i palestinesi e la popolazione indigena del
Cile vivono in una condizione di eccezione imposta loro dai
colonizzatori e in base alla quale il popolo colonizzato è (visto
come) né titolare di diritti di cittadinanza né soggetto politico,
ma piuttosto come una minaccia – corpi da governare con una
violenza normata nelle leggi.”
Le armi israeliane, che hanno mantenuto al potere
Pinochet con la forza, sono state usate in modo sproporzionato contro
i mapuche, che hanno appoggiato i tentativi della sinistra, come
l’elezione del socialista Salvador Allende nel 1970. Oggi molti
indigeni partecipano alle manifestazioni e costituiscono molte delle
vittime provocate dall’esercito. Fuori dal Cile e da Israele è
importante denunciare la collaborazione militare che perpetua
l’oppressione di popolazioni indigene emarginate. Questi legami tra
l’IDF e le forze armate di altri Paesi dovrebbero essere indagati e
messi in discussione. Un’ulteriore militarizzazione delle comunità
non produce la pace, ma ulteriore brutalità e ingiustizia – ed è
tempo di parlare del perché ignoriamo questo fatto.
* da The Indipendent del 26 ottobre 2019
(traduzione dall’inglese di Amedeo Rossi)
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