Nadia Lioce ‘murata viva’ al 41 bis per ‘ragion di Stato'
La pronuncia della Corte Costituzionale che fa cadere il divieto assoluto per gli “ergastolani ostativi”
di accedere a permessi premio “è sicuramente positiva perché consente a
persone ‘sepolte vive’, spesso da oltre trenta anni, di poter
ricominciare a pensare ad un futuro fuori dalle mura di un carcere,
persone a cui finora è stata negata ogni possibilità”.
A dirlo all’Adnkronos l’avvocato Caterina Calia, difensore insieme all’avvocato Carla Serra di Nadia Desdemona Lioce,
la brigatista condannata per gli omicidi dei giuslavoristi Massimo
D’Antona e Marco Biagi e del sovrintendente della Polizia Emanuele
Petri, che sta scontando l’ergastolo in regime di 41 bis.
Per
Lioce, spiega il suo difensore, “oggi non è di primaria importanza la
questione dei permessi premio, che non credo richiederebbe, quanto
invece le condizioni estreme di detenzione in cui si trova“.
“Il
regime del 41 bis cui è sottoposta da 15 anni – dice – rappresenta la
negazione dei diritti primari di ogni persona detenuta. Nel suo caso,
così come per gli altri prigionieri politici, tale regime viene
applicato nonostante manchi il presupposto principale individuato dalla
norma, ovvero la possibilità di contatti con l’organizzazione di
appartenenza, che non dà segni di vitalità da almeno 17 anni fa. L’unica ragione per cui è ‘murata viva’ è la ‘ragion di stato’ che individua in lei e negli altri prigionieri politici i nemici interni assoluti“.
“Aldilà
del fatto che in questo momento la pronuncia della Corte Costituzionale
non ha alcuna diretta ricaduta sulla situazione detentiva della Lioce –
conclude l’avvocato Serra -, va sottolineata la positività e
l’importanza della stessa in quanto finalmente pone un limite alle
preclusioni e agli automatismi di legge, rimettendo al centro le persone
e il ruolo valutativo dei magistrati di sorveglianza che potranno
decidere caso per caso se ci sono le condizioni di accesso ai
benefici, anche per quei detenuti che finora ne erano esclusi sulla base
del solo titolo di reato“.
Assunta Cassiano
da Osservatoriorepressione.info
Nessun commento:
Posta un commento